Trasferire le proprie emozioni sullo strumento il mantra di Daniel Stratznig
Toccare le corde emozionali del pubblico è una vera e propria missione per il fisarmonicista Stratznig
Daniel Stratznig è un fisarmonicista dalle mille risorse artistiche e, specificamente, stilistiche. La cura del suono rappresenta per lui un aspetto fondamentale, in modo tale da essere riconoscibile per rapire l’attenzione del pubblico fin dalle prime note. Nell’arco della sua carriera si è brillantemente contraddistinto in svariati ambiti musicali riscuotendo molti consensi anche in Italia, oltre a essere un ottimo insegnante di fisarmonica. Stratznig si racconta ripercorrendo i passi più importanti del suo ricco cammino artistico.
Durante il tuo percorso di formazione didattica hai studiato anche con Ivano Battiston al conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze, uno fra i più autorevoli fisarmonicisti e docenti di fisarmonica italiani, e non solo, degli ultimi quarant’anni. Quali sono stati i suoi insegnamenti più preziosi che ti hanno permesso di crescere artisticamente?
Grazie a Ivano Battiston ho imparato a pensare con la mia testa e a diventare musicalmente indipendente. Prima di conoscerlo, il mio insegnante sceglieva i brani per me, mi dava lo spartito e io mi esercitavo sul pezzo. Il maestro Battiston, invece, mi diceva che dovevo essere io a comprendere quali composizioni volessi suonare e cosa volessi esprimere. Mi ha insegnato a trovare il mio suono e mi ha sempre detto di concentrarmi sul trasferimento della mia individualità per comunicare le mie emozioni attraverso lo strumento. Solo così posso “toccare” le persone senza sembrare un “robot”.
Oltre ad aver studiato in Italia, la tua prolifica attività concertistica ti porta spesso a suonare in alcuni fra i più prestigiosi teatri italiani. Da fisarmonicista e da musicista in generale, ritieni che l’Italia rappresenti un’eccellenza in ambito artistico?
L’Italia è sicuramente sinonimo di eccellenza in campo artistico. Molti dei più importanti compositori, direttori d’orchestra, cantanti e musicisti provengono dall’Italia. E i teatri sono i più belli del mondo. La creatività è semplicemente nel DNA di molti italiani. Ma trasformare la musica in una professione è molto più difficile in Italia che in Austria, per esempio. Alcuni dei miei ex colleghi italiani hanno cambiato carriera o hanno lasciato il Paese, dopo gli studi a Firenze, per mancanza di prospettive. Per insegnare uno strumento in Italia serve molta persistenza. Ci si deve abituare a trascorrere anni a partecipare a concorsi e a sperare di arrivare primo per poi trovare un posto d’insegnamento all’altro estremo del Paese. A mio parere, oggi i fondi statali investiti nella musica e nella formazione sono troppo bassi. In Austria ogni piccolo comune ha la sua scuola di musica statale con insegnanti ben qualificati che possono vivere della loro professione.
Il tuo progetto intitolato La Trilogia della Pasqua, Sofferenza, Morte e Resurrezione per Fisarmonica, Violoncello e Arpa prevede composizioni di Johann Sebastian Bach, Sofija Asgatovna Gubajdulina e Pietro Mascagni. Quali sono le caratteristiche di questi tre grandi compositori che ti affascinano di più?
Non sono solo i compositori, ma mi affascinano soprattutto i brani che ho scelto. La Toccata in Re Minore di Bach è un’opera monumentale che colpisce per la sua profondità drammatica ed emozionale, espressa attraverso una sonorità potente e un’evoluzione dinamica. Questo brano ha un fascino senza tempo, ammaliando gli ascoltatori con la sua intensa espressività e la sua magistrale composizione. De Profundis di Sofia Gubajdulina è una composizione originale per fisarmonica che rappresenta un viaggio musicale nel profondo dell’anima umana, ispirato all’omonimo salmo. Quest’opera “tocca” le persone per la sua capacità di esprimere musicalmente esperienze umane universali come la sofferenza, la speranza e la ricerca della trascendenza, suscitando una grande risonanza emotiva nell’ascoltatore. L ‘Intermezzo di Mascagni emoziona per la sua melodia commovente e la sua bellezza armonica, oltre a dar vita a sentimenti universali di nostalgia e malinconia. Per me significa resurrezione.
Oltre a esibirti con ensemble e orchestre suoni con formazioni molto più ridotte come il duo The Heart (flauto dolce e fisarmonica). Che genere di repertorio propone questa formazione?
Questa formazione offre un ampio repertorio che spazia dalla musica barocca italiana di Giovanni Paolo Cima e Antonio Vivaldi alle composizioni contemporanee scritte appositamente per questi strumenti, sino ad arrivare alla musica popolare virtuosistica di vari Paesi del mondo.
La tua curiosità ti ha spinto a intraprendere un viaggio di sette mesi in giro fra Colombia, Ecuador, Perù, Brasile, Uruguay, Argentina e Cile per approfondire la ricerca e la conoscenza della musica popolare sudamericana, esperienza grazie a cui hai tenuto anche svariati concerti per la TV ecuadoregna, presso i conservatori di Quito (Ecuador) e San Paolo (Brasile) e al “Festival del Tango” di Montevideo (Uruguay). Da fisarmonicista di formazione classica, com’è cambiato il tuo approccio soprattutto a livello armonico e ritmico nell’affrontare un genere musicale così differente rispetto alla musica colta?
Il mio approccio è cambiato soprattutto per quanto riguarda l’orecchio e la consapevolezza del corpo. Ho dovuto imparare i brani solo suonando e imitando, quindi non leggendo uno spartito come ero abituato a fare prima. In particolare, il ritmo e l’intonazione corretta mi hanno spesso messo alla prova. All’inizio mi ci è voluto molto tempo per riuscire a suonare correttamente queste composizioni appena scoperte. Poi ho frequentato dei corsi di danza. Pensavo che per essere in grado di suonare il ritmo correttamente dovessi prima sentirlo nel mio corpo. Dunque la danza mi sembrava il modo più ovvio per farlo.
Per quanto riguarda il tuo strumento, quale modello di fisarmonica utilizzi in studio di registrazione e dal vivo?
Uso il mio Pigini Sirius quando suono nell’orchestra della Volksoper di Vienna o nel The Heart Duo. Utilizzo uno strumento più piccolo per la musica popolare e quando sono in viaggio. Purtroppo non ho ancora trovato lo strumento perfetto per questo. Il mio preferito per l’insegnamento è una fisarmonica per bambini. Loro possono imitare meglio se uso il loro stesso strumento, ma anche per la mia schiena è meglio se non devo sopportare troppo peso.
Sei particolarmente attivo e apprezzato anche in campo didattico, tanto che diversi tuoi studenti vincono regolarmente premi in concorsi nazionali e internazionali. Sotto l’aspetto tecnico e interpretativo, quali sono gli insegnamenti indispensabili che trasmetti ai tuoi allievi?
La cosa più importante quando si lavora con i bambini è motivarli. Il mio lavoro consiste nel farli appassionare allo strumento, alla musica e all’esecuzione. Cerco di mostrare loro come possono esprimersi attraverso la fisarmonica. Allo stesso tempo devono sviluppare diligenza, perseveranza e imparare a gestire il successo e il fallimento in modo giocoso. Credo che i bimbi che imparano a suonare uno strumento o a praticare sport siano poi più preparati ad affrontare la vita da adulti.
Quali sono gli appuntamenti artistici più importanti per l’immediato futuro che hai segnato sulla tua agenda?
Viaggiando per il Sud America ho conosciuto molti musicisti fantastici. Quindi ho avuto l’idea di organizzare un concerto con fisarmonicisti provenienti da tutta l’America Latina che si è tenuto nell’estate del 2023 nella sala concerti di Quito, in Ecuador. Nell’autunno del 2025 questi musicisti verranno in Europa per fare un tour di concerti proprio in giro per l’Europa come Siete Acordéonistas. Stiamo cercando organizzatori anche in Italia. Pertanto il mio impegno artistico più importante sarà appunto questo tour programmato per la stagione autunnale, nel 2025.