Alfredo Marcucci, l’operaio del tango

Da Osimo all’Argentina e al mondo intero

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Alfredo MarcucciAlfredo Marcucci nasce a Ensenada, in Argentina, nel 1929, da genitori entrambi originari di Sirolo (AN) e con uno zio noto direttore d’orchestra e bandoneonista che gli fornisce i primi rudimenti musicali e strumentali fin da bambino. Probabilmente, siamo di fronte a un “predestinato”. A diciassette anni è già un musicista solido, che entra negli organici di importanti orchestre (Raúl Kaplún, Julio De Caro, Eduardo Bianco, Juan Canaro, Jorge Caldara, Enrique Mario Francini) e, in dieci anni di intensissima attività, tiene anche concerti radiofonici e tournée all’estero. In questi anni suona in orchestra al fianco di un gran numero di eccellenti bandoneonisti, come Julián Plaza, Leopoldo Federico, Roberto Di Filippo, Julio Ahumada, Marcos Madrigal e José Libertella. Los ParaguayosNel 1956, approda nell’orchestra di Carlos Di Sarli, un grande nome nel tango rioplatense, ma questa formazione chiude dopo soli tre anni. La causa principale della cessazione dell’attività è nell’arrivo di uno dei periodi “bui”, difficili per il tango in Argentina; nonostante questo contesto, Marcucci si ricicla come polistrumentista, rendendosi “flessibile” soprattutto come contrabbassista in formazioni jazz, che tengono concerti in Libano, Iran, Siria ed Egitto. Proprio grazie ai concerti con queste formazioni, incontra a Istanbul, nel 1962, Los Paraguayos, il celebre gruppo di folklore latinoamericano formato da musicisti originari del Paraguay. Marcucci riprende il bandoneón e sarà al loro fianco per ben quindici anni di attività concertistica internazionale, realizzando anche numerosi arrangiamenti e suonando anche altri strumenti. Nel 1977, Marcucci sente il peso, la stanchezza di questo continuo viaggiare e spostarsi da una parte all’altra del mondo: si stabilisce in Belgio, smette di suonare e va a lavorare in un’azienda di materiali plastici. Accademia di IxellesDopo alcuni anni di vita “anonima”, alcuni musicisti belgi scoprono che quell’operaio in tenuta da lavoro era stato uno dei grandi del bandoneón e lo convincono a ritornare alla musica. Alfredo Marcucci ricomincia a suonare, apre una scuola di musica, insegna il tango all’Accademia di Ixelles e rientra nell’ambiente dei musicisti professionisti. Orquesta tipica MarcucciNel 1995, alcuni musicisti si raggruppano attorno a lui, decidendo di fondare assieme il Sexteto Veritango, gruppo che avrà un’importante attività di concerti e che, poi, si amplierà (grazie agli innesti di altri musicisti che venivano formati all’Accademia di Ixelles), diventando una vera e propria orchestra. Nel 2004, viene chiamato a Torino per costituire la prima orchestra tipica con sede in Italia: all’orchestra viene dato il suo nome Orquesta Típica Alfredo Marcucci. Questa formazione viene creata con la selezione di professionisti, di solida formazione classica, scelti attraverso un’audizione nazionale dallo stesso Marcucci, che ne diviene direttore musicale, arrangiatore e primo bandoneón fino alla sua morte, avvenuta il 12 giugno 2010. La presentazione ufficiale dell’orchestra recita così: “Gli arrangiamenti che esegue l’orchestra sono del Maestro Marcucci, che grazie alla sua grande esperienza è riuscito ad amalgamare sapientemente l’eleganza romantica dello stile di Carlos Di Sarli, la pulsazione ritmica di Juan d’Arienzo, l’inconfondibile fraseggio di Osvaldo Pugliese, le armonie di Julio de Caro, il contrappunto di Astor Piazzolla, rendendo i brani affascinanti all’ascolto e di grande ballabilità in milonga”. Alfredo MarcucciAlfredo Marcucci lascia il palco dei concerti e quello della vita dopo essere riuscito a creare questi nuovi e interessantissimi progetti sul tango in Europa con grande passione e dedizione. La vicenda di questo grande musicista ci invita a riflettere su alcune questioni: il periodo “buio” del tango in Argentina (seconda metà degli anni Cinquanta e poi anni Sessanta e Settanta) ha bloccato la carriera di tanti bravi professionisti e ha bloccato l’arrivo di una generazione più giovane di musicisti capaci di assimilare gli stilemi esecutivi di questa musica; c’è da ammirare la capacità di Marcucci di riconvertirsi in polistrumentista e c’è da rimanere stupiti che il suo ritorno al bandoneón sia stato grazie alla musica folkloristica (di un paese diverso dall’Argentina); c’è da riflettere sul fatto che il luogo in cui il tango si è rivitalizzato sia stato l’Europa (e, forse, anche il Giappone) più che l’Argentina o l’Uruguay; è nel nostro continente, che, dagli anni Ottanta, diventa una moda ballare il tango nelle milonghe; è nel nostro continente che Piazzolla diventa una figura di livello internazionale; è in Francia che Juan José Mosalini, nel 1999, porta il bandoneón nel Conservatorio ed è in Europa, in Belgio, che Alfredo Marcucci da operaio che lavorava la plastica ritorna a essere bandoneonista, arrangiatore e direttore.