Francesco Puglisi: il confronto costante per crescere umanamente e musicalmente

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Francesco PuglisiFrancesco Puglisi è una giovane promessa della fisarmonica. Grazie al suo fulgido e indiscutibile talento ha già mietuto numerosi successi e ottenuto una sfilza di riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. Attraverso questa intervista parla di sé sotto il profilo umano e professionale.

Il profondo amore per la fisarmonica lo devi soprattutto a tuo padre, che ripara e costruisce questo strumento nel suo laboratorio di Enna. Tutto è partito da lì. Com’è nato questo progetto di tuo papà?

«Credo che in questo caso si possa parlare, non a sproposito, di passione tramandata da padre in figlio. Mio papà iniziò a suonare la fisarmonica quasi per caso, nel 1978, quando mio nonno ne comprò una con l’intento di cominciare a suonarla. Da lì mio padre non solo imparò a suonare lo strumento, ma a causa dei primi problemi tecnici come la nota che si incantava o il pistoncino dei bassi che non risaliva, iniziò a cimentarsi anche nella riparazione, innanzitutto della sua fisarmonica. Questo sia per il fascino dello strumento, sia grazie al fatto di aver conosciuto a Castelfidardo degli artigiani dell’accordion che, anno dopo anno, gli hanno permesso di acquisire le tecniche di quello che oggi è diventato il suo mestiere: riparare e costruire strumenti a mantice. Così, nel 2000, nacque a Enna “Fisarmomy”, un’azienda di riparazione e costruzione di fisarmoniche che ha permesso a mio padre di riuscire a fare della sua passione un vero e proprio progetto di vita».

Anche tramite l’orchestra della scuola media “Giovanni Pascoli” di Enna, ormai molti anni fa, hai vissuto un’esperienza particolarmente significativa in Marocco, ossia una manifestazione di solidarietà in rappresentanza della Regione Sicilia. Quali sono i ricordi più preziosi legati a questo evento?

«Innanzitutto ci terrei a precisare che le esperienze vissute con l’orchestra della scuola media “Giovanni Pascoli” di Enna non sono rimaste relegate solo nell’ambito prettamente scolastico. Ne è esempio quella in Marocco con l’orchestra “Caleidoscopio”, un progetto esterno alla scuola nato con l’intento di continuare l’attività orchestrale tra giovani musicisti. Personalmente ricordo il senso di responsabilità con cui ho vissuto questa esperienza musicale in Africa, in quanto fisarmonicista solista nel contesto della formazione orchestrale. Inoltre, ricordo come estremamente costruttivo il confronto avvenuto con altri gruppi locali che si sono esibiti insieme a noi nel corso della manifestazione a Tangeri e presso il teatro “Mohammed V di Rabat”. Il confrontarmi con un linguaggio musicale diverso è stato uno dei punti di forza di questa esperienza».

Francesco PuglisiNel 2009, a 16 anni, sei stato ammesso nella classe di fisarmonica del conservatorio “Alessandro Scarlatti” di Palermo (prima intitolato a Vincenzo Bellini) sotto la guida di Carmela Stefano. Nel corso degli studi hai frequentato numerose masterclass dirette da fisarmonicisti di blasone nazionale e internazionale, fra cui Riccardo Centazzo, Ivano Battiston, Francesco Palazzo, Giorgio Dellarole, Claudio Jacomucci, Hans Maier, Mikko Luoma e Stefan Hussong. C’è, più di tutti, un docente tra questi citati che ti arricchito maggiormente dal punto di vista umano e musicale?

«No, in quanto ogni docente con cui mi sono rapportato in questi anni ha permesso di arricchirmi sia umanamente che musicalmente. Ricordo con immenso piacere la mia prima masterclass tenuta da Riccardo Centazzo, quella di Ivano Battiston per la gestione del suono e la visione orchestrale della fisarmonica, Francesco Palazzo per la musicalità e l’espressività, Giorgio Dellarole per la profonda conoscenza della musica antica, Claudio Jacomucci per la creatività didattica e musicale, Hans Maier per l’eleganza, Mikko Luoma per la curiosità nell’approcciarsi alla musica e Stefan Hussong per la precisione didattica e artistica. Non per ultima, ringrazio la mia insegnante Carmela Stefano, sia per avermi guidato nel percorso formativo giunto quasi al termine, nonché per avermi concesso l’opportunità di incontrare questi docenti che hanno contribuito ad ampliare le mie conoscenze tecniche, e i miei compagni di classe con i quali ho condiviso momenti di confronto e grande crescita personale e artistica».

Nel 2011 hai ottenuto il primo posto nella categoria “Fisarmonica solista” al 13° concorso nazionale “Città di Barcellona Pozzo di Gotto”, nel 2018 sempre primo all’8° “Amigdala International Music Competition” ancora come “Fisarmonica solista”, mentre nel 2019 al 9° concorso internazionale musicale “Musicalmuseo”, al 21° concorso musicale nazionale “Placido Mandanici” e al 15° concorso nazionale per “Giovani musicisti Città di Palermo”, hai conquistato tre primi posti nella categoria “Musica da camera” con il quintetto di fisarmoniche Virtuous Flair. Consideri questi straordinari successi un riconoscimento del tuo talento, già dei grandi traguardi, oppure ritieni che debbano rappresentare soltanto un trampolino di lancio per un radioso futuro artistico?

«Non considero questi successi come dei grandi traguardi, perché cerco sempre di pormi un nuovo obiettivo per superarmi e andare alla ricerca di una crescita musicale e un ampliamento degli obiettivi da raggiungere. Ritengo questi premi un riconoscimento del lavoro svolto e una motivazione per continuare a studiare con grinta e passione lungo il mio percorso formativo e artistico. Mi piace ricordare in particolare, in occasione del 21° concorso musicale nazionale “Placido Mandanici”, l’assegnazione del Primo Premio, Premio Mandanici e Premio Miglior Affiatamento conferiti ai Virtuous Flair e il grande e caloroso affetto del pubblico al concerto finale».

Nonostante la tua giovane età hai già accumulato diverse e importanti esperienze come l’apertura dei concerti del tour “Italia Talìa” di Mario Incudine, la collaborazione con i “Pupi di Surfaro”, il concerto in omaggio agli artisti-artigiani della fisarmonica presso l’Auditorium “San Francesco” di Castelfidardo e per la presentazione della stagione teatrale 2015-2016 del teatro “Garibaldi” di Enna. Ma soprattutto, nel 2016, hai preso parte alla fiera internazionale di strumenti musicali  a Francoforte   come  dimostratore   di fisarmoniche della Musictech, oltre ad essere ammesso nella “Young Chamber Orchestra Igor Stravinsky” del conservatorio “Alessandro Scarlatti” di Palermo. Fra tutte queste esperienze vorremmo soffermarci in particolare su quella in Germania. In che modo si è presentata l’opportunità di partecipare a un evento così prestigioso come quello di Francoforte?

«Tutto è nato mentre provavo una fisarmonica digitale presso i locali dell’azienda Musictech. Dato l’avvicinarsi dell’evento, mi è stato proposto di suonare come dimostratore alla fiera internazionale di strumenti musicali di Francoforte, poiché i titolari dell’azienda erano rimasti colpiti dal modo in cui interpretavo i brani con i vari suoni digitali presenti nella fisarmonica elettronica. Ho accettato con piacere la proposta di collaborazione, grazie alla quale ho vissuto una straordinaria esperienza umana e musicale».

Francesco PuglisiCon il Virtuous Flair, quintetto prima citato diretto da Carmela Stefano, hai tenuto una pletora di concerti e ricevuto una menzione speciale al premio “Claudio Abbado 2018” presso il “Teatro Massimo” di Palermo, oltre a esibirti al “Teatro Politeama”, sempre in terra palermitana, in occasione del debutto di “Magaria”, fiaba musicale per voce recitante e orchestra dell’immenso e compianto Andrea Camilleri. Sotto l’aspetto emozionale, come vivi il rapporto con il teatro?

«Vivo il rapporto con il teatro, dal lato emozionale, come un’esperienza magica e unica. Penso che esso sia il luogo per eccellenza in cui l’artista e lo spettatore entrano in comunicazione grazie all’atmosfera creata dal contrasto delle luci di scena e del buio di sala, del suono proveniente dal palco e del silenzio di chi ascolta, dell’emozione dell’artista e del pubblico. Del suonare in teatro mi colpisce sempre più la sensazione di essere ascoltato più che guardato, e di ascoltare gli applausi che non vedo ma sento. Per me il feeling che si crea con il pubblico, in teatro, ha veramente un qualcosa di magico, unico e irripetibile».

Sei un fisarmonicista piuttosto poliedrico, poiché ami spaziare dal jazz alla musica classica, dal pop alla musica contemporanea, sempre affascinato dalle infinite potenzialità timbriche ed espressive di questo strumento. Ma ultimamente ti stai  dedicando anche alla composizione, un mondo ricco di fascino. Come prendono forma i tuoi brani originali?

«La mia passione per la composizione nasce per gioco all’età di 17 anni. I miei brani nascono spesso da un mio stato d’animo, da un’emozione che cerco sempre di esprimere tramite una melodia, un’armonia  o un ritmo che ricalchi il mio vissuto. Ho avuto l’opportunità, attraverso il mio percorso di studi, di approfondire  la conoscenza sul mondo della composizione e comprenderne la mia attitudine. Oggi cresce la mia passione per questo vecchio “gioco”, tanto da voler intraprenderne lo studio».

Attualmente che modello di fisarmonica utilizzi?

«Spesso utilizzo strumenti diversi in base al genere musicale da affrontare. Attualmente uso una fisarmonica a note singole per la musica antica e contemporanea ed un’altra a bassi standard per jazz e pop. I miei strumenti sono progettati e realizzati secondo le mie esigenze sonore ed il mio gusto estetico, per via della collaborazione nata tra me e mio padre, alcuni anni fa, nell’ambito della sua attività lavorativa. Le mie fisarmoniche sono realizzate in legno massello con una particolare scelta dei legni sonori, che conferiscono al suono un ottimo attacco e robustezza senza rinunciare alla pastosità, ottenuta anche mediante la scelta delle ance. La mia passione per la fisarmonica non è correlata solo all’ambito artistico. Spesso e volentieri mi diverto a riparare e progettare nuovi strumenti sperimentando nuove sonorità».