O dolce primavera del passato – Il clarinetto e la voce romantica

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Ô Doux Printemps d’AutrefoisAmo molto il timbro del clarinetto: è morbido, pastoso, elegante. Si adatta a innumerevoli generi, dal jazz al liscio, dalla classica allo swing, dalla musica per banda alla musica klezmer, senza mai perdere la propria personalità e i propri caratteri peculiari. È uno strumento molto conosciuto, ma forse non tutti sanno che nasce dall’evoluzione dello chalumeau, che a sua volta riprende il principio dell’ancia semplice adottato addirittura nel 2700 a.C. nel memet egiziano; ma la calda sonorità moderna si raggiunge solo con l’evoluzione dello strumento a partire dall’inizio dell’Ottocento. È interessante ricordare anche che il clarinetto è uno strumento traspositore, ovvero la nota che emette non corrisponde a quella letta in partitura, e quella effettivamente ascoltata cambia in base allo strumento che viene usato: dal contrabbasso fino al piccolo in Mi bemolle (o quartino) la famiglia dei clarinetti copre quasi l’estensione di un’intera orchestra. A questo strumento sono stati dedicati svariati concerti solistici. Notevole è la produzione di musica da camera che lo vede utilizzato in varie formazioni: sonate, trii, quartetti, quintetti con clarinetto furono scritti da Mozart, Weber, Mendelssohn, Schumann, Brahms, Dvorak, mentre nell’ambito operistico venne ampiamente utilizzato da Verdi, che ne apprezzava il timbro, adatto ad esprimere le emozioni e i sentimenti. Uno strumento, appunto, dalle molteplici potenzialità e utilizzi, molti dei quali ancora da approfondire.
A questo proposito mi pare molto interessante il disco appena uscito per Da Vinci Classics, Ô Doux Printemps d’Autrefois di Proscenio-Ensemble: un florilegio di arie per soprano, mezzosoprano, baritono, clarinetto e pianoforte con brani di Braga, Donizetti, Franz e Theodor Lachner, Massenet, Obiols e Proch. Un lavoro originale con composizioni di autori europei del periodo romantico: una scelta antologica di brani vocali da camera, il cui punto di partenza è proprio l’impasto sonoro delle voci e degli strumenti. Suoni intensi, pastosi, in cui il clarinetto di Stefano Ongaro è elegante comprimario delle voci del soprano Lucia Porri, del mezzosoprano Maria Lucia Bazza e del baritono Pierluca Porri, accompagnati con gusto e discrezione dal pianoforte di Paolo Lazzarini. Musicisti provenienti da differenti percorsi, ma accomunati dall’eleganza interpretativa e dalla cura dei dettagli che rendono prezioso ogni brano, e la cui collaborazione ha reso possibile un progetto così delicato che intreccia voci e strumenti: in alcuni casi il clarinetto e il clarinetto basso hanno sostituito l’utilizzo del corno o del violoncello con esiti felici e impasti sonori raffinati. E non è solo questo l’aspetto originale di questa produzione: gli autori scelti sono particolarmente interessanti anche perché non tutti così noti e decisamente poco inflazionati. Si tratta di compositori di grande levatura, che, però, non sempre vengono proposti nei programmi di sala. Per fortuna non è il caso di Gaetano Donizetti di cui vengono eseguite due riduzioni per soprano, clarinetto e pianoforte: Tibi soli peccavi dal Miserere in sol minore, in cui il clarinetto si misura in agilità con il soprano, e Dirti addio, composizione cameristica in origine scritta per voce e corno, che qui è sostituito egregiamente dal clarinetto basso.
Una parte molto significativa del Cd è costituita dalle opere dei fratelli Franz e Theodor Lachner, tedeschi, contemporanei di Schubert e Beethoven: brani che esaltano la voce del soprano e del baritono, nella morbida fusione con il clarinetto o il clarinetto basso. Dei due fratelli, il più rinomato è Franz, compositore e direttore d’orchestra, autore di molte musiche sacre, teatrali, sinfoniche e da camera, pregevoli specialmente per contrappunto e strumentazione. Il fratello Theodor, invece, fu organista di corte a Monaco: godeva di grande reputazione come compositore di lieder e corali, e i suoi quartetti per voci maschili erano particolarmente popolari.
Gaetano Braga, italiano, fu allievo di Saverio Mercadante: violoncellista virtuoso, insegnante di violoncello e di canto, compositore di melodrammi di successo, incontrò i grandi artisti del tempo, Rossini sopra tutti. I suoi album di “melodie” conquistavano il pubblico, e la famosa Leggenda Valacca per canto con accompagnamento di pianoforte e di violoncello (nel disco proposto con il clarinetto basso), ebbe una fortuna enorme. Perfettamente corrispondente al gusto della cultura del tempo, questa pagina sentimentale, melodiosa e facilmente orecchiabile, piacque moltissimo e fece giungere la fama del suo autore anche in America.
Di Mariano Obiols viene proposto il brano I Lai, che esalta la commistione tra la voce del mezzosoprano e quella del clarinetto, con un gusto tipicamente italiano, che ricorda Rossini. Obiols, compositore, direttore d’orchestra e professore di musica catalano, fu direttore musicale del Gran Teatre del Liceu di Barcellona. Anche lui fu allievo di Saverio Mercadante. La sua musica vocale era in gran parte in stile italiano, riflettendo gli anni di studio in Italia e l’influenza del Maestro.
Nato, invece, a Vienna, Heinrich Proch studiò violino, fu Maestro di Cappella nella sua città natale e insegnante di canto. Nel Cd possiamo ascoltare la deliziosa Die Gefangene Nachtigall, il canto di un usignolo in gabbia che anela la libertà del bosco.
E infine, il brano che dà il titolo al disco: Élégie «Ô Doux Printemps d’Autrefois» di Jules Massenet, in cui il dialogo intenso tra pianoforte, clarinetto basso e baritono ci suggerisce una malinconica riflessione sul tempo che passa e sulle stagioni della vita che non ritorneranno più. Jules Massenet, compositore, pianista e organista francese di epoca romantica, è maggiormente noto come autore operistico, ma compose anche oratori, balletti, lavori orchestrali, musica di scena, brani per pianoforte e molto altro.
Altre informazioni interessanti e puntuali sui contenuti del CD si possono trovare nelle note critiche, a cura di Lucia Porri, https://davinci-edition.com/product/c00301/ che esaminano con attenzione ciascun brano proponendo interessanti suggestioni per l’ascolto.
Per concludere, ho il piacere di proporvi, in questa breve intervista, le riflessioni di Stefano Ongaro, clarinettista e fondatore del Proscenio-Ensemble, e di Lucia Porri, soprano, che hanno avuto la gentilezza di rispondere, a due voci, a qualche domanda.

Personalmente amo moltissimo il timbro del clarinetto (io suono la viola) e non posso che apprezzare la scelta di sonorità intense e intime come quelle che avete scelto e che avete reso con tanta eleganza e cura. Da dove nasce il vostro progetto?

Il tutto nasce da una ricerca personale sulla vocalità del clarinetto, dal bisogno di paragonare lo strumento alla voce e renderlo il più umano possibile. Da qui il lavoro a fianco di validi cantanti con i quali potermi confrontare soprattutto sulle loro problematiche tecniche. Il clarinetto, pur essendo uno strumento, ha tutte le possibilità di essere paragonato alla voce, lo strumentista al cantante.

Avete impiegato un paio di anni per dare vita a questo disco: quali sono state le maggiori difficoltà e quali, invece, le piacevoli scoperte che avete fatto insieme in un percorso di crescita musicale condivisa? È stato difficile far convergere i vostri personali punti di vista all’interno di un percorso che all’ascoltatore appare omogeneo e coerente?

Come tutti i progetti, anche il nostro ha subito alcuni intoppi di percorso. Inizialmente, il lavoro doveva realizzarsi con un soprano giapponese che ha abbandonato il lavoro durante le registrazioni (per scarsa preparazione) mettendomi in serie difficoltà anche economiche dato che tutto il lavoro ho poi dovuto pagarlo per inadempienza del gruppo. Fortunatamente, non mi sono perso d’animo, anche grazie ad Edmondo Filippini – titolare della Da Vinci Classics – che mi ha sostenuto in quel momento, e ho rielaborato il progetto selezionando con maggior cura le voci e da qui poi la buona riuscita del lavoro. Le piacevoli scoperte? Direi il repertorio per l’aspetto musicale e la grinta di questi miei collaboratori che hanno dato il cuore e messo tutte le loro capacità a disposizione; inoltre, la disponibilità dei Maestri Bernard Renzikovski della Hochschule di Friburgo (Germania) e Fabio Di Casola del Conservatorio di Zurigo (Svizzera), che ci hanno aiutato a curare i particolari. Effettivamente, non è sempre facile realizzare un progetto comune, ma noi ci siamo riusciti con semplicità; la nostra professionalità e umanità ci hanno permesso di confrontarci su tutti gli aspetti, sia musicali che tecnico/stilistici, e trovare un equilibrio che non sacrificasse nessuno. Anzi, ci hanno permesso di far emergere le qualità di tutti.

Molto interessante la scelta di autori meno noti, ma non per questo meno affascinanti o pregevoli: sono certa che avranno incuriosito e invogliato molti, come me del resto, all’ascolto. In che modo avete operato queste scelte

Abbiamo fatto molte ricerche mirate, nello specifico, al repertorio per voce e clarinetto in un arco di tempo che copre tutta la prima parte dell’Ottocento e, per avere una scelta più variegata, abbiamo deciso di fare delle trascrizioni laddove lo strumento obbligato non era il clarinetto. Questo “esperimento” ha voluto dimostrare appunto la grande versatilità dello strumento nel rendersi degno di sostituire un violoncello o un corno, ad esempio, e quanto sia timbricamente adatto ad accompagnare la voce, qualunque sia il registro. Donizetti, Massenet e Braga sono stati scelti proprio per la loro morbidezza e calore timbrico, oltre che per l’originalità dell’insieme strumentale.

Ci sono brani o autori che non avete incluso nel disco ma che avreste voluto interpretare?

Assolutamente sì, molti sono i brani che per una questione di tempi non abbiamo inserito. Autori come ad esempio Kreutzer, Kalliwoda, Spohr e Meyerbeer sono tra i compositori che sono stati esplorati, ma che, al momento, non hanno trovato lo spazio meritato. Per questo ci riserviamo di concretizzare un volume 2 dedicato a questo stupendo repertorio.

Avete in cantiere nuovi progetti discografici?

Certo, si sta già lavorando ad un progetto dedicato al clarinetto basso ma non voglio svelare nulla al momento.

Mi sarebbe piaciuto domandarvi quali concerti avete in programma, ma i tempi non ci consentono di progettare nulla in questo senso. Che riflessioni possiamo fare sulla situazione della musica e dell’arte in questo momento storico così complicato?

Occorre una rieducazione totale alla musica e alla cultura artistica delle nuove generazioni. Purtroppo, l’impoverimento culturale che si trova, ormai, fin dall’infanzia e che caratterizza la generazione dei genitori e di chi ci amministra, ha fatto sì che l’interesse verso le forme artistiche di ogni genere calasse in modo avvilente. I governi che da una ventina d’anni si stanno alternando alla guida del Paese non hanno certo investito sulla cultura, ma l’hanno sempre di più relegata e umiliata come un qualcosa di non indispensabile. A fagiolo, cade a dimostrazione il modo in cui questo periodo etichettato dal Covid-19 abbia spazzato via tutta la cultura: biblioteche, musei e teatri; trascurando che la cultura è parte integrante dell’economia di un Paese e lavoratori sono coloro che operano in questo settore.

Sono purtroppo d’accordo: i tempi sono bui e assolutamente occorre rieducare alla Cultura e alla Bellezza.
E allora cominciamo facendoci aiutare dalla grande musica.

Buon ascolto.

 

Il contenuto del CD:
Gaetano Donizetti (1797-1848)
Tibi soli peccavi in sol minore (1820)
Dirti addio (1842)
soprano, clarinetto e pianoforte

Franz Paul Lachner (1803-1890)
Lyrische Intermezzo «Auf Flügeln des Gesanges» (1823);
Frauenliebe und leben Op. 82 (1847): Seit ich Ihn gesehen
soprano, clarinetto e pianoforte

Heinrich Proch (1809-1878)
Die gefangene Nachtigall Op. 11 (1837)
mezzosoprano e pianoforte

Mariano Obiols (1809-1888)
Romanza: I Lai (1846)
mezzosoprano, clarinetto e pianoforte

Theodor Lachner (1788-1877)
Zwei lieder (1866):
Bitte
Waldeinsamkeit
baritono, clarinetto basso e pianoforte

Jules Massenet (1842-1912)
Élégie «Ô Doux Printemps d’Autrefois» (1867)
baritono, clarinetto basso e pianoforte

Gaetano Braga (1829-1907)
La Serenata o Légende Valaque (1867)
baritono, clarinetto basso e pianoforte

 

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