Tutte le incisioni dell’indimenticabile fisarmonicista Carlo Venturi

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Cofanetto Memorial Carlo VenturiLe Edizioni Musicali UNIONE e NOVALIS di Rimini hanno recentemente acquistato il catalogo di un artista che, con il suo talento innato e la sua passione, ha contribuito notevolmente alla diffusione di una concezione della musica da ballo ben diversa da quella insita nell’immaginario collettivo. Sta di fatto che “IL MITO”, “IL FUORICLASSE”… non sono unicamente dei nomi di fantasia che vanno ad impreziosire le copertine dei CD con i successi di questo funambolico fisarmonicista, ma l’esatta dimensione di un uomo che ha dedicato la sua esistenza alla musica e in particolare all’amatissima fisarmonica. Prime 4 raccolte Carlo VenturiNelle prime cinque raccolte già pubblicate (che ben presto diventeranno probabilmente dieci o dodici) realizzate da Roberto e Cristina Rinaldi sono collocate alcune delle registrazioni originali, gli spartiti con la trascrizione originale delle variazioni, le basi, i filmati e la biografia del celebre CARLO VENTURI. Infine le sopra citate edizioni musicali hanno organizzato, il 13 Dicembre 2011, presso il Tetro Fanin di San Giovanni in Persiceto (BO), uno storico MEMORIAL CARLO VENTURI nel quale trenta, fra i migliori fisarmonicisti italiani, nonché tanti suoi vecchi amici, hanno reso omaggio al grande Carlo. Di questa serata è stato registrato un filmato, con il contributo di ben otto telecamere ed è stato realizzato un pregiato cofanetto contenente due CD audio, due DVD video e un libretto di 32 pagine con foto e documentazione della serata, oltre alle interviste degli artisti e tanta altra documentazione utile ai musicisti (vedi allegati volantini).

Per informazioni ed eventuali ordini di CD, basi musicali o spartiti: www.novalis.it

 

Alleghiamo di seguito l’articolo pubblicato sulla versione cartacea del periodico Strumenti&Musica (2012)

 

Locandina Memorial Carlo VenturiC’è un bisogno innato nell’essere umano, una via di mezzo tra un moto irrazionale e un istinto mai sopito, che dalla notte dei tempi induce l’uomo a generare miti e leggende, ad alimentarne forza e capacità attrattiva, avvolgendoli in un’aura mistica molto profana. Difficile spiegare il fenomeno: più semplice dare soluzione all’irrisolto dubbio Amletico. Nonostante tutto domande e interrogativi sono sempre lì, pronti a martellare il cervello alla ricerca di soluzioni impossibili. Da dove arriva la fama e la popolarità al giorno d’oggi? Di cosa si cibano gli autoprodotti semidei del XXI secolo? Quali meriti particolari potranno aver mai accumulato nella loro vita precedente? Che siano dei nuovi Mandrake, maghi al soldo dell’immaginazione? O, più semplicemente, il mondo di oggi, alimentato a panem et circenses, si è assuefatto all’assoluta carenza di artisti? Tante domande, poche risposte: me ne rendo perfettamente conto e me ne scuso. Sta di fatto che, sempre più spesso, per godere le emozioni di un concerto si ricorre alle performances dei “vecchi mestieranti” che, come il vino d’annata, non tradiscono mai e, a dispetto delle tendenze musicali, riempiono tuttora le piazze e gli stadi (di nostalgici come me…). La mia modesta competenza e la mia scarsa propensione verso un sistema soffocato da interessi e speculazioni, non mi permette tuttavia di valutare obiettivamente un processo di innovazione che penalizza talento e fantasia a favore dell’immagine: innaturale, artefatta, comunque studiata su misura per il “divo” da promuovere. Mi limito perciò a tornare nel mio mondo, quello della musica da ballo dove, beninteso, di divi strumentalizzati dalle televisioni di settore ne esistono a bizzeffe, ma almeno qui, una volta cessato l’effetto mediatico, si torna ad essere “normali”, un po’ come nella favola di Cenerentola allo scoccare della mezzanotte, tanto per intenderci…

Va comunque sottolineato che, anche in questo ambiente, c’è gente che ha scritto pagine di storia (… e non solo di musica!) entusiasmando e seducendo milioni di appassionati: alcuni li abbiamo già presentati, altri li citeremo nel corso delle prossime pubblicazioni. Tra questi dobbiamo necessariamente segnalare il grande Carletto Venturi.

Mi permetto di introdurlo in maniera così confidenziale perché, pur non avendolo conosciuto, dai racconti delle persone che l’hanno frequentato emerge non solo l’immagine di un eccellente professionista (e questo lo sappiamo tutti…), ma anche quella di un uomo estremamente disponibile e altruista, soprattutto con i suoi colleghi musicisti che lo ricordano con affetto anche dopo i tanti anni trascorsi dalla sua prematura scomparsa.

Carlo Venturi nasce a Creda, una piccola frazioncina nel bel mezzo dell’Appennino Bolognese il 12 giugno del 1943. L’infanzia è caratterizzata da ripetuti trasferimenti dovuti alle esigenze di papà Vito, minatore di professione. Il primo approccio con la fisarmonica arriva intorno agli 8 anni, dapprima con il “Maestro Fredino Mingarelli” (Alfredo) poi, dopo un periodo di studio da autodidatta dovuto ai sempre più frequenti spostamenti del padre, con il Maestro Moradei di Prato con cui inizia a perfezionarsi. C’è tanto talento nelle sue interpretazioni, i cromosomi del “fuoriclasse” sono ormai evidenti e un pubblico sempre più numeroso inizia a frequentare le interminabili serate presso i casolari della zona dove l’adolescente Carletto veniva trasportato in moto da uno degli amici più cari: Arnaldo Mordini. Siamo nel 1960. Congedato dal servizio di leva a causa dell’invalidità del padre, assume le redini della famiglia e inizia a lavorare come fattorino presso la città di Bologna; nello stesso periodo s’inserisce in un gruppo (Trio Bonora) che ben presto sarà ribattezzato Trio Venturi e con il quale suonerà fino al 1966. Si destreggia anche in duri lavori di carpenteria e fabbro che riesce instancabilmente a conciliare con la sempre crescente attività musicale la quale, ben presto, elargirà i primi grandi riconoscimenti con tante apparizioni nella TV che conta. Nel 1972, quella che al momento sembrava fosse solamente una grande passione diventa una professione a tutti gli effetti: con la sua orchestra allargata a 9 elementi delizierà milioni di appassionati lungo tutto lo stivale. Celebri i suoi duetti con Gigi Stok, Wolmer Beltrami, Henghel Gualdi, Peppino Principe, Ruggero Passarini, Sandrino Piva, Piergiorgio Farina, Learco Gianferrari e tanti altri, così come le tante composizioni edite dalla sua stessa casa editrice (Bologna Folk).Carlo Venturi copertina CD

Nel 1986, mentre lavora alla realizzazione di due brani per un programma trasmesso dalla Rai e condotto da Raffaella Carrà, il destino lo beffa impedendogli di concluderli: colto da un grave malore, viene ricoverato presso l’Ospedale Maggiore di Bologna dove muore il 16 Dicembre lasciando l’adorata figlia Barbara, la moglie Liliana e tantissimi fans che ad oggi lo ricordano con immutato affetto. E proprio nel ricordo di questo grandissimo virtuoso della fisarmonica che alcuni tra gli amici più cari ci raccontano gli episodi più significativi aiutandoci a rivivere le esperienze legate ad un uomo che, in simbiosi con il suo inseparabile strumento, ha impresso un calco indelebile nel mondo della musica da ballo.

(Liliana e Barbara Venturi)

Sarebbe fin troppo facile e scontato chiedervi di parlarci dell’uomo; spiegateci piuttosto come viveva questa sua vocazione musicale e questa grande passione per la fisarmonica.

(Liliana) Mio marito viveva esclusivamente per la famiglia e per la musica! Questa sua grande passione l’ha portato, soprattutto nell’ultimo periodo nel quale aveva raggiunto grande popolarità e successo, a spostamenti sempre più frequenti, ma non ci ha mai fatto mancare tutto il suo affetto. Sentirlo suonare a me sembrava una cosa talmente normale, naturale… L’ho conosciuto in occasione di una sua esibizione nel locale gestito per tanti anni dalla mia famiglia, “I tre laghetti” di Monzuno nei pressi di Bologna. Carlo, oltre ad essere un valente musicista, era soprattutto un uomo straordinario e ogni giorno ne ho la riprova sentendo tuttora quanto i suoi amici lo stimano e gli vogliono bene, come se lui fosse ancora qui fra noi. Ma io sono una persona riservata e non amo parlare della mia vita privata, non l’ho mai fatto e, anzi, questa è la prima intervista che concedo in 25 anni dalla sua scomparsa; posso dire soltanto che sono felice di aver scritto con lui le pagine più belle di tutta la mia vita!

(Barbara) Ricordo con piacere che, anche nella quotidianità della sua famiglia e della sua casa, mio padre viveva molto in simbiosi con la fisarmonica; io adoravo sentirlo suonare e quindi capitava spesso che lo facesse con me e per me. La musica era veramente dentro di lui, tanto che gli bastava anche solamente rullare le dita sul tavolo per creare in qualsiasi momento un ritmo che allietasse ogni istante della sua vita e quella di chi gli stava vicino. Fino all’età di sei anni mi limitavo ad ascoltarlo, poi cercò di trasmettere anche a me questa sua fervida passione e così iniziai a studiare il pianoforte. Di quest’ultimo periodo ricordo con piacere e nostalgia i tanti duetti che abbiamo fatto insieme, per lui la musica era divertimento, era condivisione, era vita! Ho spesso in mente la sua immagine… Ad occhi chiusi, sudatissimo, abbandonato ed in sintonia con il suo strumento; io ho il ricordo di un uomo felice, appagato e sereno e sono sicura che, anche lì, dove si trova ora, le sue dita continuano a far sognare chi lo ascolta.

(Arnaldo Mordini)

Sei stato forse uno dei primi ad intravedere nel piccolo ragazzo di periferia un talento innato e fuori dal comune e sei stato sicuramente, eccezion fatta per la famiglia, una delle persone più legate, più vicine a Carlo Venturi. Com’era nella vita privata? Ti ha mai parlato dei suoi progetti, dei suoi sogni?

Era un ragazzo aperto, gioioso, estroverso con una passione infinita per la musica e per la fisarmonica. Amava trascorrere i fine settimana in compagnia degli amici, quasi sempre si andava a ballare, altre volte, invece, veniva a trovarmi a casa e si suonava, mangiava e beveva fino al mattino. Non mi ha mai confidato le sue aspirazioni, ma, conoscendolo, suppongo, desiderasse affermarsi come musicista e ambisse a conseguire una brillante carriera artistica. Amava molto le auto di grossa cilindrata e a volte me le faceva provare; la sua prematura scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile: Carlo era un ragazzo d’oro, generoso e disponibile con tutti.

(Giuseppe Mecagni)

Carlo Venturi non era solamente un bravissimo fisarmonicista, bensì un musicista meticoloso e puntiglioso nella gestione della sua professione. Ti chiedeva degli accorgimenti particolari nell’accordatura e nella messa a punto dello strumento o si affidava esclusivamente alle tue grandi capacità?

Sì è vero! Era un musicista particolarmente esigente e teneva molto all’efficienza e alla sonorità della sua fisarmonica, ma si fidava di me e non mi ha mai chiesto delle manutenzioni particolari. Io l’ho conosciuto nell’estate del 1957, stavo suonando con la mia orchestra e a un certo punto ci fermammo per un riposino, per una sigaretta… Si avvicina un ragazzo e mi chiede gentilmente di fargli provare il mio strumento; io acconsento e accetto la “sfida”, ma sin dalle prime note mi resi conto che era proprio di un altro livello! Suonava da far paura, era delizioso ascoltarlo e da quel giorno, compatibilmente con i miei impegni di lavoro, l’ho seguito nel corso delle sue esibizioni, fino alla morte. Un talento unico, inimitabile e la differenza con gli altri fisarmonicisti non era una conseguenza della sua pur grande abilità tecnica; l’estro, la fantasia, il cuore erano le sue migliori virtù grazie alle quali trasformava ogni sua performances in un’emozione indimenticabile. Improvvisava tutto secondo il proprio gusto personale; a volte veniva in negozio e trovava qualche spartito nuovo, lo leggeva poi ci metteva dentro tutto quello che gli passava per il cervello. Spesso suonavamo insieme e, né a me, né ad altri ha mai fatto pesare la sua “superiorità”. Custodisco gelosamente nel mio archivio tutta la sua discografia che, almeno per il sottoscritto, non rappresenta esclusivamente un valore artistico, ma il ricordo di un amico con il quale ho condiviso alcuni tra i ricordi più belli della mia giovinezza. È stato un piacere conoscerlo, purtroppo è finito tutto troppo presto, vorrei tanto abbracciarlo di nuovo e risentirlo suonare…

Carlo Venturi anno 1979(Massimo Tagliata)

Sei considerato da tutti un artista affermato e polivalente… ti conosciamo come abilissimo fisarmonicista e pianista e le tue competenze abbracciano diversi generi, ma le tue origini musicali, come quelle di tanti illustri colleghi, sono attribuibili proprio alla musica da ballo. Dai tuoi racconti emerge un simpatico aneddoto, riconducibile alla tua infanzia, che ti lega ad una figura “mitica”, ad un grande del passato…

Ho avuto la fortuna e il piacere di conoscere il Maestro Carlo Venturi il 30 ottobre del 1980. Avevo appena sette anni e quella data rappresenta per me un ricordo particolarmente importante… Il mio debutto artistico, la prima volta al cospetto di un pubblico in una sala da ballo a Savignano sul Panaro, nel paese dove risiedevo. Un mio vicino di casa mi aveva regalato da poco una piccola fisarmonica ed io, senza l’apporto di alcun insegnante, cominciai a suonarla tenendola girata, la tastiera con la mano sinistra e i bassi con la destra! Riuscivo a destreggiarmi solamente con due brani (Poema e il Silenzio fuori ordinanza) e quando Carlo Venturi mi vide suonare in quello strano modo, mi disse:”Diventerai molto bravo, ma devi subito girare la fisarmonica…”, e mi diede l’indirizzo di un maestro del mio paese. Sentirlo cimentarsi dal vivo nei suoi virtuosismi, conseguenti al suo talento straordinario e alla sua grande abilità tecnica, mi ha dato degli stimoli enormi. In lui intravedevo una meta, un obiettivo; stilisticamente ha rappresentato alla perfezione la fusione tra il nostro liscio e il genere “Musette” che conosceva benissimo, essendosi trasferito con la sua famiglia prima in Francia poi in Belgio e dove ha avuto l’opportunità di studiare ed evolversi come uomo e musicista. è stato facile (per lui…), in virtù delle sue grandi doti, combinare insieme diversi stili che l’hanno portato, alla fine degli anni ’70, a dimostrare una maturità incredibile nonostante la giovane età. La mia considerazione, o se vogliamo il mio rammarico, è che se Carletto fosse stato ancora tra noi avrebbe potuto fare un grande lavoro di ricerca, anche su altri generi, grazie alla sua musicalità e al suo estro nell’improvvisazione. Ma questo è il destino, crudele, beffardo e a volte irriverente, ma a nessuno, nemmeno a un bravissimo musicista è data la facoltà di cambiarlo… Grazie Carlo per aver tracciato una strada sicura a tanti musicisti!

Gianluca Bibiani