Il pianoforte: dalla letteratura alla meccanica (prima puntata)

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Accordatura pianoforteLa storia del pianoforte deve essere analizzata non soltanto dal punto di vista della letteratura, ma anche come storia della costruzione ed evoluzione dello strumento. Proprio per questo, da questo numero di S&M, analizzeremo “a puntate” l’incredibile pianeta della meccanica e dell’evoluzione dello strumento più diffuso al mondo. Per rendere la giusta fedeltà alle informazioni, ci affideremo durante il nostro percorso alla parola di uno dei più capaci esperti del settore: il M° Daniele Muscolino, pianista, cantante, direttore di coro e accordatore.

Maestro, anzitutto una domanda di rito. Come si diventa accordatori?

Unendo passione, curiosità e capacità. Naturalmente, non essendoci, in Italia, un’autentica scuola che prepari a tale tipo di attività, rispondo solo sulla scorta della mia esperienza personale. Dopo il diploma in pianoforte ho frequentato per sette anni il laboratorio di restauro pianoforti del Conservatorio di Messina a cura del M° G. Santamaria, mio insegnante ed amico. Da quel momento, il contribuire alla “rinascita” di strumenti apparentemente destinati al macero ed ora perfettamente funzionanti mi ha spinto verso l’approfondimento personale e la ricerca di un’autonomia nell’attività professionale.

Secondo lei perché il mercato del pianoforte ha subito un calo vertiginoso negli ultimi 10 anni?

Fino a poco tempo fa l’allievo che si accingeva allo studio del pianoforte aveva una sola possibilità: acquistare o noleggiare un strumento meccanico. Con l’espandersi del mercato degli strumenti digitali, coloro che pensano di “scoprire” se il pianoforte sarà la passione della propria vita optano per questa categoria di strumento, perché molto più accessibile in termini economici. Purtroppo nessun pianoforte digitale, per quanto sofisticato possa essere, restituisce alla mano del pianista le sensazioni tattili di una meccanica fatta con legno, feltro e pelle, e nessuna campionatura del suono è in grado di riprodurre l’emozione di una corda che vibra. Quanto detto, se appare banale al pianista già formato, è invece sostanziale per coloro che si accostano per la prima volta ad uno strumento a tastiera. La confusione è tanta ed all’idea di risparmiare un po’ di quattrini il neofita sceglie inconsapevolmente, o, a volte, con la complicità di persone dai pochi scrupoli, la strada sbagliata.

Sarebbe giusto che anche il pianista, nei limiti del possibile, conoscesse la meccanica del suo strumento così come tutti gli altri strumentisti?

Quella del pianista è una delle pochissime categorie di musicisti che, salvo rarissimi casi, esegue il proprio repertorio sugli strumenti che trova, di volta in volta, nelle diverse sale da concerto. Spesso ci si trova a disagio nel trovare una meccanica meno “pronta” o una tastiera più “pesante” o pedali la cui azione è più o meno efficace. Ed altrettanto spesso il pianista, oltre a manifestare il proprio disagio al tecnico, non è in grado di richiedere correttamente e dettagliatamente gli interventi o le modifiche, sia pur minime, rispondenti alle proprie aspettative. Ipotizzare che parallelamente al corso di studi pianistici l’allievo affronti anche quello che lo porti alla conoscenza di tutto ciò che c’è oltre la tastiera è uno dei miei obiettivi didattici.

Se sistemato per bene, uno strumento di media portata può diventare un grande pianoforte?

Ciò che caratterizza la “grandezza” di un pianoforte, al di là dell’ovvio utilizzo di materiali costruttivi della qualità migliore, è la cura che si applica nel montare le varie parti, nel conoscerne la loro specifica funzione e la loro efficacia dopo anni di utilizzo. Nella fase di costruzione di un pianoforte il processo industriale non può garantire tale cura, e solo le aziende più prestigiose affidano i loro prodotti alle attenzioni di specialisti che concentrano la loro azione nella ricerca della perfezione meccanica ed acustica. In realtà molti strumenti di media qualità, con le giuste attenzioni, possono offrire al pianista prestazioni migliori di quelle alle quali si è abituati.