La forchetta di Monsieur Érard

Giuliano Marco Mattioli, “La famiglia Èrard. Un percorso storico fra documenti e strumenti musicali”

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La famiglia Erard-Un percorso storico fra documenti e strumenti musicaliA volte, ascoltare il “racconto” di uno strumento può essere emozionante quasi quanto udirne il suono. Il mio interesse per l’arpa, per esempio, si accese quando, qualche anno fa, ebbi il piacere di intervistare Margherita Bassani, prima arpa dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Il suo incipit fu: “La prima volta che vidi questo strumento ero bambina, in un programma della Rai, Portobello di Enzo Tortora. Due giovani musiciste suonarono un brano e io rimasi incantata dal suono e dalla visione di queste dita, di queste mani, che giocavano e danzavano con lo strumento”. Bastarono queste parole per conquistarmi. Poi, seguirono i suoni e i gesti di quella straordinaria musicista, l’ascolto del repertorio (soprattutto Debussy e Ravel) e dello strumento m’innamorai perdutamente.

Oggi, dunque, scoprire che l’editore Zecchini ha pubblicato il libro di Giuliano Marco Mattioli, La famiglia Érard. Un percorso storico fra documenti e strumenti musicali è stata una felice sorpresa, l’opportunità, servita su un piatto d’argento, di tornare a occuparmi dell’arpa, stavolta attraverso la narrazione di un musicista, sì, ma anche storico rigoroso. Nel libro di Mattioli confluiscono diversi ambiti della ricerca, da quella musicologica a quella organologica, passando per quella storica in tante sue declinazioni: la storia familiare (gli Érard, per l’appunto), quella d’impresa, quella delle tecnologie, quella politica e sociale – anche attraverso la rappresentazione di alcuni aspetti della vita quotidiana che la caratterizzarono -, il ruolo delle donne nella famiglia e nell’impresa stesse.

Sébastien Érard (Strasburgo, 1752 – Passy, 1831), primo della famiglia ad avviare la costruzione di strumenti musicali, aveva realizzato il suo primo pianoforte nel 1777 nella sua fabbrica di Parigi, trasferendosi, quindici anni dopo, a Londra per sfuggire alla Rivoluzione, per poi tornare, in seguito, nella capitale francese, mantenendo attive entrambe le fabbriche. La sua prima arpa, del 1794, fu, come i suoi pianoforti, uno strumento fortemente innovativo, “a singola azione, molto raffinato, che poteva essere suonato in otto chiavi maggiori e cinque minori grazie all’ingegnoso meccanismo a forchetta [à fourchettes] che permetteva alle corde di essere accorciate di un semitono”. Le novità introdotte fecero sì che le arpe Érard si affermassero – senza rivali – a livello internazionale. In seguito, a cavallo tra Ottocento e Novecento, si affacciarono sul mercato nuovi produttori che ne provocarono un progressivo declino a causa di una “competizione al tempo stesso stimolante e soverchiante, giocata interamente sul terreno dell’ingegno meccanico e fisico e su strategie di comunicazione caustiche e spudorate, al limite della mistificazione”.

L’idea del libro ha origine da una prima “scintilla”, una sorta di serendipity, raccontata nell’introduzione dall’autore stesso. Fin dall’inizio dei propri studi, Mattioli era stato colpito dalla figura di Henriette Renié (1875 – 1956), arpista e compositrice, che aveva dedicato la propria intera vita allo strumento e aveva avuto rapporti con la ditta Érard. La musicista francese diventa, dunque, fonte d’ispirazione per Mattioli, che si mette alla ricerca di tutti i suoi spartiti fuori stampa. Ed è proprio sulle orme di Henriette, che arriva a Parigi nel 2006. Dopo aver acquistato alcuni suoi vecchi dischi a 78 giri, si reca presso l’ingresso della sua abitazione in rue de Passy. “Mentre ero in commossa ammirazione davanti al portone […], si presentò una signora che rientrava in casa e alla quale dovetti spiegare il motivo della mia equivoca presenza di fronte alla sua abitazione. Scoprii poi che si trattava di madame Lesprit-Maupin, una lontana parente di Renié […], la quale, dopo una frettolosa presentazione […] mi propose di entrare per una tazza di tè. Mi fu offerta così l’occasione di poter ammirare l’arpa Érard usata da Henriette Renié quando era piccola, il giardino in cui solitamente dava lezioni ad allievi provenienti da tutto il mondo e i pochi cimeli rimasti nella casa”.

Nemmeno a dirlo, il libro, come tutti quelli editi da Zecchini, è corredato da un apparato critico ineccepibile, componente imprescindibile di un saggio che voglia dirsi, a pieno titolo, scientifico.

 

Giuliano Marco Mattioli (1980) intraprende lo studio dell’arpa a diciannove anni. Al Conservatorio “Arrigo Boito” di Parma ottiene a pieni voti il Diploma di arpa in soli sei anni. Nel 2007, consegue il Diploma accademico in Discipline Musicali a indirizzo solistico interpretativo Cum Laude. Prosegue gli studi per un secondo Diploma accademico specialistico su repertorio, stili e tecniche interpretative della musica barocca e classica con Mara Galassi presso la “Civica Scuola di Musica Claudio Abbado” di Milano. Si è posizionato al primo posto in numerosi concorsi ed è stato selezionato per partecipare alla XVI edizione del prestigioso “International Harp Contest in Israel” nel 2006. Ha realizzato quattro album. L’ultimo, incentrato sulla musica simbolista francese, è del 2019: De la musique avant toute chose…, realizzato su un’arpa storica Érard del 1908.

 

Giuliano Marco Mattioli, La famiglia Èrard. Un percorso storico fra documenti e strumenti musicali

Editore: Zecchini, Varese

Anno di edizione: 2022

Pagine: 412, ill., bross., € 49,00

 

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