Samuele Telari, tra rigore e trasporto

Il fisarmonicista spoletino con Kent Nagano

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Samuele Telari (ph Tiberio Sorvillo)Quei pochissimi, tra i lettori di “Strumenti&Musica”, che non conoscessero ancora Samuele Telari troveranno di che documentarsi abbondantemente sulle pagine del nostro giornale, che ne segue, con attenzione, la prodigiosa carriera fin da quando era ancora un allievo del M° Renzo Tomassetti prima, poi del M° Massimiliano Pitocco presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma. E, per chi volesse approfondire ulteriormente, ci sono il suo sito e il suo profilo Facebook. Oggi, a Samuele ho chiesto un incontro non per parlare dei suoi tanti successi passati e della sua formazione, ma perché vorrei che ci raccontasse la sua recentissima esperienza con Kent Nagano, che, il 19 febbraio a Bolzano e il 20 a Trento, alla guida dell’Orchestra Haydn, lo ha diretto in Sieben Worte (Sette parole) di Sofija Gubajdulina e in altri brani.

Nel tuo curriculum non mancano certo gli incontri importanti, ma Kent Nagano è un “mostro sacro”, uno dei più grandi direttori di oggi: è stato sul podio della London Symphony, della Scala, del Metropolitan di New York, dei Wiener Philharmoniker, della Los Angeles Opera, dell’Opéra National de Paris, per citare solamente alcune delle orchestre con le quali ha lavorato e lavora. Quando, dove e in che circostanze vi siete conosciuti, e com’è stato il tuo primo incontro con lui?

Questa produzione è stata di fatto la prima volta che ho avuto modo di conoscere il Maestro. Motivo in più per considerare questi ultimi due concerti un’esperienza da conservare gelosamente! Mi è sembrata una figura estremamente sensibile e al servizio della musica, nel pensiero e nelle scelte musicali richieste. Ed anche capace di ispirare i solisti e metterli in condizioni di esprimersi con libertà.

Lavorare con un grande direttore come Nagano rende più “semplice” o più “complessa” la performance di un solista?

Sul palco non c’è mai nulla di semplice o complesso. Credo diventi tutto molto più naturale quando si ha modo di condividere la performance con grandi musicisti.

Kent Nagano - Samuele Telari - Orchestra Haydn © Fondazione Haydn StiftungQuanto tempo hai dedicato alla preparazione di questo concerto?

Difficile quantificarlo. Era la prima volta che eseguivo questo brano, e siccome la musica di Gubajdulina richiede una maturità e tensione che travalicano lo studio, ci sono state varie fasi nella preparazione. Ovviamente, all’inizio c’è stato lo studio tecnico, per poi fermarmi e ragionare sulla partitura, ascoltando anche qualche interpretazione. Solamente a ridosso del concerto, dopo aver così “lasciato maturare” il brano e il suo sentimento, c’è stato lo studio da esecuzione, studiando più nel dettaglio la partitura nella sua totalità e l’interplay con il violoncello, altro protagonista assoluto del brano.

Hai provato un’emozione particolare, rispetto alle tante altre tue importanti esperienze, nel suonare con Nagano?

Ho cercato di non concentrarmi su chi stava dirigendo in quel momento, altrimenti mi sarei bloccato alla prima battuta! Ma sicuramente, durante il profondo silenzio dopo l’ultimo suono flebile del violoncello, c’è stata profonda commozione.

Vuoi ricordare ai nostri lettori il programma delle due serate con l’Orchestra Haydn?

Oltre Sieben Worte di Sofija Gubajdulina sono state eseguite la Sinfonia detta degli addii N. 45 di Franz Joseph Haydn e una prima assoluta e O Nata Lux del compositore argentino Alex Nante. Il programma è stato una riflessione sui sentimenti di dolore, preghiera e speranza che ci hanno particolarmente coinvolto durante quest’ultimo difficile periodo storico.

Samuele Telari (ph Tiberio Sorvillo)Vorrei che ci soffermassimo, in modo particolare, su Sofija Gubajdulina. Non era la prima volta che ti confrontavi con questa straordinaria compositrice. Che tipo di esperienza è interpretare le sue partiture per fisarmonica? Intendo musicalmente, ovviamente, ma, anche, in qualche misura, “fisicamente”, se mi passi l’espressione. Per esempio, nel sesto movimento di Sieben Worte, Tutto è compiuto, il “respiro” della fisarmonica si fa particolarmente gravoso e il fiato spezzato sembra trasformarsi in grida scomposte…

Sebbene sia il movimento tecnicamente più facile, credo fermamente sia decisamente il più difficile da interpretare. Sicuramente, si tratta di un modo estremamente fisico di intendere la musica e gli strumenti che la eseguono. Il materiale sonoro passa dall’essere scarno e nudo, a travolgente e densissimo. Per cui è fondamentale entrare un minimo in contatto con la sua sensibilità così umana, con la sua religiosità trovando un giusto equilibrio tra rigore e trasporto nell’esecuzione. Infatti, questa estrema fisicità e immediatezza comunicativa (che lo stesso pubblico percepisce chiaramente) a volte rischia di portare l’esecutore a interpretare troppo liberamente la partitura, che, invece, è estremamente precisa.

Per molti, ascoltare Gubajdulina è anche una sorta di esperienza mistica. Per me, che pure non sono un credente, lo è. La dimensione del sacro delle sue composizioni è importante anche per un suo interprete? Anche per te?

Lo diventa prepotentemente. Soprattutto la  fisarmonica, che con alcuni registri riesce così tanto ad avvicinarsi ad un organo, credo riesca naturalmente a far trasparire questa dimensione.

In Sieben Worte il violoncello è “coprotagonista” della fisarmonica e “la complementarità dei due strumenti è nella loro stessa natura” ha scritto Sofija Gubajdulina. Secondo te in che cosa consiste, come si manifesta questa complementarità?

Beh, sicuramente nella tessitura dei due strumenti. Entrambi hanno un timbro e un suono così umano e terreno e in un attimo possono ottenere sonorità eteree. Il passaggio dal 6° al 7° movimento ne è un esempio eclatante. E, se vogliamo, anche nella gestualità: sono due strumenti che si abbracciano, che si suonano anche con il corpo, richiedendo così un particolare sentire, e quindi eseguire, fisico.

Kent Nagano - Samuele Telari - Orchestra Haydn © Fondazione Haydn StiftungC’è stata una particolare intesa con Michele Marco Rossi (il violoncellista)? Anche lui giovane (vi separano pochi anni di età) e, come te, solista di già consolidata esperienza…

Il miglior partner che potessi immaginare! Ho avuto la fortuna di conoscerlo già tempo fa e di lavorarci in diverse occasioni, sebbene mai in duo. Michele si è ormai affermato come un faro nel mondo violoncellistico italiano e non solo, particolarmente dedito allo sviluppo e alla diffusione del repertorio più moderno del suo strumento. Musicista estremamente raffinato e innovativo, affrontare quest’esperienza con lui a fianco mi ha dato sicurezza, mettendomi completamente a mio agio.

E qual è, in questo brano, la relazione tra i due strumenti solisti e l’orchestra d’archi? Prevale l’aspetto della “contrapposizione” (tra sacro e profano, tra antico e moderno, tra staticità e dinamismo) o un processo di fusione?

Sicuramente di fusione. I vari movimenti ripercorrono le dolorose ultime fasi della vita di Cristo, e da un’iniziale separazione tra strumenti e orchestra si arriva ad un unicum sonoro. Così si crea una narrativa chiara e forte, che mette in risalto i ruoli dei singoli strumenti: Fisarmonica – Dio Padre, Violoncello – Figlio, Orchestra- Spirito Santo.

Quanto hanno contribuito le composizioni di Sofija Gubajdulina all’evoluzione della concezione della fisarmonica nell’immaginario musicale, da strumento unicamente popolare a strumento “serio”?

Moltissimo, e il fatto che la sua musica abbia avuto una così larga diffusione tra i fisarmonicisti ne è la prova. Grande merito ovviamente va anche a Fridrich Lips che ne ha saputo stimolare la curiosità. Alcune sue soluzioni sonore hanno fatto scuola, ed oggi qualsiasi compositore si accinga a scrivere un brano per fisarmonica non può esimersi dallo studio di una partitura della Gubajdulina.

Che fisarmoniche possiedi e quale hai scelto – e perché – per suonare con Kent Nagano?

Ormai da sei anni ho una Mengascini con voci su piastra, e recentemente è arrivata anche una Scandalli. Questo perché dopo anni con uno strumento senza registri al manuale  sinistro sentivo l’esigenza di una diversa configurazione che mi permettesse, quindi, anche di affrontare un repertorio altrimenti impossibile da eseguire. Per quest’occasione ho utilizzato la Mengascini semplicemente per il fatto che ho più confidenza con lo strumento.

Che appuntamenti musicali ci dai per l’immediato futuro?

Quest’anno ci saranno debutti di nuovi progetti e amatissimi ritorni. A maggio, con alcuni musicisti del collettivo “Opificio Sonoro”, saremo a Perugia durante il Festival Orizzonti con una nostra versione di Tierkreis di Karlheinz Stockhausen per Fisarmonica, Chitarra elettrica, Elettronica e installazioni. In autunno, insieme a Tabea Debus (recorder), debutteremo con Rotations, un concerto/performance incentrato sulla circolarità del tempo. E poi una tournée in Colombia ad agosto, una serie di concerti durante il festival MITO a Settembre con le Variazioni Goldberg, dopo la pubblicazione del CD dello scorso anno. Ci sarà da divertirsi!

 

(foto Samuele Telari © Tiberio Sorvillo – foto Orchestra Haydn © Fondazione Haydn Stiftung)