Il folk elettronico dei Mùm – Una fiaba islandese fra sogno e tradizione

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Mùm“Le fonti d’ispirazione? Emma Goldman e Sergej Ėjzenštejn.
Il processo di scrittura? Totalmente casuale. Facciamo pochissime cose in maniera davvero consapevole, la nostra è soprattutto una forma di esplorazione”.
Li hanno definiti “folktronici”, ma i Mùm sono un magnifico, sfuggente ibrido. La band proteiforme riunita intorno al polistrumentista (e occasionalmente poeta) Orvar Smárason ha una formazione libera e altamente variabile: un cast rotante di chitarre, sintetizzatori, tamburi, tamburelli, fiati, trombe, fisarmoniche, campane… I membri sembrano andare e venire a loro piacimento, prendendosi del tempo in proprio per suonare in altre band, scrivere romanzi, dedicarsi alla famiglia o… diventare professori universitari. “Molte delle nostre canzoni provengono da piccoli strumenti elettronici” – spiega ancora Smárason – “ma non riesco mai a definire il nostro suono. Ogni volta che ci provo mi sento come se stessi… mentendo”.
Nel fecondo panorama dell’elettronica minimale e cinematica che si è sviluppata nell’ultimo ventennio nell’area scandinava dell’Europa (con i sorprendenti norvegesi Royksopp, gli storici GusGus, gli estrosi Sigur Rós, che hanno trasfigurato il natio islandese in un linguaggio inventato dai suoni onomatopeici), i Mùm sono quelli che più hanno osato la contaminazione con il folk e le tradizioni popolari d’Islanda. Una vera opera di destrutturazione, la loro, ma senza alcuna volontà di demolizione. Piuttosto nelle loro partiture lievi e felicemente lo-fi c’è tutta la curiosa, ingenua meraviglia di un bambino che smonta un giocattolo.
Quando nel marzo del 2000 esce il loro album di debutto Yesterday Was Dramatic – Today Is OK (originariamente pubblicato dall’etichetta islandese TMT, poi acquisito dalla tedesca Morr Music), la band ha alle spalle tre anni di vita e la collaborazione prestigiosa col musicista techno-industrial Musikvatur, molto conosciuto in patria (che infatti firma il remix di alcuni brani del disco). MùmLa formazione base è composta da quattro elementi: i polistrumentisti Gunnar Tynes (con un rumoroso passato nel punk e nell’hardcore) e Orvar Smárason (compositore di musiche per videogiochi) e le gemelle Krìstin-Anna e Gyda Valtysdòttir, che invece vengono da studi classici, rispettivamente al pianoforte e al violoncello. Leggenda vuole che il bizzarro, assortito quartetto sia nato da uno spettacolo teatrale a Reykjavik allestito dalle sorelle Valtysdòttir, in cui i riottosi Tynes e Smárason curavano musiche e sonorizzazioni. “Il nome Mùm non voleva avere alcun significato particolare”, spiegherà Krìstin-Anna in una celebre intervista alla rivista svedese “Fókus”, se non il vezzo grafico di rappresentare due elefanti, uno di fronte all’altro, che si tengono per le proboscidi.
Il gusto evanescente per il nonsense emerge anche nelle dieci tracce del loro debutto: una delicata fusione di strumenti da camera (fisarmonica, tromba, campanelli, clarinetto, piano, violino, il vivido violoncello di Gyda… le tastiere giocattolo!) e vocalizzi atmosferici processati con tecniche glitch per costruire disturbi ritmici o poliritmici. L’impianto è folk (con chitarra e basso rigorosamente acustici), l’approccio è vintage (con l’estrosa fisarmonica suonata in scioltezza da Krìstin-Anna), la confezione elettronica (in dichiarato omaggio alla scuola tedesca dei To Rococo Rot). A differenza di quest’ultima, colpisce l’insistita ingenuità del costrutto: la volontà quasi caparbia di allontanare ogni intellettualismo, ogni forma di razionalizzazione, per sciogliersi in un flusso melodico di raffinata dolcezza e profondo potere evocativo. Lo dicono a voce chiarissima in Don’t Tell Mùm, il documentario che il “regista rock” Danny Boyle dedica loro sull’onda del successo.
Nei sei album successivi i Mùm hanno ondeggiato intorno alla forma canzone, giocando a sparigliare le parti o accostandosi a canoni più pop. Resta costante la poetica della loro composizione: una musica che raramente mira al pathos e che invece corre per cerchi concentrici intorno a un nucleo fluido, incorporeo, senza confini.
Lo scorso anno, nel ventennale del loro debutto, la Morr Music ha ripubblicato Yesterday Was Dramatic – Today Is OK con una versione del brano Smell Memory riarrangiato dal Kronos Quartet: un omaggio, un’estremizzazione ma anche una filiazione naturale di questa inclinazione al minimalismo e alla ciclicità.
Qualcuno ha definito quella dei Mùm musica “da terraformazione”. E in effetti è bello considerarla come il turbine di nuvole dentro cui ci possiamo accoccolare in attesa di conoscere il suolo. Una ninna nanna per la nascita del mondo.

 

DISCOGRAFIA

Yesterday Was Dramatic – Today Is OK (TNT, 2000 e ristampa Morr Music, 2005)
Finally We Are No One (Fat Cat Records, 2002)
Loksins erum við engin (versione islandese dello stesso album, Smekkleysa Records, 2002)
Summer Make Good (Fat Cat Records, 2004)
Go Go Smear the Poison Ivy (Fat Cat Records, 2007)
Sing Along to Songs You Don’t Know (Morr Music, 2009)
Smilewound (Morr Music, 2013)

 

LINK
http://www.mum.is/
https://www.morrmusic.com/
https://fat-cat.co.uk/