La fisarmonica come fonte sonora e ritmica

I nuovi orizzonti dell’accordion secondo Endrio Luti

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Endrio Luti - Foto di Matteo OriginaleEndrio Luti è un fisarmonicista poliedrico, che guarda al suo strumento animato da uno spirito innovativo. Il suo obiettivo è andare alla ricerca delle giuste motivazioni per migliorarsi sempre, il più possibile, oltre a concentrarsi sull’aspetto emozionale delle sue performance, attraverso le quali cerca sempre di trasmettere emozioni al pubblico presente ai suoi concerti. In questa chiacchierata ripercorre i punti salienti della sua carriera, raccontando esperienze umane e professionali particolarmente significative per lui.

Prima di dedicarti completamente alla fisarmonica ti sei diplomato in corno. Com’è avvenuto il passaggio da uno strumento all’altro?

Iniziai lo studio della fisarmonica negli anni Settanta con il M° Umberto Allodi. Quando decisi di studiare in conservatorio, purtroppo questo strumento non era ancora entrato nelle nostre Istituzioni. Consapevole che senza un diploma sarebbe stato difficoltoso vivere di musica, cominciai lo studio del corno diplomandomi al Conservatorio della Spezia, allora sezione staccata di Genova. Naturalmente non ho mai abbandonato la fisarmonica, che mi ha permesso di mantenermi negli studi. Fortunatamente, nel 1992, con l’istituzione delle prime cattedre nei nostri conservatori, e grazie all’ incontro con il M° Ivano Battiston e successivamente con il M° Salvatore Di Gesualdo, sono riuscito a diplomarmi anche in fisarmonica.

Nel corso della tua carriera, oltre a esibirti ovviamente in Italia, hai calcato i palchi in diverse nazioni quali Svizzera, Polonia, Belgio, Germania, Spagna. Quali sono i ricordi più vivi legati a queste esperienze concertistiche all’estero?

I ricordi più belli sono legati ai lunghi viaggi, quasi sempre in macchina. Specialmente le prime tournée in Polonia, dove senza alcun supporto tecnologico, a volte, era veramente arduo trovare i luoghi dei concerti. L’esperienza concertistica è fondamentale per un musicista, perché ogni concerto ti lascia qualcosa, quindi tu speri di aver trasmesso delle emozioni al pubblico presente. Ho dei ricordi meravigliosi di tutte le mie esperienze all’ estero, ma i live recenti in Spagna in trio con mia moglie e mio figlio non hanno prezzo.

Hai fondato il gruppo Ance Libere, formazione con la quale ti prefiggi l’obiettivo di valorizzare il ruolo della fisarmonica nella musica da camera. Quando e perché hai avvertito questa esigenza artistica?

Ho fondato il Gruppo Strumentale Ance Libere nel 1990. L’ obiettivo principale è sempre stato quello di valorizzare la fisarmonica nella musica da camera, anche perché all’epoca era considerata quasi esclusivamente uno strumento solistico e virtuosistico, prospettiva a mio avviso molto riduttiva. Le cose, per fortuna, sono migliorate molto – e il repertorio – anche e soprattutto originale, proprio quello da camera, si sta arricchendo notevolmente. Penso che ci sia da lavorare ancora in questa direzione, in particolar modo nell’ utilizzo della fisarmonica come una fonte sonora e ritmica in grado di aprire nuovi orizzonti sonori in combinazione con altri strumenti o voci.

Durante il tuo percorso hai ottenuto svariati riconoscimenti in concorsi nazionali e internazionali. Il successo riscontrato in questi ambiti rappresenta per te un reale valore aggiunto?

Vincere un concorso è sicuramente gratificante, anche se personalmente non lo reputo un valore aggiunto. Credo che questi debbano essere considerati come un momento di confronto e di crescita. Senza dubbio esistono concorsi che possono offrirti grandi opportunità, ma sono sempre più convinto che la reale consapevolezza delle proprie capacità sia la chiave per trovare le giuste motivazioni nel migliorarsi costantemente.

A proposito di concorsi, sei stato membro di giuria del “Mese Musicale Genovese”. Quali sono i tuoi principali parametri di giudizio nel valutare i partecipanti?

La valutazione è sempre difficile in tutti i campi, anche in presenza di parametri già concordati con gli altri membri della commissione. Io sono sempre colpito dalle emozioni che mi vengono trasmesse al momento, poiché trattandosi di valutare uno strumentista è chiaro che le capacità tecniche e un suono sempre attento alle caratteristiche del brano siano un valore importante nel giudizio. Sono certo che chi affronta un concorso abbia lavorato duramente. Proprio nel rispettare tutto ciò, al momento dell’audizione, cerco di non partire da una mia idea esecutiva, ma di rimanere stupito da chi osa senza eccedere troppo rispetto a quello che richiede la partitura.

Endrio Luti - Foto di Matteo OriginaleOltre alla tua intensa attività concertistica, sei molto impegnato nel ruolo di docente di fisarmonica. A tuo avviso, sul profilo umano e meramente professionale, quali sono i requisiti più importanti per essere definito un buon insegnante?

Quello dell’insegnante è un lavoro complesso, per cui insegnare uno strumento musicale, per alcuni versi, è ancora più complicato. Avere un profilo umano è fondamentale, così come essere vicini alle esigenze dello studente non solo nell’ambito musicale, ma anche nel comprendere le difficoltà oggettive che si incontrano nelle diverse fasce di età. Dal punto di vista professionale, a mio parere, un buon insegnante deve aiutare lo studente ad acquisire una propria identità, avere la giusta autostima, senso di responsabilità e ad avere la giusta dose di creatività necessaria per trovare stimoli continui. Sono convinto che il ruolo del didatta sia decisivo nel raggiungere questi obiettivi.

Tornando al concertismo, in questo momento collabori con il quintetto di fisarmoniche di Ivano Battiston, formazione con la quale hai effettuato delle registrazioni per la “Ema Vinci”. Quali sono le peculiarità stilistiche più significative di questo progetto?

Il “Quintetto Italiano” di fisarmoniche nasce nel 2019, in occasione di un progetto compositivo e discografico del compositore Alessandro Magini. Scopo primario della formazione è quello di sviluppare una letteratura per questo organico, sia originale che di trascrizione, sfruttando le enormi potenzialità di questa combinazione strumentale. Nonostante gli impegni didattici dei componenti e le attività artistiche personali, stiamo lavorando a questo progetto con una passione straordinaria.

Soffermandosi sul tuo strumento, quale modello di fisarmonica utilizzi in studio di registrazione e dal vivo?

Il mio strumento è una Pigini modello “Sirius”. Lo uso nelle registrazioni e nella musica dal vivo. In passato ho utilizzato anche strumenti di altre marche, ma devo dire che le fisarmoniche italiane che ho suonato sono ottime, ciascuna con le sue caratteristiche ben definite.

Da qui ai prossimi mesi, la tua agenda artistica è fitta di impegni?

Nei prossimi mesi continuerò la mia attività artistica con il mio carissimo collega pianista Federico Rovini, con il quale abbiamo un duo ormai storico, oltre al mio trio Italiano completato da mia moglie e mio figlio.  Saremo a Taranto, Grottaglie, Salerno, Caramanico Terme, Genova, La Spezia, Massa, Parma. Inoltre spero vada in porto una serie di concerti in Polonia rimandati a causa dei tristi eventi che tutti conosciamo. E Logicamente sarà sempre presente anche l’attività didattica.

 

(Foto di Matteo Originale)

 

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