Squilibri pubblica il volume Roberto Leydi e il “Sentite buona gente”

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Sentite buona genteL’editore Squilibri di Roma, tra i più attenti promotori degli studi sulle musiche e, in generale, sulle culture popolari delle varie aree d’Italia, ha recentemente pubblicato “Roberto Leydi e il ‘Sentite buona gente’. Musica e cultura nel secondo dopoguerra”. Il volume, a cura di Domenico Ferraro, docente di Storia della filosofia moderna all’Università di Roma-Tor Vergata e studioso di cultura italiana del Novecento, si presenta come un progetto corposo e articolato. Da un lato perché la figura di Leydi – di cui spesso abbiamo parlato in questa rubrica – qui è definita non solo attraverso le sue attività di studioso e ricercatore di musiche di tradizione orale. Ma soprattutto attraverso le relazioni che lo hanno connesso ai grandi personaggi della cultura italiana del secondo Novecento. Relazioni che restituiscono a Leydi il ruolo di protagonista di un ambiente culturale complesso e “frastagliato”, in un periodo in cui “la ‘realtà effettiva’ del mondo popolare animava una pluralità di posizioni teoriche, da De Martino a Pasolini, da Calvino a Fortini, prima di essere riassorbita nelle intenzioni militanti di un ‘teatro politico’ e di una ‘canzone di lotta e di protesta’”. In secondo luogo, il volume è interessante perché, oltre a ripercorrere l’esperienza dello spettacolo teatrale “Sentite buona gente” – promosso, “in polemica con il ‘Ci ragiono e canto’ di Dario Fo e del Nuovo Canzoniere Italiano”, per la stagione teatrale 1966-’67 del Piccolo Teatro di Milano, con la consulenza di Diego Carpitella e la regia di Alberto Negrin – raccoglie una massa straordinaria di documenti, organizzati, oltre che nel libro, in un cd e un dvd. In quest’ultimo è stata riportata la riduzione televisiva dello spettacolo (sul sito di Squilibri se ne può vedere un breve estratto), mentre il cd è stato composto con una selezione di brani registrati sul campo in Abruzzo e Toscana, alcuni dei quali sono eseguiti dalle cantatrici di Cerqueto di Fano Adriano, dai Cardellini del Fontanino e da alcuni poeti improvvisatori aretini che non parteciparono allo spettacolo.