Musica tradizionale, suonata a cannone – Intervista a Jacopo Ventura dei Folkamiseria
Attiva dal 2007, la band piemontese è da ritenersi, ormai, una delle colonne portanti del giro folk-rock italiano. Il nome divertente può trarre in inganno e depistare, suggerendo l’idea che si tratti d’una joke band. Niente di più sbagliato, perché nei ranghi dei Folkamiseria vi sono ottimi strumentisti che prendono la musica molto seriamente e con gran dedizione. Raggiungo telefonicamente Jacopo Ventura, il chitarrista, voce e fondatore della band, un ragazzone che sfiora l’uno e novanta di altezza. Il collegamento telefonico è un po’faticoso. A Parma, dove abito io, sta nevicando da ore e anche in Piemonte il tempo non è dei migliori.
“Sono in studio da oggi pomeriggio e anche col tempo clemente la ricezione non è il massimo!” sorride. Da dodici anni, la band propone una reinterpretazione dei classici folk tradizionali europei assieme a del materiale inedito. La cosa che più colpisce dei Folkamiseria è la varietà di suoni e di stili affrontati, che li diversifica molto da altre band del filone folk-rock, la cui tendenza sembra quella di trovare un format musicale che funzioni e ripeterlo all’infinito.
“Musicalmente non siamo mai fermi. Siamo curiosi e non ci vogliamo annoiare. Amiamo la ricerca e il metterci in gioco.
Se ascolti album come Follia, noterai che ci sono influssi rock, reggae e nei testi giochiamo con tanti dialetti italiani, ma se prendi in esame Musici Mosaici, uscito nel 2014, sentirai che il suono irish la fa da padrone”. Ed è difficile non lasciarsi trasportare dalla rumba festosa di brani come Under the scotsman’s kilt dove si fa notare, con un ottimo solo di fisarmonica, Andrea Lentullo. “La fisarmonica è sempre stato strumento importante per il suono dei Folkamiseria, anche se ultimamente il nostro fisarmonicista sta suonando molto l’hammond. Il nostro suono, poi, come ti dicevo, è in continua mutazione”, aggiunge Jacopo, “stiamo dando molto spazio al banjo in stile clawhammer [uno stile distintivo di banjo usato nella musica americana, n. d. r.], tanto che alcuni dei nostri brani recenti li impostiamo proprio su dei groove di banjo, sui quali poi incastriamo la rimica”.
Numerose, nel corso del tempo, sono state le collaborazioni con altri musicisti. Per due anni, i Folkamiseria hanno aperto i concerti in Italia della storica band cilena Inti Illimani e, in fondo al set, le due band si univano per dei bis. Ma anche in studio non sono mancate le collaborazioni con tanti validi musicisti: “Abbiamo sempre cercato di collaborare con dei nomi che potessero valorizzare il brano piuttosto che cercare il featuring col nome famoso solo per scriverlo nel disco. È stato bellissimo, ad esempio, suonare con Jason O’Rourke, mago della concertina, uno dei più bravi in giro, o con l’ex flautista dei Mutefish, che si chiama Dahiti O’Cearuill e con tanti, tanti altri”.
Oltre a suonare in largo e in lungo per lo stivale da tanti anni, i Folkamiseria vantano anche un consolidato seguito all’estero:
“Ah, ma non ci ha mai regalato niente nessuno”, sorride Jacopo, “abbiamo cominciato dai piccoli locali e, con tanta perseveranza, il giro si è ingrandito. È molto bello e rigenerante suonare all’estero. Noi andiamo spesso in Francia o in Germania e ci siamo esibiti in tanti bei festival! Belle soddisfazioni, ma anche belle sfacchinate: sedere sul furgone e tanti e tanti chilometri!”.
La band, che da anni presenta une line-up stabile, ringiovanita dall’ottimo Andrea Verga al mandolino, ha molte anime e molte influenze, ma le redini sono tenute saldamente da Jacopo, che, comunque, resta un amante e uno studioso del folk tradizionale.
“Io studio sempre, mi capita anche di fare seminari di chitarra folk e di organizzare piccoli festival del genere. Però, dal vivo il nostro approccio è folk-rock, danzereccio e festaiolo, e i nostri concerti son sempre molto energici. Probabilmente, è soprattutto grazie a quest’ultima caratteristica se abbiamo suonato davvero dappertutto: dalle feste della birra ai festival celtici, dalle prigioni ai pub irlandesi, sorpassando l’invidiabile quota dei mille concerti!”.
Il futuro dei Folkamiseria li vedrà promozionare e portare in giro, quando si potrà, la loro ultima fatica discografica dal curioso titolo The Irish Side of Piemonte vol.2 ,disco del 2019, che, sia nel titolo che nella copertina, omaggia il grandissimo album dei Pink Floyd. “Abbiamo una grandissima voglia di tornare a suonare” mi confida Jacopo. “In studio ci sentiamo a casa: ci piace registrare, sperimentare e provare nuove soluzioni musicali, ma c’è poco da fare: è il palco il nostro elemento naturale!”.
E noi vi auguriamo che il nuovo anno vi porti a suonare su tutti i palchi che desidererete.