La fisarmonica tra Rinascimento e Contemporaneità

Ivano Paterno, “Dans l'ombre de Josquin”

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Dans l'ombre de Josquin - Ivano PaternoÈ uscito da poche settimane, pubblicato da Ars Spoletium Publishing&Recording, il CD intitolato Dans l’ombre di Josquin, con musiche di Josquin Desprez e di alcuni compositori contemporanei italiani (Ivano Battiston, Raffaele De Giacometti, Gianmartino Durighello, Gianluca Libertucci, Mario Pagotto, Carla Rebora, Nicola Straffelini), eseguite da Ivano Paterno alla fisarmonica.

Lo stesso Paterno racconta così la genesi di questo lavoro che risale a due anni fa: “Nel 2021 si compivano cinquecento anni dalla morte di Josquin e l’impulso di rendere omaggio, almeno un modesto omaggio, a questo Grande mi si è presentato in modo del tutto naturale. In un primissimo momento ho pensato di realizzare alcune sue opere cercando di mettere in relazione le caratteristiche dinamiche di una fisarmonica con il costrutto vocale che impregna inevitabilmente il lavoro di Josquin e ottenere quindi, per via strumentale, una rappresentazione sonora e un modello interpretativo che avesse la vocalità come centro di interesse primario. La scelta del materiale cadde su alcuni bicinia senza testo, ideali dal punto di vista della premessa artistica, ed un mottetto a quattro voci, Ave Maria Virgo Serena. La  considerazione di come questa musica fosse, anche in modo inconsapevole, completamente interiorizzata da “noi moderni” e come il suo studio abbia forgiato tutte le generazioni successive di musicisti fece nascere l’idea di chiedere ad alcuni amici, valenti compositori, di elaborare un pensiero per fisarmonica sola che avesse qualche relazione con l’opera di Josquin. Non ci fu quindi da parte mia una richiesta specifica ma solo la curiosità di sentire cosa poteva nascere dalla libera associazione di idee fra l’inventiva di un compositore e la grande ombra che il manto artistico ineguagliabile di Josquin proietta ancora attraverso i secoli fino a noi”.

Le ragioni della grande fascinazione della vicenda artistica del compositore fiammingo sono del resto note ai musicisti e vale la pena richiamarle qui, in estrema sintesi.

Correva l’anno 1521, quando Josquin Desprez, tra le più pregnanti figure del Rinascimento musicale, si spegneva in Francia, dove era nato intorno al 1450 e dove aveva trascorso gli ultimi venti anni della sua vita dopo aver viaggiato molto, lavorando come musicista in vari contesti, come la corte di ben due sovrani di Francia, la Cappella papale a Roma, la Milano degli Sforza e la Ferrara degli Este. L’ Europa di allora era uno straordinario crogiuolo di cultura, ricca di differenze per lo più percepite come stimoli, e l’Italia in cui visse Josquin era quella di Michelangelo Buonarroti, di Niccolò Machiavelli, di Ludovico Ariosto, della cupola del Brunelleschi inaugurata a Firenze con un mottetto di Guillaume Dufay e  dell’editore Petrucci (primo stampatore di musica in Italia) che pubblicò ben tre libri di Josquin. Il suo lavoro costituisce uno dei momenti più alti della musica rinascimentale ed è riconosciuto come innovatore della poetica e dell’arte musicale, segnando profondamente l’evoluzione musicale nei secoli successivi.

Nelle sue composizioni, le forme tradizionali del Medioevo si legano alle innovazioni della tecnica rinascimentale, in una rottura con il passato che si serve delle tecniche del canone, dell’imitazione melodica, della parodia e della parafrasi, talvolta avvicinandosi al senso moderno di tonalità; tutte le più raffinate tecniche contrappuntistiche caratteristiche della scuola franco-fiamminga servono sempre all’espressione più intima e viva delle varie dimensioni del sentire. Da più parti viene riconosciuta al compositore la genialità di costruire forme fondate su un artificio contrappuntistico estremamente complesso e minuzioso e allo stesso tempo di una sorprendente fluidità e dolcezza melodica, celando così la difficoltà della scrittura nella bellezza dell’opera, coerentemente con l’ideale dell’arte rinascimentale.

Non stupisce come risulti naturale l’incontro tra Josquin e Paterno, raffinato musicista, ricercatore nel senso più ampio del termine, orafo del suono e della forma. Paterno ri-veste alcune opere di Josquin con il suono della fisarmonica, in una risonanza che si percepisce essere prima interiore che strumentale; questa musica sembra appropriarsi qui di un nuovo habitat, essenzialmente arcaico ma con una proiezione che conduce spesso verso gli spettri sonori più ampi dello strumento a mantice.

L’indicibile bellezza della musica di Josquin risuona nella sensibilità e nella sapienza musicale del Paterno, che, generosamente, offre all’ascoltatore una riscrittura e un’interpretazione spoglia di ridondanze.

Incastonata tra le note rinascimentali, la scrittura dei nuovi pezzi (connessi eppure indipendenti dal contesto e raccolti in una collezione di partiture dedicata, pubblicata anche questa da Ars Spoletium) ben coglie l’identità  della fisarmonica da concerto e ne mostra alcune sostanziali sfaccettature, creando una serie di alter ego a più volti.

Pur nella loro dinamica diversità, le composizioni originali si raccontano senza mai creare momenti di rottura. L’ombra unificatrice di Josquin, filtrata dall’intuizione musicale del Paterno, crea continuità sonora e musicale, e pure dà luce alla singolarità artistica di ogni pezzo nuovo, come tagli diversi della stessa poliedrica intenzione che permea trasversalmente tutto il disco.

 

Ivano Paterno, Dans l’ombre de Josquin

Etichetta discografica: Ars Spoletium Publishing&Recording

Anno produzione: 2023

 

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