Per capire chi è stato Aníbal Troilo basta prendere in considerazione una cosa: nel 2005, il Congresso della Repubblica Argentina ha dichiarato la data dell’11 luglio (compleanno di Troilo) “Giornata Nazionale del Bandoneón” con la legge n. 26.035. La disposizione è stata votata il 18 maggio di quell’anno e promulgata il 16 giugno; i suoi promotori sono stati Francisco Torné, nipote di Zita Troilo (la sua adorata moglie), e il poeta Horacio Ferrer, amico del musicista, ma, soprattutto, Presidente dell’Accademia Nazionale del Tango. Quindi, il nostro Troilo non è uno tra i tanti bandoneonisti, lui è “il” bandoneonista, anzi “il bandoneonista di Buenos Aires”. Infatti, Aníbal Carmelo Troilo nella capitale argentina ci è nato (l’11 luglio 1914) e ci è morto (il 18 maggio 1975), dedicando la propria esistenza alla musica e, principalmente, dall’età di otto anni sino alla scomparsa, a suonare il bandoneón, lo strumento del tango rioplatense. Era soprannominato “Pichuco” o – come per denotarne la grandezza – “El bandoneón de Buenos Aires” oppure – forse in modo un po’ meno gentile – “El gordo” (“Il ciccione”) a causa della sua corporatura. Come già si poteva intuire dal fatto che uno dei promotori della sopracitata legge fosse un nipote della moglie, Troilo aveva trovato nella sua consorte, Ida Dudui Kalacci (soprannominata “Zita”, nata nel 1916, scomparsa il 1° luglio 1997, di origine greca) una sua caparbia sostenitrice. Il supporto della moglie ha senz’altro aiutato Troilo nel realizzare una carriera artistica di così grande rilievo.
Da bambino, Troilo sente suonare il bandoneón nei locali del proprio quartiere (fino agli otto anni di età, nel quartiere Abasto, poi, dopo la morte del padre, tra il rione Gallo e l’Agüero), ma sua madre gliene può acquistare uno solamente dopo il compimento dei dieci anni. Inizia a esibirsi già a undici anni e a quattordici (1928) ha già un quintetto. Nel 1930, viene assunto nel sestetto del grande violinista Elvino Vardaro, in cui trova al pianoforte Osvaldo Pugliese e, come secondo violino, Alfredo Gobbi. Troilo è il secondo bandoneón; il primo è il più maturo Ciriaco Ortiz (di nove anni più grande). Aníbal dirà di aver appreso molto da questo talentuoso bandoneonista; non lo definisce insegnante, ma questo è quasi scontato visto che all’epoca il mestiere del musicista di tango si rubava con gli occhi, tramite l’affiancamento in orchestra. Anche se questa formazione con nomi così celebri non è riuscita (perché poi si è sciolta) a entrare in sala d’incisione e a lasciarci, dunque, delle registrazioni, costituisce un passaggio fondamentale nella crescita artistica di Troilo. Dopo questo sestetto, Troilo fa altre grandi esperienze di lavoro e formative nell’orchestra di Juan “Pacho” Maglio; in un’orchestra formata per incidere con la Victor, che venne chiamata Los Provincianos (in cui si ritrova al fianco di Ciriaco Ortiz); nelle orchestre di Julio de Caro, Juan D’Arienzo, Ángel D’Agostino, Luis Petrucelli e, inoltre, nella Típica Victor, diretta dal bandoneonista Federico Scorticati.
Prima della costituzione di un’orchestra a proprio nome, Troilo lavora con El Cuarteto del 900, al fianco, nuovamente, del violinista Elvino Vardaro, e insieme al flautista Enrique Bour e al fisarmonicista – nato a Marsiglia, ma naturalizzato argentino – Feliciano Brunelli. Esecuzioni di questo quartetto sono state trasmesse dalla stazione radiofonica Radio Mitre di Buenos Aires.
Per il carnevale del 1937, il giovane Aníbal viene coinvolto in una mega orchestra appositamente costituita, la cui direzione è affidata all’arcinoto Juan Carlos Cobián.
Secondo alcune fonti, il battesimo in sala di incisione della propria orchestra sarebbe avvenuto il 7 marzo 1937, quando per l’etichetta Odeon vengono incisi il celebre tango di Eduardo Arolas Comme il faut, e Tinta verde di Augustín Bardi.
Il debutto ufficiale della nuova formazione – Aníbal Troilo y su orquesta – avviene presso il Marabú di Buenos Aires (locale di un certo prestigio dove andava a ballare gente altolocata) il 1° luglio 1937.
Il sito web argentino “Todotango” (sostenuto da contributi pubblici per l’opera di ricerca e approfondimento sul tema del tango) mette in dubbio quella data della prima incisione dell’orchestra di Troilo, posticipandola di un anno. “Todotango” riporta, infatti, il 7 marzo 1938 per le incisioni di Comme il faut e Tinta verde. A supporto di questa tesi ci sono delle ragioni certamente valide: com’è possibile che, durante il carnevale del 1937, Troilo, si esibisca con l’orchestra di Cobián in numerosi concerti e che, dopo poche settimane, abbia già una propria formazione pronta e affiatata per andare in sala d’incisione? Per quale motivo un’orchestra, così ben affinata dal proprio direttore dall’essere pronta ad incidere dei brani il 7 marzo, non si esibisce in pubblico fino al 1° luglio? Queste perplessità fanno propendere per un collocamento della data delle incisioni al 7 marzo 1938.
Comunque, il 1937 resta un anno fondamentale per Aníbal Troilo in quanto egli raggiunge l’obiettivo di avere un’orchestra a proprio nome a soli ventitré anni (cosa molto particolare: a quella data non si è ancora mai occupato di comporre brani); sempre nel 1937, conosce una ragazza di origine greca, che lavora in un locale: Ida Dudui Kalacci (“Zita”), che diventerà sua moglie.