Où est l’amour?
Giovanni Battista Boccardo, “Chante-moi une chanson d’amour. La musica di Claude Vivier”
Nonostante il mio manifesto interesse per la musica colta del secondo Novecento (i “miei venticinque lettori” l’avranno, probabilmente, notato), ammetto che, prima di avere tra le mani il libro di Giovanni Battista Boccardo, Chante-moi une chanson d’amour. La musica di Claude Vivier, edito recentissimamente da Zecchini, non avevo mai sentito nominare il compositore di cui si tratta in questo bel saggio. D’altronde, a mia discolpa, posso dichiarare, senza timore di essere smentito, che di Claude Vivier, almeno in Italia, non si parla molto e si ascolta ancor meno. Ed è un peccato, questo sì imperdonabile. A Giovanni Battista Boccardo, giovanissimo, plurilaureato musicista e musicologo genovese, il merito, dunque, di averne riesumato il nome dall’oblio in cui versava e di averlo contestualizzato nel suo tempo.
Quella di Claude Vivier è stata una vita breve quanto drammatica. Nato a Montreal nel 1948, abbandonato in fasce e adottato da una famiglia totalmente incapace di prendersene cura, abusato da uno zio all’età di otto anni, entra presto in seminario per uscirne a diciotto anni e iscriversi al Conservatoire de Musique de Montréal, dove studia composizione con Gilles Tremblay. Poi, dal 1970, il perfezionamento presso l’Istituto di Sonologia di Utrecht e l’assidua frequentazione degli Internationale Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt, importantissimo centro di studio e produzione della musica d’avanguardia di cui sono – o sono stati – protagonisti, tra i tanti altri, personaggi come Olivier Messiaen, Pierre Boulez, Luigi Nono, Bruno Maderna, John Cage, Karlheinz Stockhausen. E proprio di quest’ultimo Vivier diventerà allievo. Per comprendere l’essenza della sua musica mi piace proporre le parole con le quali Giovanni Battista Boccardo presenta, nell’introduzione, il protagonista del suo libro. Dopo aver letto il suo nome in una storia della musica ed essersi sorpreso del fatto di non averlo mai incontrato prima, si precipita ad ascoltarne qualcosa su YouTube e s’imbatte in Glaubst du an die Unsterblichkeit der Seele? (Credi nell’immortalità dell’anima?) e… “Ero stregato da quelle figure bianche, come morte, che sembravano provenire da un sogno. Una profondità apparentemente infinita stava dietro quelle note, quelle urla. Un dolore, una nostalgia forte come una mareggiata. Verso la fine del quinto minuto, l’entrata del soprano mi scosse forte, tanto da farmi venire la pelle d’oca. E mi misi a piangere”.
Nonostante il precoce abbandono degli studi religiosi e una vita condotta non propriamente secondo i dettami della Chiesa , in Claude Vivier, formatosi culturalmente in un humus profondamente cattolico, la ricerca spirituale, al pari di quella tecnica-compositiva, non viene mai meno. La sua, scrive ancora Boccardo, è stata una vita – conclusasi tragicamente nel 1983 per mano di un balordo conosciuto casualmente in locale parigino – “spesa alla ricerca d’amore, quello di Dio, quello degli uomini o quello d’un amante”. Tutta la sua opera sembra orientata all’affannosa e toccante ricerca di una risposta, che tutti vorremmo conoscere, alla domanda “Dov’è l’amore?”, “Où est l’amour?”
Giovanni Battista Boccardo (Genova, 1993) si è laureato in Scienze della Musica e dello Spettacolo presso l’Università Statale di Milano e ha studiato composizione al Conservatorio Giuseppe Verdi della stessa città. È iscritto anche al corso di Scienze psicologiche dell’università telematica e-Campus per approfondire le relazioni tra musica e psiche. Ha collaborato con l’Archivio Storico della Biennale di Venezia e ha partecipato, in qualità di relatore, al XXVII Convegno annuale della Società Italiana di Musicologia con un intervento sulle opere vocali di Claude Vivier. Attualmente, insegna musica nella scuola secondaria e scrive per diverse testate giornalistiche specializzate.
Giovanni Battista Boccardo, Chante-moi une chanson d’amour. La musica di Claude Vivier
Editore: Zecchini, Varese
Anno di edizione: 2022
Pagine: 172, bross., € 27,00