Verso il nuovo

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TastieraSTRUMENTI&MUSICA n. 20 / Settembre 2012

C’è qualcosa di estremamente affascinante nel fare musica con uno strumento “nuovo”, come può essere considerata, in taluni ambiti, la fisarmonica: il percorrere strade mai battute, lo scoprire nuove possibilità. Identificare orizzonti e limiti e spingersi talvolta oltre l’immaginabile, là dove solo creatività, conoscenza, ricerca e intuizione possono condurre. Così i nostri Maestri hanno “inventato” la cosidetta fisarmonica da concerto, o classica, inventandone il repertorio; così continuano a reinventarla, precisandone e scoprendone identità e caratteristiche, quei musicisti – pochi – che, complici nella creazione della Nuova musica, stanno scrivendo una parte della storia del linguaggio musicale proprio con la fisarmonica. Ed è proprio grazie a questa operazione e alla creazione di repertorio d’autore solistico e cameristico che il nostro strumento viene oggi annoverato a pieno titolo, insieme ai suoi nobili e antichi colleghi, tra gli arnesi della musica colta. Come naturalmente accade per gli strumenti “giovani”, spesso considerati un po’ “esotici”, non sempre alla totalità dell’immaginario collettivo risulta una figura univoca, anche perché, per fortuna, il nostro strumento vive di multiformi personalità tanto da spaziare dalla world music alla musica colta contemporanea di avanguardia. In questo spaziare accade spesso che la ridefinizione dei confini dei generi musicali porti una grande confusione sulle reali possibilità del nostro strumento e sul suo divenire in progress, di cui noi “tecnici” saremmo invece chiamati ad essere consapevoli e responsabili. Al pubblico non si chiede di conoscere “tutto e bene”, ma di essere aperto ad ascoltare; è compito dello strumentista, invece, essere consapevole dell’identità dello strumento che suona, di possibilità e repertori e di testimoniare la ricchezza del suo strumento con onestà intellettuale e orgogliosa autenticità, anche quando, inevitabilmente, sceglie di specializzarsi in un repertorio piuttosto che in un altro. Per questo, dispiace e in qualche modo suona strano, leggere interviste in cui affermati jazzisti fisarmonicisti dichiarano che il jazz è l’unica altra possibilità della fisarmonica oltre alla musica da ballo; risulta decisamente stonato, sentire rampanti fisarmonicisti “classici”, affacciati fortunosamente e per un attimo al piccolo schermo, sostenere che è unicamente grazie alla musica di Piazzolla che la fisarmonica trova la sua sola identità e il riscatto morale rispetto alle denigrazioni del mondo classico; è sconcertante sapere che tanti fisarmonicisti non si rendono conto che il repertorio di moda nei concorsi più amati è lontano anni luce dai linguaggi della contemporaneità che fanno la storia della musica; appare anacronistico e francamente inaccettabile che, dopo tanti anni di duro lavoro di studio e diffusione, nell’era in cui finalmente la fisarmonica – Strumento tra gli Strumenti – viene studiata nella scuola di Stato, in buona parte delle scuole medie ad indirizzo musicale, giovani insegnanti usino fisarmoniche con un pessimo suono e con la tastiera sinistra priva di note singole, proponendo un repertorio obsoleto. Mentre dai palcoscenici d’arte di tutto il mondo si ascoltano Bach e Berio, Frescobaldi e Gubaidulina, solo per citarne alcuni, nelle nostre scuole pubbliche i giovanissimi – e di conseguenza le loro famiglie – vengono educati all’anacronistica conoscenza di uno strumento che ha un futuro limitato e non solo: una tipologia di strumento e di repertorio che impedisce di fondare e poi di consolidare le basi essenziali per un eventuale futura evoluzione artistica. Un’operazione, oltre che di dubbia legalità che lede fortemente i diritti degli allievi, delle famiglie, che limita la libertà di conoscere e porta con sé quello che potremmo definire un danno culturale, una “deformazione” che ingigantisce sempre più la distanza tra ciò che si conosce e ciò che realmente accade nella musica d’arte e chiude, invece di aprire, possibilità di sviluppo per il futuro, per tutti, in primis per i giovani insegnanti e concertisti. La convinzione che si possa iniziare lo studio della fisarmonica senza l’uso di note singole e senza curarsi del suono era diffusa quaranta anni fa e forse poteva non apparire infondata perché la letteratura concertistica non era quella di oggi e molte informazioni sull’apprendimento strumentale non erano disponibili. Oggi è proprio la letteratura d’autore con tutte le sue caratteristiche di scrittura tecnica e musicale a sconfessare questa convinzione, insieme all’evoluzione degli studi scientifici intorno all’apprendimento delle abilità strumentali, alla più moderna riflessione metodologica e all’esperienza di alcuni contesti didattici in Italia e all’estero. È vero: i problemi sono diversi, dalla non semplice reperibilità di strumenti a poco costo a quella dei materiali musicali, ma è esperienza visibile che là dove esiste chiarezza di intenti in questo senso, questi problemi si possono brillantemente superare. Il problema è culturale, non pratico e merita una riflessione attenta per creare un terreno comune di trasformazione e di crescita. Abbiamo bisogno di consapevolezza per poter scegliere davvero, non vendere né comprare fumo e saper stare nel mondo con intelligenza e reale capacità strategica. Consapevolezza dei contesti culturali, della natura umana, della natura della fisarmonica, dei fondamentali tecnici e musicali, dedotti dal repertorio e non dalle elucubrazioni intellettuali di didatti che non hanno mai toccato una fisarmonica da concerto, della funzionalità dello strumento corpo, della relazione inscindibile tra concertismo e didattica, delle più moderne acquisizioni della metodologia dell’apprendimento strumentale, dell’esistenza di tanti materiali moderni e di valore che sono sul mercato e dell’esigenza di crearne ancora. Consapevolezza che generi musicali diversi sono facce diverse di una stessa dimensione e nella sostanza si aiutano l’un l’altro. Ma di più abbiamo bisogno di individuare punti di riferimento e di partenza, di definire l’intenzione e la direzione della nostra azione artistica e didattica. Abbiamo bisogno di osare, studiare e creare nuovi sentieri, in accordo con la nostra natura più profonda, perché il già battuto per il nostro strumento non è ancora abbastanza, non è ancora compiuto. Per onestà culturale ed intellettuale, per la bellezza di creare, per dare giusto compimento al proprio Tempo e al proprio cammino, al Tempo che ci ha preceduto e che ci permette di essere qui ora e al Tempo che seguirà. Non sarà troppo? Ci vuole coraggio a studiare, ad accettare i limiti e le richieste del Tempo, ma chi ha scelto la fisarmonica come strumento della professione concertistica e didattica non può esimersi, non contro il Tempo e la Creatività, non contro la Storia. Può, invece, con il Tempo, fare la Storia. Ci vuole Coraggio e Gioventù, si sa, per andare verso il Nuovo. E spesso, diceva Picasso, per diventare giovani ci vuole molto, molto tempo.