Quando Sofija Gubajdulina incontrò la fisarmonica (3^ parte)
Varcare la soglia del sacro
Nella vita di ogni essere umano gli incontri sono fondamentali, a volte capaci di provocare scelte importanti. In quella di un artista, poi, possono rivelarsi davvero determinanti, che avvengano in gioventù o in età matura, che siano anche “solamente” di carattere intellettuale o, addirittura, inconsapevoli. Nella lunga vita di Sofija Gubajdulina gli incontri sono stati numerosi, reali o spirituali: compositori, interpreti, letture, luoghi, strumenti (non ultima, la fisarmonica), che hanno avuto un influsso sul suo lavoro. Tra i compositori, Béla Bartók, che Gubajdulina ama dalla fin dalla prima infanzia (i piccoli Studi) è tra coloro che maggiormente hanno inciso sulla sua formazione, dapprima inconsciamente (per esempio, la ripetizione ostinata – ravvivata dal punto di vista ritmico e dinamico – di una stessa nota all’inizio delle partiture o l’uso dei glissandi con gli archi), poi intenzionalmente, fino a farle manifestare un deciso interesse per l’aspetto ritmico della sua musica e la sua applicazione della Sezione Aurea.
Le relazioni di Sofija Gubajdulina con gli interpreti non sono state meno importanti di quelle con altri compositori. Da figure come Ivan Monigetti e Natal’ja Gutman (violoncello), Valerij Popov (fagotto), Gidon Kremer (violino), Mark Pekarskij (percussioni), Friedrich Lips (fisarmonica), conosciuti tra gli anni Sessanta e Ottanta, riceve stimoli ad aprirsi a nuovi orizzonti e costruisce con loro amicizie profonde e durature.
Su Lips, la fisarmonica e il De Profundis abbiamo già detto nelle due parti precedenti di questo articolo, ma occorre tornarvi.
De Profundis (1978) è un’opera in un solo movimento. La sua prima esecuzione è del 1980, a Mosca. In un’intervista rilasciata al nostro giornale nel 2020 (Federico Zugno, Ampliare il pubblico, non solo i fisarmonicisti [1], Lips, a distanza di quarant’anni, ricorda così quell’esperienza: “Ci sono stati molti momenti di forte emozione: quando, ad esempio, nel 1975, suonai la Terza Sonata di Zolotarev presso l’Unione dei Compositori (c’era una tale atmosfera di silenzio e attenzione, e quanta ammirazione provavano i compositori l’un l’altro); ma anche le prime esecuzioni assolute dei brani di Sofia Gubajdulina nelle più importanti e grandi sale da concerto del mondo”. Lips aveva finalmente trovato in Vladislav Zolotarev (spesso trascritto “Zolotaryov” dall’alfabeto cirillico) il compositore per bayan di cui era sempre stato alla ricerca dopo aver dedicato gran parte della propria carriera di concertista alle trascrizioni, soprattutto di partiture per organo. Zolotarev (1942-1975) affermava che ogni strumento ha, e deve conservare, la propria identità e aveva stimolato Lips a sognare che qualcuno come Sofija Gubajdulina scrivesse per fisarmonica. Lips non si limita a sognare, però, e la contatta: “Scriverei volentieri un lavoro per il bayan” – risponde Gubajdulina – “ma devo familiarizzare con questo strumento, che non conosco abbastanza”. Il resto è noto. Quando la partitura di De Profundis è pronta, Sofija Gubajdulina la suona per Lips al pianoforte, all’Accademia di Musica Gnesin. Lips ne resta incantato: coglie immediatamente quale sarà il potenziale acustico che lo strumento potrà esprimere nell’esecuzione di quel brano. Su sua richiesta, Gubajdulina ha introdotto per la prima volta nella letteratura musicale russa il glissando tonale per il bayan. Poi, alcune correzioni editoriali durante il lavoro sul pezzo, per rendere la notazione più comoda per i suonatori di quello strumento. “Questo, però,” – ricorda Lips “non era un lavoro, ma un piacere”[2]. La costruzione di De Profundis è costituita da tre grandi periodi, uno sviluppo formale in tre grandi “spirali”, ciascuna delle quali si risolve in un corale di accordi. Al loro interno tre temi nei quali si trasfigura la materia musicale: l’interiorità del tormento, la dolente ascensione e la luminosità della grazia (Valentina Cholopova).
Nella sua Master thesis in applied music theory [3], Andreas Nikolai Angell scrive che “uno degli elementi più caratteristici ed enigmatici di De Profundis è il processo di armonicità. L’armonicità si espande dalla percezione dei corali diatonici al contrappunto cromatico e, più avanti, agli sviluppi dei cluster. Emergono tre isotopi apparenti della consistente percezione armonica: armonie complesse, armonie dissonanti e armonie consonanti”.
[1] https://www.strumentiemusica.com/?s=lips)
[2] Michael Kurtz, Sofia Gubaidulina, translated by Christoph K. Lohmann, (Indiana University Press, 2007).
[3] Andreas Nikolai Angell, Timbre, Texture and Spiritual Symbolism in Gubaidulina’s Two Works De Profundis and Et Exspecto. Aural Sonology as a tool to explore sonic and structural aspects of interpretation in contemporary accordion music (Master thesis in applied music theory, Norwegian Academy of Music, May 15, 2017).