Colori e suoni dalla Scandinavia

Cecilia Sanchietti, “Postcard from Gamla Stan”

285

Postcard from Gamla StanUn mood ammantante e rarefatto, impressionista, dalle sublimi colorazioni nordiche, dal sound pervasivo, intriso d’eleganza. Questi sono i tratti distintivi di Postcard from Gamla Stan, la nuova creatura discografica partorita dalla sensibilità della talentuosa batterista jazz, compositrice e arrangiatrice Cecilia Sanchietti, affiancata da quattro eccezionali compagni di viaggio come Anna Lundqvist (voce), Linus Lindblom (clarinetto e sax tenore), Simon Westman (pianoforte) e Josef Kallerdahl (contrabbasso). La tracklist è formata da otto brani originali figli della fecondità compositiva di Cecilia Sanchietti (autrice anche degli arrangiamenti). Batterista sopraffina, colorista, dal drumming leggiadro ma al contempo incisivo e marcato quando la musica lo richiede, Cecilia Sanchietti è una musicista estremamente eclettica, non solo batterista ma anche compositrice, didatta e direttrice di “JazzMine Network” (gender balance in jazz). Le sue indubbie qualità artistiche sono molto apprezzate da oltre un decennio, come ad esempio in occasione dell’”Outstanding Musicianship Award”, riconoscimento per musicisti di talento dal “Berklee College” di Boston. Nel 2017 è vincitrice, per “Sabian Brand”, del contest internazionale NYC “HLGC” per batteriste provenienti da ogni angolo del mondo. Nel 2019, come se non bastasse, risulta ancora vincitrice del “Top Jazz” come “Nuovo Talento Italiano” e, nello stesso anno, le viene assegnato anche il premio SIAE. Nell’arco della sua brillante e proficua carriera stringe prestigiose collaborazioni con numerosi artisti di caratura nazionale e internazionale, fra i quali: Marco Siniscalco, Pierpaolo Principato, Nicolas Kummert, David Boato, Marco Guidolotti, Francesca Tandoi, Enrico Zanisi, Danilo Riccardi, Pierpaolo Ranieri, Alessandro Gwis, Susanna Stivali, Enrico Intra, Jacopo Sipari da Pescasseroli e “Orchestra Pacem in Terris”, Bill Hart, Alex Woods, Lela Kaplovitz, Igor Gehenot, David Back, Anders Back, Javier Girotto, Rita Marcotulli, Giovanna Marini, Nada, Andrea Satta, Lucilla Galeazzi, Cristina Comencini, Lunetta Savino, Gabriella Aiello, Raffaella Misiti, Carmen Consoli, Luca Madonia, Movin Melvin Brown, Marco Rea, Mariangela Aruanno. Le sue doti le hanno consentito di esibirsi con successo anche all’estero, come in Turchia, Croazia, Polonia, Inghilterra, Svezia, Germania, Belgio. Per quanto concerne invece la sua attività discografica, sono particolarmente meritevoli di essere menzionati tre album in cui Cecilia Sanchietti è leader, ovvero: Circle Time (Alfa Music, 2015), La Terza Via – The Third Side of the Coin (BluJazz, 2018) e il nuovo nato, ossia proprio Postcard from Gamla Stan. L’atmosfera di Moan è struggente, evocativa, densa di pathos, locupletata soprattutto dalla levità interpretativa e dal timbro soave di Anna Lundqvist, mood enfatizzato anche dai sobri interventi al sax di Lindblom e dall’aggraziato comping cesellato da Westman, Kallerdahl e Cecilia Sanchietti. Postcard from Gamla Stan, brano eponimo, si apre attraverso la narrativa e descrittiva introduzione con l’arco del contrabbassista, che poi si esprime costruendo un discorso improvvisativo dalla verace cantabilità e ricca musicalità. L’eloquio di Simon Westman, dalle spiccate inflessioni europee, brilla per intensità e generosità comunicativa. Linus Lindblom (al sax tenore) architetta un’elocuzione che emana calore, adornata da un suono avvolgente. In Why Not il climax è elegiaco. Qui il canto di Anna Lundqvist è etereo, come se la sua voce riecheggiasse nell’empireo. In questa composizione al clarinetto, Lindblom dà vita a un playing munificente, diretto, cesellato con gusto e trasporto emotivo. Concepito in pieno solco contemporary jazz, Postcard from Gamla Stan è un diario dei pensieri, dell’anima, in cui Cecilia Sanchietti traduce in note il suo punto di vista sulla vita, sui valori a lei più cari, quelli imprescindibili. Un album dove il ruolo della batteria assume un’altra prospettiva, poiché grazie alla concezione del suo drumming coloristico, la batterista rende questo strumento poetico, melodico, non relegandolo alla sola funzione di macchina del ritmo, bensì cercando di far “cantare” la batteria come fosse un flauto, una tromba, un flicorno o un qualsiasi altro strumento a fiato, ampliandone, di fatto, le sue enormi (e a volte inesplorate) possibilità espressive.

 

(Foto di Paolo Soriani)

 

Cecilia Sanchietti, Postcard from Gamla Stan
Etichetta discografica: BluJazz
Anno produzione: 2021

ACQUISTA L’ALBUM

GUARDA IL VIDEO