Le Trascrizioni per Fisarmonica di Aldo Turconi

Il “fisarmonicista del Teatro alla Scala”

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Aldo TurconiLe trascrizioni rappresentano spesso una parte importante della letteratura specifica per ogni strumento musicale. Ciò, evidentemente, è ancora più vero nel caso della fisarmonica, strumento relativamente giovane e con un repertorio ancora non troppo esteso. Grazie alle trascrizioni di Aldo Turconi, recentemente pubblicate da Ars Spoletium, anche i fisarmonicisti – studenti e professionisti – avranno la possibilità di interpretare sul proprio strumento alcuni capolavori dei più grandi musicisti, appartenenti a epoche precedenti la messa a punto dell’attuale fisarmonica.

Chi è Aldo Turconi
Turconi si può definire un musicista dalle due anime, grazie alla sua duplice carriera artistica: come violinista al Teatro alla Scala e come fisarmonicista di notevole livello. Nato a Luino, una piccola cittadina in provincia di Varese che si affaccia sul lago Maggiore – non lontano dal confine svizzero, Turconi mostrò fin da giovanissimo un vero talento per la musica. Dopo aver iniziato a studiare fisarmonica a dieci anni, nel 1948, proseguendo poi con il maestro Aldo Ceccato (in seguito divenuto un importante direttore d’orchestra) alla “Scuola Farfisa” di Milano, intraprese contemporaneamente anche lo studio del violino. A metà degli anni Cinquanta  del Novecento, arrivarono subito le prime affermazioni ai concorsi nazionali di fisarmonica di Appiano Gentile e di Orvieto, ai quali seguirono altri concorsi e numerosi concerti.

Gli inizi
Turconi iniziò la carriera fisarmonicistica negli anni dal 1957 al 1965, esibendosi in duo o trio e proponendo pezzi originali e varie trascrizioni nei “caffè concerto”: veri e propri concerti giornalieri. In quel periodo registrò alcuni pezzi del proprio repertorio alla Radio della Svizzera italiana, in duo con contrabbasso.
Parallelamente, proseguì lo studio del violino con il maestro Enzo Porta alla Civica Scuola Musicale di Milano fino al diploma, conseguito nel 1962, presso il Conservatorio di Milano, diventando il primo diplomato in violino della Civica Scuola, diretta da Felice Lattuada. Iniziò subito dopo una parallela attività concertistica come violinista, facendo parte della Camerata di Cremona in diverse tournée nazionali e internazionali. Nel 1965, fu scritturato dal Teatro Massimo di Palermo come violinista.

La carriera
Il 1965 fu un anno di svolta per la sua carriera: vinse infatti il concorso per entrare nell’orchestra del Teatro alla Scala, dove resterà fino al 2000, potendo così svolgere un’attività professionale che solo una grande orchestra può offrire: ogni giorno prove, recite, concerti, registrazioni, tournée con grandi direttori, solisti e cantanti; e con un enorme repertorio di musica operistica, sinfonica e moderna. Ma, oltre all’orchestra della Scala, Turconi suonò anche in piccoli gruppi cameristici e stabilmente in trio, con pianoforte e violoncello, insegnando contemporaneamente violino in una scuola della Gioventù Musicale. Non si può dimenticare, poi, l’attività con la Filarmonica alla Scala, fondata da Claudio Abbado nel gennaio 1982, con cui svolse parallelamente numerosi concerti e tournée in tutto il mondo.
Nonostante i numerosi impegni come violinista, Turconi non abbandonò mai la sua fisarmonica. Sempre nel fatidico 1965 toccò probabilmente l’apice della carriera come fisarmonicista: interpretò per la Rai la parte solista del Concerto per fisarmonica e orchestra di Paul Creston, con l’Orchestra Sinfonica della Rai di Roma, diretta dal Maestro Orlando Barera (direttore della El Paso Symphony Orchestra del Texas). Facevano parte dell’orchestra noti concertisti come Angelo Stefanato (primo violino), Dino Asciolla (prima viola), Franco Petracchi (primo contrabbasso) e, non ultimo, il flautista Severino Gazzelloni, molto impegnato nell’Andante pastorale.
Aldo TurconiTurconi suonò poi la fisarmonica in varie altre occasioni con la sua orchestra milanese, tanto da essere poi soprannominato “il fisarmonicista della Scala”. Ricordiamo soprattutto il Wozzeck di Alban Berg, eseguito al Teatro alla Scala sin dal 1977. Ma poi ebbe l’opportunità di suonare lo strumento ad ance libere in diverse opere, balletti e concerti, portando la fisarmonica anche al Teatro Lirico, al Conservatorio, al Teatro Studio, al Piccolo Teatro di Milano, all’Opera National de Paris. Significativo il concerto per il Cinquantesimo della ricostruzione del Teatro alla Scala, diretto dal Maestro Muti con orchestra, cantanti coro, e… la fisarmonica.
Turconi tornò definitivamente al suo primo strumento negli ultimi decenni, attraverso il lavoro di trascrittore, grazie all’amico concertista Gervasio Marcosignori. Questi, insieme ai maestri Boccosi e Bertolini, lo invitò, nel 2011 – come suggello della sua significativa attività artistica – a lasciare l’impronta della mano presso il “Museo Internazionale delle impronte dei grandi della fisarmonica”, fondato dagli stessi maestri a Recoaro Terme.

Le trascrizioni di Aldo Turconi
Turconi, già all’inizio della propria attività di fisarmonicista, ben presto si rese conto che il repertorio per lo strumento era – soprattutto all’epoca (anni Cinquanta) – limitato e che c’era un bisogno urgente di nuove composizioni e trascrizioni. Cominciò, allora, un lavoro certosino e attento nell’ambito della ri-creazione, quindi dell’adattamento e dell’arrangiamento. Ricordiamo che uno dei suoi primi lavori (rimasto manoscritto) fu la trascrizione per quattro fisarmoniche del noto Improvviso di Felice Lattuada, originariamente pubblicato per fisarmonica sola (ma esistente anche in una precedente edizione per tromba e pianoforte).
Quindi, una duplice consapevolezza lo spinse a dedicarsi a questo lavoro di ri-creazione: da una parte il bisogno di grandi opere del passato, attualizzate e adattate alle tipiche sonorità della fisarmonica; dall’altra la sua preparazione sia come violinista e orchestrale – quindi concreto conoscitore di quella musica da trascrivere – e l’altrettanta preparazione tecnica e artistica come fisarmonicista, conoscitore del “mezzo fonico” per cui si trascrive.

Caratteristiche tecniche – lo strumento
Lo strumento di riferimento, per il suo lavoro di trascrittore, è la fisarmonica che ha accompagnato Turconi in tutta la sua attività artistica: un classico strumento “a pianoforte” 41/120, come si dice in gergo (ovvero 41 tasti a destra e 120 bassi a sinistra); per la precisione una fisarmonica “Settimio Soprani” (Artist VI), assimilabile al celebre “Super VI Scandalli”, ovvero lo strumento suonato da musicisti come Gervasio Marcosignori nel suo periodo d’oro, sin dagli anni Quaranta-Cinquanta. Si tratta, quindi, di una fisarmonica a bassi “standard” (o bassi Stradella), lo strumento in assoluto più utilizzato all’epoca. Turconi segue le orme dei grandi pionieri dello strumento: dai fratelli Guido e Pietro Deiro a Charles Magnante e Anthony Galla-Rini, fino al già citato Marcosignori. Uno strumento che ancora oggi, pur avendo l’attuale fisarmonica classica adottato i cosiddetti “bassi sciolti” (free bass), può comunque essere considerato la base dello “strumento classico”, con quattro file di voci al manuale destro – di cui due in “cassotto” – e cinque voci al manuale sinistro a “bassi e accordi preformati”: sistema presente generalmente in ogni tipologia di fisarmonica – sia “a piano” che a bottoni – ‘identificativo’ dello strumento fisarmonica (anche se non veramente standardizzato).

Opere principali
Le trascrizioni di Turconi includono opere di Johann Sebastian Bach, Antonio Bazzini, Ludwig Van Beethoven, Johannes Brahms, Franz Joseph Haydn, Antonio Locatelli, Niccolò Paganini, Franz Schubert, Henrik Wieniawski e vari altri. Il repertorio, accuratamente scelto da questi autori, fu praticato direttamente nel corso della sua lunga carriera violinistica, come orchestrale o camerista, ma poi anche sperimentato concretamente nella nuova versione fisarmonicistica. Tra le sue numerose trascrizioni trattiamo brevemente i cinque titoli recentemente pubblicati dalla Ars Spoletium.
– La Partita II BWV 1004 (Ciaccona) di J. S. Bach, dall’originale per violino solo, con l’accompagnamento per pianoforte di Robert Schumann. Tale celebre composizione è generalmente trascritta ed eseguita alla fisarmonica con riferimento alla nota e ulteriore trascrizione pianistica di Busoni; Turconi, invece, realizza il suo lavoro rifacendosi all’accompagnamento pianistico di Schumann, sfruttando al meglio le caratteristiche della tastiera a bassi e accordi precomposti.
Aldo Turconi– Scherzo, dalla Sonata per pianoforte e violino n. 5 op. 24 di Ludwig van Beethoven. Qui il trascrittore è riuscito a sintetizzare la sonorità e la tessitura dei due strumenti, ben adattandola alle due tastiere della fisarmonica.
– Largo, dal Secondo Tempo del Triplo Concerto per Pianoforte, Violino e Violoncello op. 56, sempre di L. van Beethoven. In questo caso l’impresa è stata ancora più ardua, vista la maggiore consistenza – sonora e di “testura” – prodotta dai tre solisti con l’orchestra, ma si può affermare che la sfida è stata senz’altro vinta da Turconi.
– Scherzo, dalla Sonata F.A.E. per Violino e Pianoforte, opera postuma Wo02, di Johannes Brahms. Si tratta di una Sonata composta nell’ottobre 1853 – da Robert Schuman, Albert Dietrich e Johannes Brahms – per il violinista, e amico dei tre compositori, Joseph Joachim. La Sigla F.A.E., che richiama la sequenza di note F (fa), A (la) ed E (mi), viene ancora oggi interpretata come l’acronimo della frase “Frei aber Einsam” (Libero ma solo); potrebbe però essere anche l’acronimo di qualche altra frase o motto. Turconi sceglie da questa sonata il vivace Scherzo composto da Brahms, che ben si adatta alle caratteristiche tecniche della fisarmonica.
– La ridda dei folletti, Scherzo fantastico Op. 25, composizione di Antonio Bazzini, compositore e violinista certamente meno conosciuto dei precedenti, ma dei quali poté approfondire la conoscenza dell’opera (soprattutto di Bach e Beethoven) avendo la possibilità di studiare per quattro anni (dal 1843) a Lipsia. Dopo una brillante carriera concertistica si dedicò prevalentemente alla composizione, che insegnò dal 1873 al Conservatorio di Milano, di cui poi divenne direttore, e dove ebbe tra i suoi allievi Catalani, Mascagni e Puccini. Da giovane fu incoraggiato da Paganini e successivamente fu elogiato da Schumann e Mendelssohn. Il caratteristico brano in questione, per violino con accompagnamento di pianoforte – che, come i precedenti, richiede una certa abilità tecnica e adeguato ‘temperamento’ – è potenzialmente ben ricreato dalle caratteristiche sonorità della fisarmonica.

 

LE TRASCRIZIONI DI ALDO TURCONI