Le recensioni di S&M: IL BIOGRAFO DI NICK LA ROCCA – Salvatore Mugno

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IL BIOGRAFO DI NICK LA ROCCA

SALVATORE MUGNO

Editore: Arcana – collana Storie

Anno produzione: 2017

di Gianmichele Taormina

 

Il biografo di Nick La Rocca - Salvatore MugnoBuffalo, contea di Erie, Stato di New York. In una limpida sera d’estate del 1937 Harry O. Brunn, curioso ed eclettico ragazzo di 18 anni, salta entusiasta dalla poltrona dopo aver visto e ascoltato durante la proiezione di un filmato di March Of Time, “Livery Stable Blues” della Original Dixieland Jazz Band. Qui comincia la storia affascinante e avventurosa dell’amicizia tra il giovane Harry e il bandleader di quella storica formazione; un eroe indimenticabile del primo jazz bianco: Dominic James “Nick” La Rocca.

A raccontare questa straordinaria storia, che costituisce di fatto un trascinante romanzo doppiamente biografico è Salvatore Mugno, autorevole traduttore, docente, coraggioso giornalista antimafia, storico della letteratura e ricercatore di varie sfaccettature della cultura siciliana.

In occasione del centenario della prima incisione del primo 78 giri di musica Jazz, rivede così la luce la ristampa de “Il Biografo di Nick La Rocca”(Come Entrare nelle Storie del Jazz), volume già pubblicato dalla Besa nel 2005 e che Arcana ha saggiamente riproposto, senza sottotitolo, in una nuova veste editoriale.

Ma cosa c’è di avvincente e interessante in queste belle pagine di Mugno? Innanzitutto il rapporto contraddittorio, caotico e complesso tra i due protagonisti della vicenda: Harry – che assume nel racconto il cognome di Brass – è un donnaiolo impenitente, giocatore d’azzardo, militare per sbaglio, occasionale trombonista, pubblicitario, collezionista di auto d’epoca, radioamatore, attore, pittore, architetto, progettatore missilistico e di elettronica spaziale.

E poi c’è Nick La Rocca, figlio di genitori siciliani emigrati in U.S.A. con un padre ciabattino, nativo di Salaparuta, che sempre osteggerà il figlio quale aspirante trombettista. Sarà però proprio La Rocca, inconsapevole inventore del Jazz (o Jass), che il 26 febbraio del 1917 inciderà per l’etichetta Victor insieme alla sua band, il primo disco di Jazz in assoluto.

Harry Brass vuol dare giusto merito al pioniere del Dixieland. Lo contatta via posta ed in seguito, tornato dalla guerra, lo conosce personalmente, salvo poi interrompere a seguito di svariate peripezie, il suo progetto originario di biografia. Riavvicinatisi, i due programmano la rivincita. La Rocca insoddisfatto del lavoro, tartassa Harry con impossibili richieste di correzioni, impreca contro chi vuol togliergli quella primogenitura, entra ed esce dai tribunali per stabilire chi è stato l’autore di certe composizioni della Original. Inframezzati alla storia, dentro un capitolo e l’altro, vi sono poi, posti in corsivo, i ricordi, i pensieri intimi dei due, le varie riflessioni e alcuni momenti vissuti nella magnifica atmosfera dello scenario di un’America che cambia – gli anni Cinquanta – giungendo infine alla definitiva

stesura della biografia, avvenuta nel 1960, un anno prima della scomparsa del trombettista.

Il vero libro di Brunn (scomparso nel 2008 a quasi 89 anni), si intitola invece “The story of the Original Dixieland Jazz Band” (Louisiana State University Press) ed è vera anche la corrispondenza tra Mugno e quest’ultimo. Un carteggio ricco di ricerche fitte di analisi temporali, precisazioni storiche, approfondimenti stilistico-musicali, avvenimenti reali accaduti nel vero contesto di una storia che si dipana lungo oltre un ventennio.

Mugno è inoltre uno dei protagonisti del documentario “Sicily Jass”, splendido affresco cinematografico ad opera del giovane regista Michele Cinque. Anche in quel caso lo storico siciliano, racconta le rocambolesche avventure di Brunn e La Rocca, percorrendo con coppola al seguito dentro una Fiat 127 rossa, le affascinanti campagne di Salaparuta mentre narra episodi inediti dell’avvincente vicenda del trombettista italo-americano.

Ma ci fermiamo qui.

Per non rovinare la sorpresa non ci permettiamo di proseguire oltre nel racconto di Mugno e dunque di non svelare le intricate trame di Brunn e del suo irascibile idolo. Ci affidiamo invece alle parole esperte e autorevoli di Pupi Avati, grande conoscitore di Jazz e autore, tra l’altro, di quello splendido film che fu  “Bix”. Il cineasta bolognese, assai entusiasta de “Il Biografo di Nick La Rocca” afferma che è “il più originale e divertente e istruttivo libro sul mondo del jazz e dei suoi eroi che mi sia stato dato di leggere in tutta la mia vita“.

Decisamente “una sicurezza”, detto da lui!