Nuovo progetto Beethoven per quintetto di fisarmoniche

Tre domande ad Antonio Agostini, Giorgio Astrei e Carlo Galante

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Francesco Gesualdi - foto Cesare GalantiIn occasione dell’imminente pubblicazione di tre nuove composizioni per quintetto di fisarmoniche, scritte per il Nuovo Rows Ensemble e ad esso dedicate, rivolgiamo tre domande ai tre autori di tre nuovi lavori per quintetto di fisarmoniche, dunque nel segno del numero 3! Si tratta di Antonio Agostini, Giorgio Astrei e Carlo Galante, tre stimatissimi autori, ciascuno con una forte identità musicale ben profilata, tutti e tre uniti dall’eccellente qualità della loro poetica e dall’autenticità e profondità della loro personale ricerca compositiva.
Il Nuovo Rows Ensemble (N R E) è un gruppo di cinque fisarmoniche da me fondato insieme ad un gruppo di miei studenti del Conservatorio di Musica Domenico Cimarosa di Avellino, durante il mio decennale impegno presso quel Conservatorio, come professore della Scuola di Fisarmonica, dal 2005 al 2015. Nel tempo il N R E ha continuato a svilupparsi e a crescere durante i miei successivi anni di insegnamento, prima presso il Conservatorio di Musica Licinio Refice di Frosinone e oggi presso il Conservatorio di Musica San Pietro a Majella di Napoli e la Fondazione Scuola di Musica di Fiesole.
Il 2020 è stato il 250° anniversario della nascita di Beethoven e in virtù di questa importante ricorrenza “Strumenti&Musica” e Ars Spoletium hanno voluto lanciare una loro nuova proposta di progetto Beethoven a cura di studiosi fisarmonicisti, che potesse celebrare la memoria del grande compositore tedesco – in modo sicuramente originale-inaspettato rispetto al resto delle più ovvie celebrazioni, seppur sicuramente eccellenti, del resto del mondo -, con un contributo proveniente anche dal mondo culturale della fisarmonica destinato ad arricchire proprio il repertorio della fisarmonica. Mi è stato chiesto di aderire alla loro iniziativa con una mia personale idea e ho proposto loro di produrre la pubblicazione di tre nuove composizioni, scritte ex novo per il N R E , e la loro incisione discografica.
Tuttavia il 2020 è stato anche l’annus horribilis del COVID-19, che ha falcidiato le attività dell’uomo tra cui fortemente quelle culturali del terzo settore. Anche come operatore culturale della città di Firenze, ad oggi ritengo che il 2020 e il 2021 potranno essere registrati-storicizzati come due anni compressi in un unico anno, direi in uno-unico anno duale: tutte le produzioni culturali saltate-rallentate-sospese nel 2020 saranno riproposte e realizzate nel 2021, diventeranno produzioni di un unico 2020/2021 (sempre sperando che la soluzione della pandemia arriverà davvero in due anni). Così, anche la produzione del CD del Nuovo Rows Ensemble legato al mio progetto Beethoven, sarà portata a compimento nel 2021, quando, ci auguriamo, una registrazione in ensemble potrà essere resa nuovamente possibile nello spazio di uno studio di registrazione.

 

Antonio AgostiniIncontriamo Antonio Agostini.
Antonio Agostini, sei un valente e raffinato compositore italiano, ma anche un chitarrista (anche chitarrista “elettrico”); mi piace ricordarlo per un affetto particolare che ho per il tuo strumento, pensando al lungo periodo in cui ho suonato, in Duo con Luigi Attademo, un repertorio per fisarmonica e chitarra interamente scritto per noi. Hai studiato nel conservatorio de La Spezia e privatamente con Riccardo Dapelo. In seguito, ti sei perfezionato alla Scuola di Musica di Fiesole con Giacomo Manzoni. Che rapporto hai avuto e hai con una figura così preminente del mondo dalla cultura musicale italiana come Giacomo Manzoni? La tua musica è stata eseguita in contesti d’eccellenza e, in particolare, ha avuto un seguito interessante in Russia. Interpreti di primo piano hanno eseguito le tue composizioni. Racconta ai lettori, in particolare ai fisarmonicisti lettori di questa rivista, del tuo essere un compositore oggi e appassionato didatta. Qual è il tuo rapporto con la scrittura e con i tuoi interpreti? In particolare, puoi raccontarci del tuo rapporto con la fisarmonica da concerto?

Mi fa piacere che tu parli della chitarra (soprattutto elettrica), non solo perché è lo strumento che verso la fine degli anni Settanta mi ha avvicinato alla musica, non più solo come ascoltatore ma come “costruttore” di suono e autodidatta e poi verso lo studio regolare. Ma l’interesse per la chitarra è legato anche al suo ruolo crescente (in questo si avvicina decisamente alla fisarmonica) nella musica del presente, con una possibilità sempre più incisiva sia per tanti bravi solisti, ma anche in ensemble e in orchestra.
L’incontro con Giacomo Manzoni avvenne a Fiesole, appunto, e fu potentissimo. Ero alla ricerca del Maestro (come accade spesso) e trovai il mio. Le sue musiche (che conoscevo maniacalmente fin da prima di entrare in Conservatorio), le sue posizioni di impegno civile oltre che artistico, la sua attenta e profonda attività di traduttore e didatta e di intellettuale furono gli elementi che mi fecero provare ad essere ammesso al corso di perfezionamento. E così andò, fui ammesso al suo Corso fiesolano. La durata era di tre anni, ma scelsi di fermarmi cinque. Il lavoro di composizione su lavori nuovi di noi allievi si poneva in relazione con l’analisi dei grandi maestri del Novecento musicale (non solo delle avanguardie) e soprattutto dei compositori a noi contemporanei. Ricordo le discussioni su Xenakis e allo stesso tempo Nono, Maderna, gli spettralisti francesi fino alle analisi dei nostri lavori. A distanza di tanti anni continuo, regolarmente, ad andare trovare il mio caro Maestro, con immenso piacere, come due vecchi amici.
Il rapporto con i musicisti per un compositore è ovviamente fondamentale, e non credo che sia così solo per i compositori, perché si “cresce”, spesso, da entrambe le posizioni. Essendo la musica un elemento fluttuante, vivo, che si rigenera continuamente, un compositore deve giornalmente porsi criticamente verso il proprio pensiero di suono e credo che spesso il dialogo, lo scambio di pensiero e di riflessioni (non solo di natura tecnica) con gli esecutori siano generatori di costruttive, nuove possibilità e di scoperta.
Avevo già scritto per fisarmonica in due composizioni per ensemble con fisarmonica,  “L’Arsenale” di Filippo Perocco, in cui avevo affidato allo strumento un ruolo decisivo. Ma mai, prima del lavoro a te dedicato nel 2019, avevo scritto per fisarmonica sola. Del repertorio per fisarmonica conoscevo la Sequenza di Berio, Feria IV di Donatoni, Vagabonde Blu di Sciarrino e poco altro, ma, lo dico nella massima sincerità, fu il concerto di Francesco Gesualdi al Conservatorio di La Spezia, per fisarmonica con elettronica, a rilevarsi dirompente in me, fu come l’accensione di un motore, accese cioè il mio grande interesse per questo incredibile strumento per cui decisi di scrivere un pezzo solistico per te. Così nacque Linna chi scandula ettada, natura mai mentidi, a te dedicato.

L’editore Ars Spoletium con la rivista “Strumenti&Musica” sono promotori di un progetto dedicato al 250° anniversario della nascita di Beethoven, destinato al repertorio della fisarmonica. Mi hanno chiesto il contributo di un’idea personale sul tema dandomi carta bianca in merito alla sua articolazione. A tal fine, ho pensato di chiedere a ciascuno di voi tre compositori di scrivere un pezzo per cinque fisarmoniche; tre pezzi ispirati all’opera compositiva di Beethoven, ad una memoria musicale del compositore, ad un suo tema celebre, ad un altro qualsiasi elemento musicale-letterario-poetico della grande arte del compositore tedesco. Sono nati così tre nuovi pezzi per il Nuovo Rows Ensemble, che saranno pubblicati da Ars Spoletium; lo stesso editore pubblicherà il CD del N R E nel quale spiccheranno le incisioni – tra le altre per quintetto – dei tre pezzi del progetto Beethoven. Come hai valutato quest’idea di scrivere un pezzo originale ad hoc per cinque fisarmoniche traendo spunto dall’opera compositiva di Ludwig van Beethoven? Come hai scelto di agire da un punto di vista compositivo quando hai scritto questo nuovo brano per il mio N R E?

Questa opportunità l’ho abbracciata immediatamente, non solo per la duplice valenza, quella di un omaggio a Beethoven e quella di poter scrivere per un organico così potente e stimolante, ma anche per la sfida del “partire” da un’idea musicale beethoveniana per poi giungere ad “un’organizzazione” (per dirla alla Edgard Varèse) personale.
Sono partito da cinque frammenti del Beethoven maturo: due frammenti dal quartetto nr. 16, due frammenti dalle Sei Bagatelle, e un frammento dalla Grosse Fugue. Frammenti che costituiscono la struttura dell’intero lavoro, che parte dal “respiro” degli strumenti e finisce con un soffio sospeso, dove “la musica” è ormai inudibile. Tutto ciò fortemente ispirato dalla celebre frase di Beethoven – “La musica è come un sogno, che non riesco a sentire” -, da cui ho tratto anche il titolo del brano …come un sogno che non riesco a sentire.
Ad ogni strumento è affidato un frammento diverso, che si spezza, si dilata, si stratifica, si ricompone. Naturalmente, in ogni pratica compositiva e di trasformazione ogni frammento è irriconoscibile dall’originale, componendo un lavoro (e questa era la mia idea costruttiva iniziale) come fosse pensato per un unico strumento, come un unico corpo.

Noi abbiamo già lavorato insieme, con risultati entusiasmanti: ho avuto il piacere di suonare in prima assoluta il tuo primo pezzo per fisarmonica sola, scritto per me, dal titolo Linna chi scandula ettada natura mai mentidi. Cosa puoi dire di questa esperienza con la fisarmonica, precedente a questa prossima, auguriamoci non l’ultima?

È stata un’esperienza fantastica, un innesco, una possibilità di poter studiare un nuovo aspetto timbrico (questa volta finalmente in solo) e tecnico di uno strumento così stimolante e di grandi possibilità sonore, grazie anche alle tante vie di più-polifonie a disposizione, comprese quelle dei suoni complessi del corpo dello strumento. Una bellissima ricerca, grazie soprattutto ai tuoi consigli e annotazioni di grande interprete e musicista con la “mente aperta”!!!
In realtà sto già pensando ad un nuovo lavoro dedicato questa volta alla fisarmonica solista in ensemble!

 

Giorgio AstreiIncontriamo Giorgio Astrei.
Giorgio Astrei, sei un giovane e valente compositore italiano che vanta un percorso di studio di primo piano: ti sei laureato brillantemente presso il Conservatorio Licinio Refice di Frosinone sotto la guida di Luca Salvadori, hai conferito un Master di secondo livello presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, studiando con compositori come Ivan Fedele, Beat Furrer, Michael Jarrel, Toshio Hosokawa, José Manuel López López e Alessandro Solbiati. Già così giovane hai al tuo attivo la scrittura di varie composizioni oltre che autorevoli esecuzioni realizzate da interpreti di primo piano in centri musicali di pregio. Puoi parlarci del tuo lavoro? Racconta ai lettori, in particolare ai fisarmonicisti lettori di questa rivista, del tuo essere un compositore oggi: da poco ti sei affacciato al mondo della professione, come vedi il futuro della composizione? Qual è il tuo rapporto con la scrittura e con i tuoi interpreti. In particolare, puoi raccontarci del tuo rapporto con la fisarmonica da concerto?

Caro Francesco, intanto grazie per la presentazione. Hai ripercorso i miei ultimi anni quando le cose andavano abbastanza “in fretta…” ora tutto è congelato da questa assurdità che stiamo vivendo. La formazione che ho avuto sin dall’inizio, trascorrendo quasi dieci anni nella classe del M° Salvadori, mi ha permesso di fissare, innanzitutto, le basi tecniche della composizione senza mai rinunciare a un approccio anche estetico con la composizione… Poi, certo, gli incontri esterni con i grandi maestri che hai citato, le frequentazione dell’Accademia Santa Cecilia con Ivan Fedele, hanno allargato la mia visione artistica, che voglio che sia sempre in continua espansione. Oltre ai docenti, figure di riferimento importantissime sono gli interpreti, ancor di più nella musica d’oggi. Il rapporto e il dialogo tra compositore ed esecutore è sempre stato il punto di partenza per scrivere un brano. Scrivere per qualcuno che non si conosce – per concorsi o altre occasioni – è possibile; tuttavia, anche in queste occasioni cerco sempre il contatto artistico fra interprete e compositore. Far nascere qualcosa da un incontro di idee, da consigli e confronti, penso sia la cosa necessaria per trasmettere al meglio un’idea di suono. E proprio questo è accaduto con le nostre collaborazioni: mi hai permesso di studiare e scoprire fino in fondo le meravigliose risorse sonore della fisarmonica – strumento per il quale stravedo – e proprio grazie al nostro confronto ho potuto scoprire la coesistenza, in questo straordinario strumento musicale moderno, sia di un suono terreno che di un suono etereo, aspetti e qualità distanti come pochi strumenti hanno; ma ciò che ho appreso maggiormente dalla mia esperienza di studio della fisarmonica come compositore è stato scoprire la nobiltà di suono di questo strumento che mi si è letteralmente rivelato.
L’importante produzione compositiva di fine secolo per fisarmonica ha dato via alla formazione di un importante repertorio originale per “fisarmonica classica” che ha prodotto un affrancamento della fisarmonica e del suo repertorio dalla dimensione popolare alla quale era esclusivamente relegata. Oggi, sta alla nuova generazione proseguire con questa importante linea storicizzata. Io spero di poter continuare a dare il mio contributo.

L’editore Ars Spoletium con la rivista Strumenti&Musica sono promotori di un progetto dedicato al 250° anniversario della nascita di Beethoven, destinato al repertorio della fisarmonica. Mi hanno chiesto il contributo di un’idea personale sul tema dandomi carta bianca in merito alla sua articolazione. A tal fine ho pensato di chiedere a ciascuno di voi tre compositori di scrivere un pezzo per cinque fisarmoniche; tre pezzi ispirati all’opera compositiva di Beethoven, ad una memoria musicale del compositore, ad un suo tema celebre, ad un altro qualsiasi elemento musicale-letterario-poetico della grande arte del compositore tedesco. Sono nati così tre nuovi pezzi per il Nuovo Rows Ensemble che saranno pubblicati da Ars Spoletium; lo stesso editore pubblicherà il CD del N R E nel quale spiccheranno le incisioni – tra le altre per quintetto – dei tre pezzi del progetto Beethoven. Come hai valutato questa idea di scrivere un pezzo originale ad hoc per cinque fisarmoniche traendo spunto dall’opera compositiva di Ludwig van Beethoven? Come hai scelto di agire da un punto di vista compositivo quando hai scritto questo nuovo brano per il mio N R E?

La proposta mi ha conquistato fin da subito. Prima di iniziare a scrivere ho riflettuto a lungo sulla scrittura del quintetto, lunga è stata la gestazione. Bisognava comporre un brano per cinque fisarmoniche e non arrangiare qualcosa per questo ensemble, così come chiaramente mi avevi chiesto te di fare. L’unicità strumentale, in accordo con la coralità del gruppo, è il punto di forza di questo organico e il mio obiettivo è stato valorizzare questa forza rendendola protagonista. Ho cercato di farlo gestendo la mole di suono di un ensemble di cinque fisarmoniche, pensandolo nello spazio, a volte con cinque linee, a tratti con più di cinque linee, a volte come un unico blocco fonico-orchestrale. È stata questa riflessione a permettermi di trovare il contatto con Beethoven e la gestione del suono di cui parlavo mi ha indirizzato verso una fonte importante beethoveniana, i celeberrimi Quartetti d’Archi. Li ho ri-studiati (con una percezione completamente differente rispetto a quando li avevo studiati a fondo anni fa, e ti ringrazio anche di questo) ed ho scelto l’op.131, come fonte da cui attingere materiali musicali per la mia composizione originale. Ho attinto da pochi elementi del Quartetto op.131, sia dal I movimento che dal VII movimento, i due tempi estremi dell’intera forma che nascono da elementi comuni. Ho dapprima elaborato i materiali scelti secondo diversi parametri: armonici, timbrici e di registro, in modo da innescare un percorso di riscoperta della fonte originaria, come un movimento di sipario, graduale, che pian piano disvela la scena. La metafora con il Teatro per me è sempre un riferimento e l’ensemble è trattato a volte come personaggio e a volte come palcoscenico: l’ambiguità tra queste due possibilità è per me punto di interesse importante.

Noi abbiamo già lavorato insieme, con ottimi risultati: ho avuto il piacere di dirigere il Gamo Ensemble in occasione della prima esecuzione del tuo brano per flauto basso, clarinetto basso, fisarmonica, quintetto d’archi, dal titolo Tre interludi di Arianna, e ho registrato, in Duo con la pianista Ilaria Baldaccini, una tua recente composizione per fisarmonica e pianoforte, scritta per il mio Duo con la Baldaccini, dal titolo Memorie tattili. Cosa puoi dire di questa esperienza con la fisarmonica, precedente a questa prossima, auguriamoci non l’ultima?

Ultima? Assolutamente no! Anzi, dovranno esserci nuove occasioni e già ci sto pensando. Come accennato, le collaborazioni compositore-interprete sono il miglior modo per crescere e per approfondire il lavoro, quando ognuna delle parti coinvolte (compositore e interprete) svolge la propria parte, interpreta al meglio possibile il proprio ruolo creativo. Creare un percorso, progettare, è sempre una strategia vincente nella composizione, come nella vita. Abbiamo iniziato questo discorso insieme durante il mio percorso di studi, quando tu insegnavi nel Conservatorio Licinio Refice di Frosinone, e lo stiamo portando avanti con quest’ultimo attualissimo progetto con la fisarmonica per cinque! L’opportunità, la tua fiducia e queste belle occasioni mi hanno permesso di approfondire lo studio sullo strumento contemporaneamente al mio studio della composizione e alla mia ricerca estetica. Ho scritto il mio primo brano con la fisarmonica nel 2016, siamo nel 2021 e, ancora oggi, al mio quarto pezzo per fisarmonica trovo spunti di interesse nella scrittura per questo strumento e per il mio lavoro in generale di compositore. Che gioia!

 

Carlo GalanteIncontriamo Carlo Galante.
Carlo Galante, sei uno dei più noti e apprezzati compositori italiani. Vanti un catalogo ricco di composizioni ed esperienze artistiche, la tua musica molto programmata da importanti istituzioni concertistiche è stata eseguita da eccellenti orchestre europee e da interpreti di primo piano. Puoi parlarci del tuo lavoro? Racconta ai lettori, in particolare ai fisarmonicisti lettori di questa rivista, del tuo essere un compositore oggi, ma anche del tuo rapporto con la scrittura e con i tuoi interpreti. In particolare, puoi raccontarci del tuo rapporto con la fisarmonica?

La mia parabola artistica iniziò alcuni decenni fa quando, giovanissimo compositore, mi riconobbi nelle perorazioni estetiche e nelle idee della Transavanguardia, che proprio in quegli anni, come una ventata impetuosa, spazzava via certezze imbalsamate di un’Avanguardia troppo spesso sclerotizzata. Le polemiche furono roventi e, sebbene io le attraversassi con la spregiudicata indifferenza della gioventù, hanno segnato per sempre la mia attività artistica. Naturalmente, col passare degli anni, la contrapposizione con l’Avanguardia è diventata sempre meno importante nel mio lavoro di compositore, anzi spesso si è trasformata in curiosità e genuino interesse per determinate scelte tecniche e formali. Ciò che permane nella mia musica è una forte vocazione evocativa; la volontà di immaginare la forma musicale come una narrazione, astratta, ma fluente. Ciò comporta considerare come fondamentale la “transitività” dell’esperienza artistica, ma anche vivere senza complessi la relazione con i nostri molteplici “passati” musicali, scrigno di memorie e suggestioni preziose per l’immaginazione. La libertà espressiva è per me fondamentale ed è soggetta solo alla tecnica, allo stile e al gusto (che deve essere sempre “ottimo”).
Il mio incontro con la fisarmonica non è stato precoce ma felicissimo! Qualche tempo fa, poco prima di conoscere te, Francesco, che rapidamente diventerai non solo uno dei miei interpreti di riferimento, ma anche uno dei miei più cari amici, venni contattato da due giovanissime musiciste, Polona e Giovanna Gatto, che avevano formato un duo stabile di fisarmonica e pianoforte e cercavano un nuovo repertorio. Mi chiesero, dunque, un nuovo brano e io accettai soprattutto perché non avevo mai scritto per fisarmonica e avevo voglia e interesse di conoscere questo strumento dalla voce ricca e melanconica. Nacque così il mio primo brano per fisarmonica, 5 Filler per lady Sannox, che prendeva spunto e materiali musicali dalla mia Opera Il labbro della lady, una commedia dall’umorismo nero e  graffiante. Il guaio era stato combinato! Da quel momento, la fisarmonica è diventata uno dei miei strumenti preferiti e su tua sollecitazione e tuoi incoraggiamenti ho composto alcuni brani che considero centrali nel mio catalogo, come Lacuna, melologo lirico su testo di Nicola Gardini, per voce recitante, soprano, fisarmonica e pianoforte.

L’editore Ars Spoletium con la rivista Strumenti&Musica sono promotori di un progetto dedicato al 250° anniversario della nascita di Beethoven, destinato al repertorio della fisarmonica. Mi hanno chiesto il contributo di un’idea personale sul tema dandomi carta bianca in merito alla sua articolazione. A tal fine ho pensato di chiedere a ciascuno di voi tre compositori di scrivere un pezzo per cinque fisarmoniche; tre pezzi ispirati all’opera compositiva di Beethoven, ad una memoria musicale del compositore, ad un suo tema celebre, ad un altro qualsiasi elemento musicale-letterario-poetico della grande arte del compositore tedesco. Sono nati così tre nuovi pezzi per il Nuovo Rows Ensemble che saranno pubblicati da Ars Spoletium; lo stesso editore pubblicherà il CD del N R E nel quale spiccheranno le incisioni – tra le altre per quintetto – dei tre pezzi del progetto Beethoven. Come hai valutato questa idea di scrivere un pezzo originale ad hoc per cinque fisarmoniche traendo spunto dall’opera compositiva di Ludwig van Beethoven? Come hai scelto di agire da un punto di vista compositivo quando hai scritto questo nuovo brano per il mio N R E?

La proposta di scrivere un brano per cinque fisarmoniche su tema beethoveniano mi ha entusiasmato e impensierito al contempo. L’entusiasmo proveniva dalla felicità di scrivere per un organico mai provato prima che moltiplica per cinque l’uso di uno strumento prediletto. L’inquietudine nasceva, al contrario, dalla preoccupazione di scivolare in una vuota retorica celebrativa, il peggiore omaggio a uno dei più grandi creatori musicali che il genere umano abbia partorito. La titubanza è venuta definitivamente meno, lasciando campo libero all’entusiasmo, nel momento in cui, come spesso succede nella mia musica, mi è venuto  in mente un breve spunto narrativo. Ho immaginato la celeberrima Elisa beethoveniana, alla quale il grande compositore dedicò il breve brano pianistico Per Elisa (il suo pezzo più “pop”), diventare una contemporanea Lisa; non più giovane e radiosa gentildonna romantica, ma una ragazza dal perturbante e inquietante fascino dark. Così è nato il quintetto per cinque fisarmoniche Dark Lisa, tutto costruito musicalmente sul notissimo inciso, il quale, nelle sue molteplici trasformazioni e trasfigurazione, diventa il lessico di una trama sonora sospesa e inquieta come in un racconto di fantasmi.

Noi abbiamo già lavorato insieme nel 2019, in occasione del progetto da me ideato dal titolo Lacuna. Un lavoro originale, che ho avuto il privilegio di eseguire in prima assoluta con il GAMO Ensemble, a Firenze e a Budrio, quest’ultima la poetica città delle ocarine in Romagna. Anche Lacuna è stato un tuo nuovo lavoro compositivo, in tal caso scritto per il GAMO Ensemble, che trae spunto ed ispirazione dai contenuti dell’eccellente saggio Einaudi di Nicola Gardini – grande intellettuale italiano – appunto dal titolo Lacuna. Si è trattato di un tuo lavoro cameristico, un melologo, che tu prediligi anche definire monologo (in quanto pur di monologo trattasi), per voce recitante, soprano, fisarmonica e pianoforte, il cui testo è stato scritto ex novo proprio da Nicola Gardini per il nostro progetto di messa in scena, attraverso la tua musica, di una possibile estetica del lacunoso; un’estetica fondativa del lacunoso massimamente approfondita e fatta emergere da Gardini nell’accurata ricerca del suo saggio. Cosa puoi dire di questa significativa esperienza con la fisarmonica, precedente a questa prossima, auguriamoci non l’ultima?

Per quanto riguarda il melologo/monologo Lacuna, su di un testo letterario di straordinaria ricchezza a firma del grande poeta e intellettuale italiano Nicola Gardini, credo sia uno dei brani più articolati che abbia scritto. L’equilibrio tra figurazione e astrazione, centrale nella mia ricerca musicale, raggiunge un punto fermo proprio in questa partitura. La fisarmonica, con la sua doppia natura di strumento colto e popolare, mi ha aiutato a imprimere una felice svolta a questi miei intenti espressivi. L’abbondanza musicale in questo brano è testimoniata anche dalle sue due trasfigurazioni, entrambe create per le tue abile mani, Francesco; la prima è per fisarmonica sola, titolo Frammenti per Francesco Gesualdi e l’altra è un ampio brano, La forma dell’assenza per fisarmonica e pianoforte, elaborata per te ed Ilaria Baldaccini.

 

(Foto Francesco Gesualdi di Cesare Galanti – Foto Nuovo Rows Ensemble di NicoLaGale)