Felice Fugazza (1922 – 2007) – settima parte

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Sonatina (1952, Ancona, Farfisa)

 

Preludio e fuga, Danza di fantasmi, Mosaico espagnol sono fra le prime opere di Felice Fugazza, gratificate subito da un lusinghiero successo. Ma parallelamente il musicista si dedica con notevole impegno anche alla didattica della fisarmonica, tanto che in stretta collaborazione con i colleghi Emilio Cambieri e Vittorio Melocchi, pubblica nel 1952 il 1° volume del Metodo Farfisa per fisarmonica, ancor oggi adottato da molte scuole in Italia e all’estero, iniziando così la realizzazione di un vero e proprio programma didattico per lo strumento ad ance libere.
Sonatina - Gian Felice FugazzaNello stesso anno il trentenne Fugazza dà alle stampe quello che il Melocchi definisce “il capolavoro” del musicista pavese: la Sonatina, «che rimane sinora un saggio insuperato nella letteratura della fisarmonica»[1]. In effetti la composizione fu subito considerata un’opera importante, di notevole spessore musicale e tecnico, piuttosto innovativa nell’ambiente fisarmonicistico di quegli anni.

Occorre considerare che all’epoca brani originali per fisarmonica – sia in stile classico o accademico che, ancor più, di genere colto/contemporaneo – erano ancora piuttosto desueti. In particolare il pezzo risulta una delle poche composizioni con chiaro riferimento alla forma sonata; si ricordano infatti rari esempi precedenti di brani di tal genere, provenienti inizialmente (non a caso) soprattutto dalla Germania: la Fruhlingssonatine (Sonatina primaverile – da antichi canti popolari tedeschi) di Hugo Herrmann (1896-1967) del 1940, la Sonatine fur Akkordeon del 1946 di Gerhard Strecke (1890-1968); la Sonate in C del 1949 di E.L. von Knorr (1896-1973) o l’assai meno conosciuta Sonatina del francese Jacques Mendel (1888?-196?)[2]; e soprattutto la rinomata Sonata in si minore n. 1 del russo Nikolai Chajkin (1905-2000) del 1944.
Se fino agli anni Cinquanta composizioni simili si contavano più o meno nelle dita di due mani, successivamente un numero via via maggiore di musicisti – spesso fisarmonicisti compositori – con intenti ed orientamenti stilistici alquanto diversificati, pubblicarono una quantità considerevole di Sonate e Sonatine. Da non dimenticare che tale forma compositiva, così come la Fuga, è tradizionalmente considerata una sorta di “banco di prova” per qualsiasi compositore, fin dalla formazione e apprendistato; rappresentando generi musicali fondamentali, da considerare veri e propri “cardini” dello sviluppo storico della cultura musicale occidentale. Ricordiamo quindi, tra i tanti che si cimentarono con la forma Sonata, autori come l’italoamericano Carmelo Pino, con la Sonata moderne op. 2 del 1958; lo statunitense David Diamond (1915-2005) con la sua Sonatina giocosa del 1966; lo svedese Torbjorn Lundquist (1920-2000) con la pedagogica Sonatina piccola del 1967; l’ucraino Konstantin Miaskov (1921- ) con la Sonatina del 1971; il lituano Valentinas Bagdonas (1929- ) con la propria Sonatina sempre del 1971 e altre Sonatine pubblicate nel 1980; il ceco Petr Fiala (1943- ) con la Sonatina facile (1975) e la Sonatina brevis (1976). Poi i polacchi Andrzej Krzanovski (1951-1990) con la Sonatina for accordion n. 1 (1979) e n. 2 (1987), la Sonata n. 1 (1972), la Sonata di concerto (1980) e la Sonata n. 2 (1987); Krzysztof Olczak (1956- ) con la Sonatina n. 1 (1979) e n. 2 (1985); Bronislaw Kazimierz Przybylski (1941-2011) con la A.B. Sonata for accordion (1988), la Spring Sonata (2003) e varie altre Sonatine; Bogdan Precz (1960-1996) di cui si ricorda la Sonata n. 2 (1993); poi i francesi Jean-Jacques Werner (1935- ) con la sua Sonatine del 1983 e Alain Abbott (1938- ) con 4 Sonates per fisarmonica e percussioni del 2000. Non possiamo infine dimenticare le Sonate dei fisarmonicisti-compositori “sovietici”, in particolare russi e ucraini che, sulla scia del decano Chajkin, furono piuttosto attivi in questo genere; fra questi autori citiamo Vladislav Zolotarjov (1942-1975) che compose tre Sonate (1970, 1971, 1972) delle quali la seconda, basata su temi ispirati dalla musica popolare della propria terra, ha goduto di grande popolarità; Kirill Volkov (1943- ) con quattro Sonate (1972, 1980, 1984, 1990); Alexander Nagaev (1947- ) con la sua Sonata op.13 in memoria di Zolotaryov del 1977; Vladimir Zubitsky (1953- ) che pubblicò la Sonata n. 1 del 1978, la n. 2 “slavonic” del 1986 e la Fatum-sonata (2000); Anatoly Kusjakov (1945-2007) che compose sette Sonate (1979, 1981, 1987, 1991, 1994, 2003 e la “Misterium” nel 2006); Alexander Zhurbin (1945, vivente ) con la Sonata n. 2 “Nostalgia” (1982) e la n. 3 del 1984.

– Breve analisi

La Sonatina di Fugazza è costituita da tre brevi tempi: Allegro vivo, Lentamente, Allegro con spirito ed è pensata per la tipologia di fisarmonica che all’epoca, vista anche la grande diffusione letteralmente globale, era considerata per l’appunto standard, come viene denominata ancor oggi, ovvero il modello “a bassi e accordi preformati”; il manuale sinistro a “bassi sciolti” era allora pochissimo diffuso o non si conosceva affatto.
Tuttavia, come scrisse lo stesso autore nel 1987, «un’esecuzione a bassi sciolti non è da escludere […]. In generale la mano sinistra è scritta in note reali, quindi potrebbe essere letta ed eseguita con bassi sciolti così come sta. Si deve dunque fare molta attenzione all’equilibrio tra le due mani: la sinistra, proprio per i suoi frequenti impegni tematici, non deve essere mai soverchiata dalla mano destra. E per ottenere questo non solo si devono bilanciare correttamente i registri ma si deve controllare con estrema cura la condotta del mantice»[3].
La composizione è scritta senza alterazioni in chiave, però «il brano non si può considerare né atonale né tantomeno scritto secondo criteri musicali diversi da quello tonale. Le scale utilizzate sono però estranee al sistema tonale in senso stretto, segno evidente il frequente abbassamento del II grado delle scale minori […]»[4].
In riferimento alla tonalità (e alla testura) la composizione è generalmente caratterizzata da un marcato cromatismo «prevalentemente finalizzato però alla dinamica modulante che, invece di sfaldare la tonalità, propone una catena di modulazioni dall’una all’altra tonalità; spesso solo accennate, spesso proposte e subito eluse. Tutto questo genera una dinamica armonica sempre interessante, sempre rinnovata, mai tesa intenzionalmente a sradicare però le strutture tonali»[5].
Come scrisse Vittorio Melocchi (“Fisarmonica”, 1963), riguardo al primo movimento: «Il tema incisivo ed originale viene sviluppato con maestria, dando luogo a nuove idee, a nuovi disegni ritmici che rendono assai interessante e vario tutto questo primo tempo» che «[…] è uno scintillio di ritmi e di disegni, un alternarsi di coloriti che, per metterli in evidenza, occorre l’esecuzione di un virtuoso di classe».
Sonatina - Fugazza (I estratto)Entrando un po’ più nel dettaglio, il tema iniziale del primo tempo è caratterizzato da un arpeggio ascendente di Si minore; come scritto dallo stesso Fugazza: «l’ultima nota della prima misura della mano sinistra insieme alle prime due della seconda» costituiscono un “nucleo” da cui «sarà poi derivato il tema del secondo tempo»[6].
«La prima parte del primo tempo si struttura in gruppi di quattro misure nella forma AABBAA seguita da un periodo modulante che porta al secondo tema» il quale, decisamente tonale, «si presenta all’unisono, quasi anticipando gli unisoni all’inizio del secondo e terzo tempo, poi si arricchisce con un breve contrappunto a due parti. Lo sviluppo che segue sfrutta molti elementi: da notare la ricomparsa del disegno iniziale ad arpeggio, i ribattuti del “B”, il secondo tema in accordi poi ripreso all’unisono per condurre alla modulazione che porta alla ripresa»[7].

Sonatina - Fugazza (II estratto)Passando al secondo tempo il Melocchi scrisse: «lo possiamo definire stupendo; il tema lento e triste annunciato dai bassi, si snoda in crescendo passando da una a tre voci con effetto grandioso. Alla terza riga un elemento del tema è sviluppato con rara efficacia, con un dosato e graduato aumento di sonorità, sino a portarsi al grandioso finale in forma di corale».
Come già accennato il tema del secondo movimento deriva, con una certa libertà, dal nucleo di tre note ai “bassi” esposto all’inizio del primo tempo. In questa sezione è interessante il rapporto dialettico tra il tema ed il suo moto contrario che, dopo l’elaborazione di “un poco liberamente”, attraverso graduale intensificazione armonica e di sonorità, porta “alla distesa conclusione in Do maggiore” (v. G.F. Fugazza, il musicista poliedrico, a cura di Sandro Strologo, P.A., 2017).

Sonatina - Fugazza (III estratto)Infine «il terzo tempo deriva il suo tema dal secondo tema del primo tempo. Tale tema però si presenta qui in forma quasi modale […]». Questo movimento «si sviluppa in forma di variazioni, ma con strutture piuttosto libere. Da notare, nel suo insieme, il progredire della densità armonica (o polifonica) ed il graduale evolversi del colore modale verso l’affermazione di una tonalità. Questo è un elemento che caratterizza l’intera composizione. Dalla misura 93, dove si conclude l’ultima variazione, iniziano le consuete code seguite dal tema all’unisono che si esaurisce in un continuo distendersi del ritmo»[8]; sugellando il tutto con un finale maestoso.

– Gli interpreti

Il pezzo fu subito inserito come pezzo d’obbligo in vari concorsi sia nazionali, come il 2° Campionato nazionale di fisarmonica svoltosi ad Appiano Gentile nel 1953, sia internazionali, come il 2° Trofeo Mondiale della fisarmonica tenutosi a Barcellona nel giugno del 1952[9].
La composizione è poi stata inserita nei programmi didattici di molte scuole e conservatori, italiani (vedi i programmi ministeriali d’esame del vecchio ordinamento) ed esteri.

Riguardo alle registrazioni storiche, o di riferimento, di Sonatina occorre constatare che, inspiegabilmente, il brano non ha avuto molte registrazioni discografiche… anzi!
Solo piuttosto recentemente il giovane Silvano Bollini, ne ha lasciato una sua interpretazione nel CD “Gian Felice Fugazza”, che presenta una panoramica della produzione per fisarmonica sola del musicista pavese, realizzata nel 2015 dagli studenti del Conservatorio di Milano sotto la “supervisione” dal Maestro Sergio Scappini. (v. discografia).
Ad ogni modo alcuni interpreti interessanti hanno lasciato testimonianza delle loro esecuzioni nella rete, per cui su You Tube possiamo ascoltare ad esempio registrazioni storiche, come quella del francese Jean Lapeyre (1932-1966) risalente al 1965, o più recenti come quella del messicano Victor Madariaga o dell’italiano Mimmo Mirabelli.

– Conclusioni

Uno dei motivi per cui la Sonatina risulta attualmente un po’ dimenticata – così come molti altri brani “originali” dello stesso periodo – potrebbe risiedere nel fatto che i fisarmonicisti di oggi essendo «polarizzati dalle scuole orientali tradizionalmente legate alla bottoniera [tastiera a bottoni, N.d.A.], considerano erroneamente la fisarmonica a tastiera tipo pianoforte come un ibrido da non utilizzare»[10]. Occorre infatti considerare che il pezzo fu pensato proprio per quest’ultimo tipo di strumento, ovvero “a pianoforte” essendo l’autore un organista, sfruttando a fondo quindi molti procedimenti testurali tipici della tradizione tastieristica/organistica, fondate sulla tecnica del “legato”, così «coerente con le sonorità “tenute” dallo strumento»[11].
In ogni caso credo che la migliore conclusione su questo importante brano, possa essere affidata ancora alle parole dello stesso autore, che scrisse: « […] una composizione dedicata alla fisarmonica, per la fisarmonica, scritta in misura della fisarmonica, senza chiedere l’impossibile ma ottenendo dallo strumento tutto il possibile. Il brano non è di facile esecuzione, eppure credo che l’impegno dell’esecutore venga qui speso per raggiungere la piena espressività dello strumento e la completa realizzazione dell’opera senza buttare energie in acrobazie plateali che poco hanno a che vedere con la musica»[12].

 

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Boccosi Bio – Pancioni Attilio, La fisarmonica italiana, Ancona, Farfisa, 1963-64;

Melocchi Vittorio, Le composizioni per fisarmonica di Felice Fugazza, in periodico “Fisarmonica”, Ancona, Farfisa, 1963;

Mugnoz Alessandro, Ricordo di GianFelice Fugazza, articolo nei periodici Fisarmoniae, Osimo (AN), Brillarelli, 2007 e in Strumenti&Musica, Spoleto (PG), ArsSpoletium, 2007;

Strologo Sandro, a cura di, Gian Felice Fugazza. Il musicista poliedrico, Recoaro Terme (VI), P.A., 2017;

Jercog Aleksi, La fisarmonica. Organologia e Letteratura, Caselle di Altivole (Treviso), Physa, 1997;

Jercog Aleksi, Super VI Scandalli. Una fisarmonica nella storia, Caselle di Altivole (Treviso), Physa, 2004.

 

DISCOGRAFIA ESSENZIALE (lavori discografici in cui è inserita Sonatina di Fugazza)

– CD La musica di Gianfelice Fugazza, Silvano Bollini, fis., Caselle di Altivole (PG), Physa, 2015. Registrazione “Live” effettuata il 22/09/2015 nella “Sala Verdi” del Conservatorio di Milano; Art Director: Sergio Scappini. Con il contributo ed il patrocinio delle aziende Bugari Armando (Castelfidardo), Stocco (Stradella) e dell’Associazione Nuovo C.D.M.I.

 

[1] Cfr. Melocchi Vittorio, Le composizioni di Felice Fugazza, in Fisarmonica – “Didattica e interpretazione”, Anno ?, n. 6 ?, pag. 14, Ancona, 1963.
[2] La Sonatina di Mendel fu pezzo d’obbligo alla “Coppa Mondiale di fisarmonica” del 1951 svoltasi a Parigi.
[3] Cfr. Strologo Sandro, a cura di, Gian Felice Fugazza, il musicista poliedrico, pag. 52, P.A., 2017.
[4] Ivi, pag. 49.
[5] Ibidem
[6] Op. cit., pag. 50.
[7] Ivi.
[8] Ivi, pagg. 51-52.
[9] Cfr. Boccosi/Pancioni, La fisarmonica italiana (v. bibliografia).
[10] Cfr. Gian Felice Fugazza, il musicista poliedrico, a cura di Sandro Strologo, P.A., 2017, pag. 53.
[11] Ibidem
[12] Ibidem