Felice Fugazza (1922 – 2007) – prima parte

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Nei precedenti articoli abbiamo messo in evidenza come negli anni Trenta e soprattutto Quaranta del secolo scorso, si siano gettate le basi della letteratura fisarmonicistica italiana e non solo, grazie ad autori quali Luigi Oreste Anzaghi, Gorni Kramer, Bio Boccosi e Adamo Volpi. Gianfelice FugazzaAbbiamo anche appurato come il 1948 sia stato un anno importante nel quale, questi ed altri musicisti, pubblicarono opere significative rimaste poi nel repertorio dello strumento. Proprio in quel periodo cruciale un altro musicista, il 26enne GianFelice Fugazza, pubblica per le edizioni Farfisa di Ancona un Preludio e Fuga che già alcuni anni prima aveva presentato ed eseguito in Vaticano davanti al Pontefice Pio XII.

Allora nessuno poteva immaginare che questo giovane musicista pavese, distinto e riservato, potesse divenire uno dei più importanti e influenti didatti e operatori musicali italiani e che, in particolare nell’ambito fisarmonicistico, fosse destinato a lasciare delle tracce profonde e durature.

Ripercorriamo brevemente le tappe principali dell’intensa carriera artistica e professionale di questo poliedrico musicista, che ebbi la fortuna di conoscere durante gli ultimi anni della sua vita, indagando anche su come fosse sbocciato il suo feeling con lo strumento…

 

– GLI ANNI QUARANTA

All’inizio del decennio, in pieno conflitto mondiale, come ricordò lo stesso musicista «occorreva un mezzo portatile per tenersi un poco allegri con gli amici nelle gite in campagna». Quando era vicino ai diplomi di pianoforte, organo a canne, polifonia vocale, Fugazza si avvicinò alla fisarmonica come “autodidatta”. Scrisse lo stesso musicista: «Ho imparato la fisarmonica per una scommessa con i miei compagni di scuola, senza minimamente pensare di farne oggetto di un serio studio»[1]. In quegli anni la nota ditta Dallapè di Stradella, gli chiese di collaborare alla ideazione e realizzazione di una fisarmonica speciale, ovvero un modello “liturgico” destinato anche a sostituire i piccoli organi nelle chiese danneggiate dagli eventi bellici e ad accompagnare le cerimonie religiose al campo. Lo strumento[2] nel 1943 fu presentato e donato all’allora Papa Pio XII, in presenza del quale Fugazza eseguì un breve concerto costituito da sue trascrizioni – tra gli autori Frescobaldi e Bach[3] – e dal Preludio e Fuga di cui sopra. Si trattò con ogni probabilità del primo concerto ufficiale di “fisarmonica classica” eseguito in Italia, dopo le pionieristiche esperienze di Giovanni Gagliardi (1882-1964).

GianFelice FugazzaNegli anni del dopoguerra la gente voleva divertirsi e dimenticare sofferenze, pene e tragedie; conseguentemente vi fu una grande richiesta di “musica leggera”. Il giovane Fugazza, sempre aperto ai vari generi e stili musicali, formò allora un complessino di quattro strumenti nel quale operò come arrangiatore, pianista e strumentista degli strumenti all’epoca più in voga, o comunque emergenti: organo Hammond, vibrafono e, naturalmente, fisarmonica.

Già da questi primi dati emerge dunque chiaramente l’apertura mentale e la poliedricità del musicista. In quel periodo la fisarmonica stava entrando di fatto in tutte le case, ma il relativo repertorio era piuttosto limitato; si suonavano essenzialmente ballabili, canzoni e trascrizioni di brani “classico-leggeri” oppure operistici.

Fu allora che il musicista – dopo l’esperienza con la “fisarmonica liturgica” – pensò di predisporre qualche brano “originale” utile a stimolare l’interesse dei fisarmonicisti per una musica, magari un po’ più impegnata, pensata per le caratteristiche tecnico-foniche dello strumento. In questo proposito, Fugazza fu a sua volta incentivato e coadiuvato da un’altra importante azienda produttrice, la Farfisa di Ancona, la quale stava attuando una politica volta sia al perfezionamento tecnico, sia al “miglioramento” artistico e d’immagine dello strumento[4]. Così nel 1948 proprio la neonata casa editrice Farfisa pubblicò il primo brano ufficiale per fisarmonica di Fugazza: il Preludio e fuga, composizione di stampo accademico, ispirata alla scrittura in stile organistico; infatti ricordiamo che l’autore era essenzialmente un organista.

 

– GLI ANNI CINQUANTA

Il decennio successivo rappresenta il periodo di massimo impegno e coinvolgimento di Fugazza verso la fisarmonica. In effetti gli anni ’50 sono molto positivi per il mondo fisarmonicistico italiano e non solo; lo strumento gode ovunque di grande popolarità, le vendite, in particolare le esportazioni, raggiungono picchi notevoli[5]; nascono o si potenziano scuole ed organizzazioni didattiche legate allo strumento, si sviluppa la prima “letteratura originale” italiana dedicata, si producono anche in Italia i primi dischi.

In questo contesto generale Fugazza sarà in prima linea su più fronti. Nel settore editoriale realizza una serie di opere considerevoli, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, pubblicate da varie case editrici: Carisch, Ricordi, Sonzogno, Accordo, R.R.R. (Radio Record Ricordi), M.A.P. e principalmente la già citata Farfisa (che poi diventerà Bèrben).

Nella letteratura didattica, importante la sua collaborazione con altri due notevoli musicisti operanti nell’area milanese: Emilio Cambieri e Vittorio Melocchi. Il “trio” – di cui Fugazza sarà un po’ il coordinatore ed “ispiratore” – in pochi anni produce opere ancora oggi largamente usate da molte scuole, italiane ed estere. Ricordiamo il noto Metodo per fisarmonica in due volumi e la Tecnica moderna del fisarmonicista; le raccolte di trascrizioni Composizioni scelte di Johann Sebastian Bach e 35 studi di Carl Czerny (dalle op. 599, 636, e 849), oltre ai testi: Appunti di Teoria e Solfeggi parlati. Fugazza dedicò un’attenzione particolare anche all’infanzia – ben consapevole che una vera pedagogia musicale deve iniziare proprio in tenera età – pubblicando significativi lavori come Il piccolo fisarmonicista, forse il primo metodo per bambini pubblicato in Europa, ed alcune fortunate raccolte di brani per i primi corsi – Farfisino si diverte, I successi di Farfisino, Sette note al vento – veri gioielli, in genere di “musica descrittiva”, ispirati a questa specifica “utenza”.

Come compositore, al di fuori della didattica, le opere di Fugazza rivelano l’ecletticità di fondo dell’autore, dovuta anche ai vari interessi e alle molteplici esperienze già effettuate; ecletticità che ben si legò alla versatilità propria di uno strumento che, proprio in quel periodo, stava maturando lentamente, alla ricerca di proprie “identità”. Sinteticamente le sue composizioni si potrebbero dividere in due filoni principali: da un lato le forme “classiche” e/o “libere”, dall’altro le forme di danza o di musica ritmica.

Ad ogni modo si tratta sempre di brani caratterizzati da un sorvegliato equilibrio formale, da interessanti condotte melodiche mai banali, oltre che da procedimenti armonici, spesso di gusto moderno, a tratti anche raffinato.

Le opere più significative pubblicate in questo periodo, in ordine cronologico, sono: Danza di fantasmi, pezzo descrittivo, con una scrittura fisarmonicistica piuttosto “innovativa” per l’epoca: Mosaico espaňol, noto brano caratteristico; Sonatina, in tre tempi, forse la composizione più rappresentativa di Fugazza, inserita nei programmi ministeriali dei Conservatori italiani e di vari altri Paesi; Cartoni animati e Danza di gnomi, altri due brani caratteristici e umoristici; Atlante musicale, raccolta di “sei tempi di danza”, di diversa estrazione etnica, che costituisce un esempio di raffinata e stilizzata scrittura fisarmonicistica anche nel settore tradizionale della musica ballabile o della cosiddetta “musica d’uso”; Introduzione e fuga (1959), che può essere considerato il primo brano per fisarmonica scritto (in Italia) nel linguaggio “dodecafonico”, o comunque seriale, con inoltre l’innovativo impiego dei “bassi sciolti” al manuale sinistro.

Fugazza e BoglioloUn altro ambito nel quale Fugazza si impegnò attivamente, con maestria, fu quello delle trascrizioni e adattamenti da altri strumenti e organici; oltre a “riduzioni facilitate”, a scopo didattico, lavorò anche su brani piuttosto impegnativi che potessero valorizzare le caratteristiche dello strumento; tra i titoli più rappresentativi ricordiamo brevemente Corale in strofe variate di Guido Farina, Rapsodia in blu di George Gershwin, Danza esotica e Le maschere di Pietro Mascagni, Danza delle sciabole di Aram Kaciaturian.

Fin qui abbiamo trattato di “fisarmonica sola”, ma Fugazza – conscio dell’importanza della “musica d’insieme” – si impegnò anche in questo settore, pubblicando numerose trascrizioni e adattamenti per complessi di fisarmoniche – in genere partiture a quattro parti – e componendo due brani: Aurora, una marcia per tre fisarmoniche e l’efficace Scherzo per quattro fisarmoniche.

Negli anni ’50 il musicista fu molto attivo anche come insegnante: fu il primo docente di fisarmonica al “Civico Istituto Musicale” di Pavia, dove nel 1954 stilò quello che può essere considerato il primo vero programma didattico italiano per fisarmonica “classica”, il quale – riletto oggi, con attenzione – mostra vari punti interessanti rivelando, oltre che la competenza tecnica, anche l’intuizione e la lungimiranza didattica del musicista. Tra i suoi ex-allievi ricordiamo Giacomo Bogliolo e Alex Menakian.

Nel 1956 inizia ufficialmente la collaborazione, come consulente-tecnico, con la casa produttrice Farfisa e proprio in seno a quella che allora era una delle aziende leader a livello internazionale, si sviluppa in quel periodo il C.D.F. (Centro Didattico Farfisa) nel quale Fugazza sarà un autorevole componente del primo Consiglio Direttivo[6].

Sono quelli gli anni in cui il musicista, parallelamente, si interessa sempre più anche di strumenti elettronici e di elettronica musicale, settore che poi lo occuperà pressoché integralmente per la seconda parte della sua carriera professionale.

Intanto la fama e la considerazione di Fugazza, specialmente nel mondo fisarmonicistico crescevano di anno in anno. Nel 1958 viene nominato “Professore onorario” al Conservatorio di Musica di San Paolo, in Brasile. Successivamente, nel 1959, arriva la grande occasione, che poi purtroppo svanirà: il Conservatorio di Roma, dopo varie “pressioni” del movimento fisarmonicistico, indice un concorso per la nomina del docente incaricato dell’istituendo “corso sperimentale di Fisarmonica”. Fugazza partecipò risultando primo in graduatoria … ma il corso per “intrallazzi burocratici”, gelosie e litigi fra candidati ed altri motivi mai ben palesati non venne più istituito. Fu sicuramente un danno considerevole per l’intero mondo fisarmonicistico italiano, considerando che, all’epoca, diverse altre nazioni avevano già inserito lo strumento in Conservatori e Università. Un fatto che, in qualche modo, rallentò lo sviluppo didattico-artistico dello strumento nel nostro Paese; forse i tempi non erano maturi[7]. Sempre nel 1959, a coronamento di una notevole e composita attività, gli viene consegnato a Pavia il prestigioso Oscar mondiale della fisarmonica, per i suoi cospicui meriti di didatta e compositore.

 

BIBLIOGRAFIA/SITOGRAFIA ESSENZIALE

Boccosi Bio – Pancioni Attilio, La fisarmonica italiana, Ancona, Farfisa, 1963-64;

Melocchi Vittorio, Le composizioni per fisarmonica di Felice Fugazza, in periodico “Fisarmonica”, Ancona, Farfisa, 1963;

Mugnoz Alessandro, Ricordo di GianFelice Fugazza, articolo nei periodici Fisarmoniae, Osimo (AN), Brillarelli, 2007 e in Strumenti&Musica, Spoleto (PG), ArsSpoletium, 2007;

Strologo Sandro, a cura di, Gian Felice Fugazza. Il musicista poliedrico, Recoaro Terme (VI), P.A., 2017;

Jercog Aleksi, La fisarmonica. Organologia e Letteratura, Caselle di Altivole (Treviso), Physa, 1997.

Jercog Aleksi, Super VI Scandalli. Una fisarmonica nella storia, Caselle di Altivole (Treviso), Physa, 2004.

 

[1]Cfr. Sandro Strologo, a cura di, Gian Felice Fugazza. Il musicista poliedrico, P. A. 2017.
[2]Un esemplare di questo particolare strumento (dotato di 43 tasti a destra e 140 bassi) è oggi conservato presso il “Museo della fisarmonica” di Stradella.
[3]Di Johann Sebastian Bach fu eseguita anche la celebre Toccata e fuga in re min., il cui adattamento per fisarmonica probabilmente è da considerare il primo in assoluto, almeno in Italia.
[4]Con la collaborazione di musicisti come Bio Boccosi e il giovane virtuoso fisarmonicista Gervasio Marcosignori.
[5]Nel 1956 furono esportati, dall’Italia, 187.836 strumenti! (v. La fisarmonica italiana, Boccosi – Pancioni, edizioni Farfisa, Ancona, 1964).
[6]Il C.D.F.(successivamente divenuto C.D.M.I., aprendosi ad altri strumenti) nacque con lo scopo di aggregare e uniformare le varie scuole di fisarmonica – attraverso un unico e qualificato programma didattico – e promuovendo l’immagine dello strumento.
[7]Fatto sta che si dovette aspettare il 1983, quando finalmente venne istituita la prima cattedra speciale “ad ausilio didattico”, questa volta presso il Conservatorio di Pesaro (primo docente: Sergio Scappini).