Fisarmonica libera da vincoli. Intervista a Vincenzo Abbracciante

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AbbraccianteVincenzo abbracciante si è diplomato in musica jazz presso il Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli, sotto la guida di Gianni Lenoci. Nel 2000 vince il “25° Concorso Internazionale Città di Castelfidardo” e nel 2003 vince il 53° Trofeo Mondiale di fisarmonica. Dal 2000 è testimonial delle fisarmoniche Borsini di Castelfidardo.

Si è esibito in tutto il mondo suonando con musicisti di spicco. 
Nel 2009 progetta insieme a Carlo Borsini un nuovo sistema per il cambio dei registri della fisarmonica, che permette di ampliare la gamma sonora del suo strumento. La nuova fisarmonica, dopo più di un anno di costruzione e progettazione, è stata presentata ufficialmente alla fiera di Francoforte in Aprile 2011. Nello stesso anno gli viene attribuito dal Festival Internazionale di Castelfidardo il prestigioso premio “VOCE D’ORO”, riconoscimento attribuito storicamente a quanti con la loro musica promuovono l’immagine della fisarmonica. Nel 2013 viene premiato dal festival ARGOJAZZ di Marina di Pisticci (MT) come “Miglior Strumentista 2013′′.

Quando hai iniziato e perché a suonare la fisarmonica e perché?

Ho iniziato a studiare la fisarmonica all’età di otto anni. In quei tempi mio padre, fisarmonicista anche lui, aveva contagiato tutti i miei cugini (e son tanti) con questo strumento, quindi durante le “riunioni” estive della famiglia ascoltavo tutti suonare ed io ero l’unico che giocava da solo finché, stufo della solitudine e allo stesso tempo incuriosito da quello strano strumento, chiesi a mio padre di insegnarmelo. Da allora, tra me e “lei” c’è un sentimento fortissimo che ci lega.

Come viene percepito il tuo strumento nell’immaginario collettivo italiano?

È sempre difficile generalizzare e pensare all’immaginario collettivo italiano, per la natura del nostro paese, che è sempre stato diviso e pieno di contrapposizioni: ne abbiamo purtroppo la prova troppo spesso, ma questi sono altri discorsi. Di certo in Italia, ma anche all’estero, la fisarmonica è molto nota per la musica popolare, in più il pubblico si è abituato alla sua presenza nei contesti più disparati. E per contesto intendo genere musicale. Io da diversi anni mi occupo di jazz, e capita che dopo un’esibizione qualcuno mi dica che è stupito dalle possibilità ritmico/armoniche che la fisarmonica può esprimere in questa forma musicale. Io rispondo che a volte mi sorprendo anch’io, perché durante i live sperimento sempre sonorità diverse e durante le improvvisazioni provo a fare cose nuove, amo il rischio, e questo spingermi verso l’ignoto mi porta ad una scoperta sempre più approfondita delle possibilità intrinseche della fisarmonica. Sono certo che c’è tanto ancora da sperimentare sul nostro strumento in tutti i contesti musicali. In fondo lei è giovane!

Come viene percepito all’estero, dove tu hai modo di esibirti e di incontrare tante persone e musicisti con esperienze differenti?

Come ho detto prima, anche all’estero la fisarmonica ha una forte connotazione all’interno di tutte le musiche popolari del mondo: brasiliana, danese, americana, zydeco, araba, balcanica etc. Posso dire che il pubblico è sempre felice di vedere e ascoltare la fisarmonica, perché il suo suono riporta quasi sempre alle radici, all’infanzia, e poi credo che agli occhi e alle orecchie della gente sia uno strumento simpatico. Mentre tutti i musicisti con cui ho collaborato hanno apprezzato il lavoro di ricerca da me svolto fino ad ora e mi hanno fatto capire una cosa fondamentale: qualsiasi stile musicale va approcciato da musicista che intende esprimersi e comunicare emozioni attraverso suoni e non far vedere quanto si è bravi. In questo senso sono stato molto fortunato a trovare sulla mia strada persone che mi hanno saputo insegnare alcune verità.

In questi ultimi anni le musiche popolari hanno ricevuto molti stimoli positivi anche da artisti di estrazione “colta”. La tua musica ha delle affinità con le tradizioni musicali della tua regione?

Sicuramente la mia musica è influenzata da tutto ciò che la circonda: la valle d’Itria, il mare, il verde dei prati, gli ulivi pugliesi, i muri a secco, i trulli, la gente, Ostuni, la città bianca, l’aria, la terra, i suoni, il cibo… sono affascinato da alcune musiche popolari, quindi può essere che ne sia influenzato. Di sicuro alcune mie composizioni sono molto liriche e melanconiche, proprio come alcuni motivi antichi che si percepiscono nell’aria qui in Puglia.

Hai fatto ricerche sulle fisarmoniche e hai contribuito a realizzare un nuovo modello con Borsini. Puoi parlarci di questi tuoi interessi organologici?

Sapevo che me lo avresti chiesto e non l’ho anticipato prima. Quando parlavo delle mie ricerche mi riferivo proprio a questo, ora mi spiego. Da circa tre anni “tradisco” la mia fisarmonica con le tastiere vintage, quali organi Elka, Farfisa, piani Rhodes e Wurlitzer, ho una piccola collezione insomma, questo sempre per la mia sete di sperimentare suoni nuovi e dare libero sfogo a quel lato psichedelico che è dentro di me. Tra gli organi suono anche il famoso Hammond. Come diceva il grande Wolmer Beltrami, la fisarmonica è un organo portatile, quanto aveva ragione! Il concetto delle altezze dei suoni è identico. La peculiarità dell’Hammond sta proprio li, ogni musicista può letteralmente creare il suo suono operando sui drawbar, in più ci sono già dei registri “classici” da utilizzare in alcuni casi. La fisarmonica ha solo i registri ed è quindi limitata. Un paio di anni fa mi posi la domanda e mi diedi una risposta (come direbbe qualcuno!): ma la fisarmonica potrebbe avere un sistema che renda liberi i registri? Sì! Grazie a Carlo Borsini e ai tecnici della fabbrica siamo riusciti a rendere reale questo sogno che cullavo ormai da un paio di anni. Il mio strumento non ha registri, se ho in mente un determinato tipo di suono lo posso ottenere operando sui drawbar mentre mi esibisco, proprio come l’organo. E la stessa cosa avviene con la parte sinistra. È il concetto di fisarmonica libera da vincoli costituzionali. Questa libertà sui suoni allarga notevolmente gli orizzonti del nostro strumento. So bene che è un argomento complesso e difficile da capire senza ascoltare il risultato, anzi si potrebbe anche storcere il naso, ma questa è una maniera per permettere al fisarmonicista il raggiungimento di un’idea di suono sullo strumento. Io non posso farne più a meno.

Quali sono i progetti sui quali stai lavorando in questo periodo?

In questo periodo ho varie collaborazioni attive, ma la più importante di tutte da tredici anni a questa parte è quella con i Bumps, con Antonio Di Lorenzo e Davide Penta. Stiamo ultimando le registrazioni del nuovo disco della band con musiche del grande Ennio Morricone, con arrangiamenti nel nostro stile sviluppato dopo tanti anni di collaborazione. E appena uscirà il CD lo presenteremo un po’ ovunque. Mentre di recente ho collaborato all’ultimo disco di Ornella Vanoni, nell’ultimo brano c’è anche una mia improvvisazione che pare stia piacendo, ne sono felice.

Quali sono i tuoi progetti futuri? E con chi ti piacerebbe collaborare?

A me piace collaborare con chiunque abbia emozioni da condividere, per me la musica è fatta anche di emozioni. Per il futuro sto già pensando ad un nuovo disco con la fisarmonica, dopo il fortunato “Introducing…” che è stato il mio primo disco di jazz come leader. Però non mi piace parlare delle cose future, anche perché ci son tante idee in cantiere, e poi se dico tutto si perde interesse… e poi son scaramantico.