“REEDS FOR TWO” – il nuovo disco del duo Giardino / Scigliano

266

Reeds for twoÈ appena uscito per la casa di produzione LIMENMUSIC (www.limenmusic.com), il nuovo disco “REEDS FOR TWO” del duo Francesco Giardino (clarinetto) e Giuseppe Scigliano (fisarmonica).
Il Disco è anche un video, infatti acquistando e registrando la propria copia del cd sull’App della Limenmusic è possibile vedere questo meraviglioso lavoro.
Il disco è anche acquistabile su Amazon, è anche possibile vedere il primo brano di questo lavoro, registrandosi gratuitamente al sito www.limenmusic.com.

Leonard Bernstein la chiamava «la gioia della musica». Ripensando alle sue interpretazioni in veste di direttore d’orchestra viene da ricordarne i movimenti sovreccitati, di un’espressività quasi insostenibile. Allo stesso modo e più in generale, vi sono musiche che manifestano un’intensità particolare, che si comunica al corpo e rende conto degli aspetti incredibilmente fisici di quest’arte, sospesa fra materiale e immateriale.
Il presente programma esplora luminosamente questi aspetti di esuberanza musicale. Si tocca la produzione di George Gershwin (1898/1937), uno dei più grandi creatori di bellezza musicale nel senso più immediato del termine, nel cui caso viene da chiedersi: esiste il gene dell’emozione musicale? Perché talune melodie commuovono così profondamente (e non a livello puramente soggettivo, bensì trovando statisticamente un’amplissima condivisione). Ecco qui il Blues dal suo Un americano a Parigi, poema sinfonico che Gershwin scrisse ispirandosi al soggiorno fatto nella capitale francese alla fine della prima guerra mondiale e perciò rievocando i luoghi e le atmosfere della vita parigina negli anni ’20.
Si toccano poi vari aspetti e toni della danza. Ascoltiamo Arturo Márquez, compositore messicano che adotta stili e forme musicali nativi del proprio paese. I suoi Danzones sono basati sulla musica della regione di Veracruz in Messico e sono sempre più scelti per produzioni di balletto in tutto il mondo. Il Danzón n. 2 è stato incluso nel programma della Simon Bolívar Youth Orchestra diretta da Gustavo Dudamel nel tour del 2007 negli Stati Uniti e in Europa.
E altre danze: il Tango n. 1 e n. 2 di Andreas Nebl (1968) e il Preludio e danza (in prima incisione assoluta) di Enrico Blatti (1969). La danza separa chi è immerso in essa da ciò che invece ne sta fuori, l’interno dall’esterno, idealmente cancellando quest’ultimo per tutta la durata dell’esperienza. La danza inebria, permettendo lo sfogo di energie sopite e potenzialmente destabilizzanti.
Il programma si colora a un certo punto con l’idea del diverso e del lontano in Sholem-alekhem, rov Feidman!, brano klezmer di Béla Kovács (1937) che ci parla della tradizione popolare ebraica. Dopo un inizio rapsodico, che mette in pena luce la capacità “parlante” del clarinetto (e la sua voce è modellata su modi di emissione non colti, fatti anche di un’intenzionale “sporcizia”), comincia la danza, dapprima misurata e poi via via senza freno.
Inoltre il rapporto positivo e brillante con lo strumento, visto che alcuni di questi compositori sono stati e sono clarinettisti (Béla Kovacs, Enrico Blatti) o fisarmonicisti (Andreas Nebl): lo vale per il fisarmonicista Leszek Kolodziejski, che in Anthill porge il suo strumento con espressione e idiomaticità. E ancora il fascino della melodia, come nella Romanza di Nunzio Ortolano (1967): oggetti musicali di inconsueto fascino e sensualità, nei quali vi è qualcosa di genuinamente inafferrabile. E il rapporto con quella parte della creatività di oggi che manifesta un legame forte coi linguaggi del passato e crede nella loro capacità espressiva sempre rinnovata: così come il Preludio e danza di Blatti, anche Al di là del mare di Angelo Biancamano è qui in prima incisione assoluta.
E infine la sana e meravigliosa voracità degli interpreti, che si innamorano di questi repertori e fanno in modo di proporli in adattamenti per clarinetto e fisarmonica, nei casi (la maggior parte) in cui questo non è l’organico originario. Un percorso sfaccettato, perciò, in cui si danno la mano esuberanza, capacità ironica, piacere sensuale, brivido e meraviglia. E «la gioia della musica»: traduzione sonora di ciò che altrove chiamiamo vita.

Alfonso Alberti