L’editoria italiana e lo studio dei repertori musicali popolari

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MorbidoniIl panorama italiano delle musiche popolari ha assunto – specie da qualche anno a questa parte – un profilo molto indefinito. Da un lato perché in questo settore si è sempre in bilico tra prospettive di interpretazioni radicalmente diverse. C’è il revival, il popolarismo, la riproposta filologica, la riproposta orientata da forme sperimentali esplicite. Poi c’è l’accademia, e quindi l’interpretazione scientifica, e l’orizzonte dove si muovono gli appassionati, i cultori, che operano spesso apportando molte migliorie nell’ambiente, proponendo iniziative lodevoli, suggerendo provvedimenti necessari, ecc. Dall’altro lato, purtroppo, c’è il mercato. Legato, come sappiamo tutti bene, a dinamiche complesse. Dinamiche che coinvolgono non solo gli artisti ma anche i politici, gli operatori culturali e tutti quelli che cercano, con diversi interessi, di promuovere le produzioni musicali più disparate. In questo contesto l’editoria – che non ho annoverato fin qui perché è stata duramente colpita, più di tutti i soggetti di cui sopra, dalla crisi economica in corso – ha un ruolo più meritorio di quello che si può credere. Per due motivi principalmente. Innanzitutto perché i libri che vengono prodotti sulle musiche popolari (siano essi scientifici o divulgativi) non incontrano mai il consenso di un vasto pubblico. Per cui è l’editore che investe sul progetto con finalità concretamente culturali. In secondo luogo perché, proprio per contrastare la crisi (laddove è stato possibile), ha avuto la forza di riorganizzarsi, promuovendo la cultura scritta online. E affinando, in questi ultimi anni, una proposta equilibrata tra divulgazione e approfondimento scientifico. All’estero questa dinamica è molto strutturata e le versioni online dei grandi magazine (fRoots e Songlines prima di tutti) sono oggi degli spazi multimediali fondamentali per chi opera in questi settori. In Italia abbiamo avuto alcuni tentativi in questo senso ma il magazine che più di tutti è riuscito a riassumere l’orientamento internazionale – dando conto anche dell’orizzonte internazionale delle produzioni musicali world o trad – è senza dubbio Blogfoolk. Il web magazine in questi giorni festeggia i duecento numeri, prodotti in circa cinque anni. Questo numero speciale è anche un raccordo delle tante iniziative messe in campo dalla redazione. E contiene, oltre a interviste e approfondimenti su tanti temi nazionali e internazionali, un’analisi etnomusicologica sui repertori musicali della Valnerina e dello spoletino. È doveroso segnalarlo perché il saggio è stato pubblicato per la prima volta nel 2014 nel cd-rom “Tradizioni in piazza”, a cura della Ars Spoletium, il soggetto che si occupa anche di gestire lo spazio multimediale in cui leggete queste righe. “Musiche popolari dello spoletino e della Valnerina” – proprio perché è stato concepito per essere pubblicato in cd-rom – è un ottimo esempio di saggistica multimediale. In cui, oltre all’analisi scritta, alle trascrizioni musicali dei brani, alla ricostruzione storico-culturale del contesto sociale e politico entro cui hanno preso forma i repertori in oggetto, sono stati inseriti una serie di link, attraverso i quali si accede ai sampler audio di cui si parla nello scritto. I documenti audio sono di due tipi. Alla prima tipologia corrispondono le registrazioni audio effettuate da vari etnomusicologi in anni recenti. Alla seconda corrispondono, invece, le registrazioni storiche, effettuate negli anni Cinquanta da Alan Lomax, Diego Carpitella e Tullio Seppilli, e conservate oggi negli archivi sonori dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi.