Oltre ogni singolo effetto-La fisarmonica “profonda” di Pauline Oliveros (3ª parte)

319

“OLTRE OGNI SINGOLO EFFETTO”
La fisarmonica “profonda” di Pauline Oliveros
(3ª parte)

 

Pauline OliverosCol declinare degli anni ’90 del secolo scorso, sarebbe declinato – secondo alcuni critici – anche il valore artistico delle incisioni di Pauline Oliveros. Mi permetto di dissentire: In The Shadow Of Phoenix (1997) nasce da una collaborazione con Randy Raine-Reusch, compositore e polistrumentista canadese, attento studioso delle culture musicali orientali (e australiane), soprattutto di quelle del Sudest asiatico, che qui suona il khaen, l’organo a bocca. Tra i probabili antenati della fisarmonica, è uno strumento aerofono ad ancia libera di origine thailandese, ma conosciuto quasi in ogni Paese dell’Estremo Oriente, in ciascuno dei quali assume forme e dimensioni diverse: dalla piccola zucca vuota e cinque canne corte di bambù della Thailandia all’incredibile strumento vietnamita e laotiano (alto anche tre-quattro metri) o a quello cinese, più basso, ma dotato di diciassette canne e in grado, dunque, di creare un maggior numero di effetti polifonici. Carrier (1998) è frutto, invece, di una collaborazione con l’allora trentenne Andrew Deutsch – videoartista e compositore di musica elettronica, che lavorerà anche con John Cage – e con Peer Bode, le cui opere “sono indagini su eventi multimediali elettronici, sistemi di percezione attiva e cultura”. L’operazione avrà un seguito (2000) in Automatic Inscription Of Speech Melody. Altro che declino! Lo spirito di ricerca e l’ansia di sperimentazione di Pauline, nati in un periodo (gli anni ’60 del Novecento) particolarmente avvezzo a questo approccio alle arti (tutte) resiste, dopo aver attraversato indenne l’era dell’«edonismo reaganiano» e quella dei «baby boomer» clintoniani.
Il secolo e il millennio non si sono ancora conclusi quando Oliveros scrive una partitura per cinque chitarre elettriche e batteria per i Sonic Youth: Six For New Time. In quel tempo, i Sonic Youth sono sulla scena dell’alternative/noise rock statunitense da quasi venti anni. Nel 1981, partono dall’esperienza no-wave, ma è proprio tra la fine degli anni Novanta e i primi del Duemila che intraprendono una strada parallela a quella consueta con una serie di incisioni ancora più profondamente sperimentali, pubblicate con la propria etichetta discografica, la SYR, che dà il titolo agli album: SYR1, SYR2, SYR3, SYR4, SYR5, SYR6. Musica prevalentemente strumentale, frutto anche di collaborazioni con artisti esterni alla band. SYR4 è quello che qui ci interessa, quello che contiene il brano di Pauline Oliveros accanto a quelli di altri musicisti dell’avanguardia internazionale: John Cage, Yōko Ono, Steve Reich, Christian Wolff, Takehisa Kosugi, James Tenney, George Maciunas, Nicolas Slonimsky, Cornelius Cardew. La critica dell’epoca non è unanime, le recensioni sono contrastanti, ma gli elogi superano le condanne e gli sforzi del gruppo nel divulgare e reinterpretare le opere dei compositori vengono apprezzati. Il pezzo di Pauline Oliveros, fatto quasi straordinario per la sua produzione, è corredato da parole:

And
This one
And
This one
And
And
This one
This one
The queen approaches her throne
Wind over water
Hell’s angels
In a pink van
Escape
Our thoughts
Our time
Time
Being
Being
Escape from concentration
The king comes to have a hope
One sound fills the sky
One sound
One sound
One sound

Il 1999 è anche l’anno di tre live: Live At The Meridian; Between Waves, con Philip Gelb allo shakuhachi, Dana Reason al pianoforte e Jon Raskin al sassofono; e Live At The Ijsbreker un concerto all’Ijsbreker di Amsterdam, che segna il ritorno alla collaborazione con David Gamper, dopo Sanctuary del 1995. Gamper è un musicista elettronico. Lui, Pauline e il sistema EIS (Expanded Instrument System), che Pauline stessa aveva inventato circa trent’anni prima (https://www.strumentiemusica.com/rubriche/la-fisarmonica-profonda-di-pauline-oliveros-1a-parte/), creano intelaiature luminose, capaci di ipnotizzare l’ascoltatore, proiettandolo in spazi virtuali e senza tempo. L’EIS prende i suoni della fisarmonica di Oliveros e del pianoforte di Gamper e li ricrea, li distorce fino a «mostrarceli» – sinesteticamente – come fossero riflessi in una successione di specchi deformanti, che rendono complesso determinare dove il suono abbia origine e verso quali orizzonti inesplorati stia andando, in un equilibrio quasi perfetto con il silenzio, trascinati da un’onda di costante movimento uditivo.

 

LINK VIDEO

https://www.youtube.com/watch?v=4STFhKVqiCw&t=3s
https://www.youtube.com/watch?v=pOxupW8b7GE
https://www.youtube.com/watch?v=_QHfOuRrJB8&t=199s
https://youtu.be/xMo5j3ebJw0
https://www.youtube.com/watch?v=lI2wHgf-2ZM