L’ultimo orizzonte di Piero Rattalino

Piero Rattalino, “La testa del serpente ossia Manualetto del pianista per passione”

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La testa del serpente ossia Manualetto del pianista per passionePiero Rattalino non scriveva saggi. Li raccontava. Il suo approccio alla scrittura non era quello di chi si poneva in cattedra, ma di chi, nonostante la propria, gigantesca statura intellettuale, sembrava chiarire e approfondire alcune delle proprie idee nel momento stesso in cui le metteva su carta, in una conversazione ininterrotta col pubblico. Una sorta di “appello al lettore” in continuo svolgimento ed evoluzione, che, se da un lato ci riconduce alle sue numerosissime performance di conferenziere, dall’altro evoca una fenomenologia di cui è ricchissima la letteratura da Ovidio e Virgilio a Manzoni, Nievo, Pirandello, Calvino e Primo Levi, passando per Dante e Ariosto. La testa del serpente non è da meno. Si tratta dell’ultima “fatica” di Piero Rattalino, consegnata all’editore Zecchini poche settimane prima della morte (5 aprile 2023). È un libro che – sottolinea Luca Chiantore nella prefazione – offre percorsi di ricerca, unendo alla riflessione filosofica la conoscenza della storia dell’interpretazione e una vasta esperienza personale, che producono “una valanga di idee di diversa portata che spaziano dalla rilettura della notazione ai consigli tecnici, dalla proposta di come ripensare i primi passi allo strumento all’idea – centrale e determinate – del recital come dramma”.

Una recensione non può esaminare l’intero corpo di un libro, soprattutto di un libro come questo, soprattutto di un libro di Piero Rattalino. Eluderò, non essendo un pianista, gli argomenti più tecnici affrontati nel testo e mi limiterò a prendere in considerazione – l’autore, ovunque sia, non me ne voglia – alcune parole/immagini chiave che rientrano maggiormente nei miei interessi o nelle mie esperienze/competenze professionali.

La prima parola non può che essere “passione”. Fin dalle prime righe, Rattalino chiarisce che cosa voglia intendere con l’espressione che appare nel sottotitolo del volume: pianista per passione è sia il professionista che esercita il proprio ruolo come una missione, sia il dilettante, un dilettante non comune, che “impiega quasi tutto il suo tempo libero nello studio e nella divulgazione della musica”. La prima osservazione è che il termine “dilettante” perde qui qualsiasi accezione negativa. La seconda riguarda l’instancabile tentativo di Rattalino di cercare soluzioni ad annosi, quanto complessi, problemi: quale sbocco per coloro che entrano nella categoria dei dilettanti adulti e che “ci si troverà come un topo nel formaggio, perché la musica è una malattia senza guarigione che fa vivere meglio”? “Il volontariato”, risponde Rattalino al proprio stesso interrogativo. Come ci sono i volontari che assistono gli anziani o i malati e quelli che raccolgono i rifiuti abbandonati sulle spiagge o nei boschi, potrebbe nascere un corpo di volontari dedito a organizzare, in luoghi di aggregazione sociale come parrocchie, scuole o dopolavoro aziendali, concerti, conferenze, lezioni.

Ed ecco la seconda parola di cui mi voglio occupare. O, meglio, un gruppo di parole: conferenze o conferenze- concerto o lezioni-concerto. Non c’è da dubitarne: di tutto ciò Piero Rattalino aveva lunga e profonda esperienza. E, anziché tenere per sé i “segreti del mestiere”, da buon Maestro li ha condivisi. Sempre più di frequente, il concertista si fa anche narratore (o, aggiungo io, va in scena accompagnato da quest’ultimo). E, allora, ecco qualche consiglio per conquistare – e mantenere desta – l’attenzione del pubblico: 1. evitare la cronaca e la biografia pure e semplici, ma contestualizzarle storicamente come fattori che hanno inciso sulla formazione e sulla poetica di un compositore; 2. se il pubblico non fosse abbastanza colto da recepire questo approccio, adottare quello emotivo. Si possono comunicare le emozioni suscitate da un determinato brano, per esempio; 3. spiegare, con termini non troppo tecnici, la struttura di una frase musicale.

Infine, “sinestesia”. Anticamente, ci ricorda Rattalino, era una “figura della retorica e consisteva nell’accostamento di un sostantivo e di un aggettivo senza alcuna relazione fra loro: ‘dal suono dolce al prezzo salato’ […]”. È con la fine del secolo scorso, però, che il termine viene attribuito a una disciplina scientifica, che prende in esame, tra le altre cose, quel fenomeno sensoriale-percettivo in cui determinati stimoli evocano sensazioni di natura diversa da quella normalmente sperimentata: è possibile, per esempio, “vedere” un suono o “sentire” un colore (come recitano molti dizionari enciclopedici). Insomma, alla luce degli studi scientifici, l’associazione suono-immagine non può più essere considerata, come un tempo, un inganno di cui erano vittime persone incapaci di godere della musica allo “stato puro”. E in questo senso trova piena legittimità la musica a programma perché, ci ricorda Piero Rattalino, anche “la musica strumentale è racconto [..], che si serve del musicale […].

Componendo i primi tre versi di L’Infinito, Leopardi ebbe un ripensamento su una parola dell’ultimo e sostituì “dell’estremo” – riferito all’orizzonte – con “l’ultimo”. Leopardi, spiega Rattalino (ed è illuminante in questo passaggio), aveva trovato “il termine che meglio rispondeva al suo stato emozionale mentre come un bambino sedeva davanti a una siepe e immaginava cosa ci fosse dietro e annegava nella immensità dell’infinito. Ora, l’estremo orizzonte può essere, a piacere, I’ultimo, o può essere il più lontano. Dietro all’estremo possono esserci altri orizzonti. L’ultimo orizzonte è… l’ultimo. Dietro all’ultimo c’è solo l’infinito”. E noi, oggi, lo immaginiamo in quell’infinito il Maestro Piero Rattalino.

Piero Rattalino (1931-2023) ha studiato pianoforte con Carlo Vidusso e composizione con Luigi Perrachio, diplomandosi nel conservatorio di Parma, rispettivamente nel 1949 e nel 1953. Ha insegnato in vari conservatori: dal 1964 al 1996 è stato titolare di pianoforte nel Conservatorio di Milano. Insegna pianoforte nell’Accademia di Imola e drammaturgia musicale nell’Università di Trieste. È stato direttore artistico del Comunale di Bologna, del Carlo Felice di Genova, del Regio di Torino e del Teatro Massimo ‘‘Bellini’’ di Catania. È stato, inoltre, consulente artistico del Festival Verdi di Parma e del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo. Ha pubblicato numerosi libri e ha collaborato con la rivista “Musica”.

 

Piero Rattalino, La testa del serpente ossia Manualetto del pianista per passione

Editore: Zecchini, Varese

Prefazione: Luca Chiantore

Anno di edizione: 2023

Pagine: 174, brossura, € 25,00

 

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