Quel desiderio di emergere di Osvaldo Ruggiero

Il bandoneonista di Osvaldo Pugliese e del Sexteto Tango

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Quel desiderio di emergere di Osvaldo Ruggiero - Osvaldo RuggieroLa parabola artistica di Osvaldo Ruggiero, talentuoso bandoneonista, è stata segnata dall’ingresso nell’orchestra di Osvaldo Pugliese. Tale affermazione, che risulta essere riduttiva rispetto al complesso delle vicende artistiche che riguardano Ruggiero, è suffragata, però, soprattutto, da ciò che è avvenuto prima di quel fatidico 1939. Ovvero, ben poco. Osvaldo aveva ricevuto la passione per la musica dal padre, di origini casertane, che gli aveva acquistato un bandoneón e gli aveva trasmesso i primi rudimenti musicali; una cosa da sottolineare è che il padre non era affatto un bandoneonista. Quel desiderio di emergere di Osvaldo Ruggiero - Osvaldo PuglieseCi troviamo, quindi, di fronte a un soggetto con grandi doti di autodidatta, uno che, una volta appassionatosi all’idea di suonare lo strumento a mantice, si era messo a ricercare e approfondire da solo. Onore al merito dunque, davanti a un ragazzo che, ancora minorenne, con l’unica scarna esperienza della Ladies orchestra, grazie alla “dritta” passatagli da un amico (“muoviti, vatti a presentare che Pugliese sta costituendo la sua prima orchestra) aveva preso il coraggio a quattro mani e si era buttato. A parte un concerto “preparatorio” al Café Germinal, l’orchestra debuttò l’11 agosto del 1939 al Café El Nacional con un organico assai nutrito. Quel desiderio di emergere di Osvaldo Ruggiero - Osvaldo PuglieseOltre a Pugliese al pianoforte e Ruggiero, nell’orchestra c’erano altri due bandoneonisti, tre violinisti, un contrabbassista e un cantante. Il leader era ovviamente Osvaldo Pugliese, che, nei primi tempi, vestì per Ruggiero i panni dell’insegnante, di colui che ti trasmette come si diventa uno straordinario esecutore di tanghi in perfetto stile. La presenza del bandoneonista nell’orchestra di Pugliese durò ventotto anni, la loro amicizia personale cinquantacinque, fino all’improvvisa morte di Ruggiero. Quest’orchestra sviluppò il proprio stile (stile yumba o stile Pugliese che dir si voglia), dando ai componenti anche uno stimolo nel dare il proprio apporto di creatività nell’esecuzione, ma sempre con la visione imposta dal direttore di privilegiare il ritmo, considerando i bandoneón principalmente come strumenti capaci di dare risoluti accenti e le tipiche sonorità taglienti ai tanghi. È negli anni di lavoro in quell’orchestra che Ruggiero scrisse i suoi (pochi) brani destinati al repertorio della stessa: i più noti furono Catuzo, N.N., A mis compañeros, Yunta de oro e Rezongo triste, dedicato a suo padre che lo aveva portato a essere un musicista.

La simbiosi tra Pugliese e Ruggiero crebbe, la loro confidenza artistica e umana arrivò al punto che l’orchestra diventò “l’orchestra dei due Osvaldo”. In un’intervista Ruggiero ricordava come agli inizi Pugliese lo spronasse a studiare molto, a sviluppare un modo di suonare che fosse interessante per gli ascoltatori, a dare il massimo, e questo incitamento venne raccolto dal bandoneonista soprattutto per il suo grande desiderio di emergere, di distinguersi dagli altri. Egli riconosceva a Pugliese il merito di averlo formato, raffinato e di avergli lasciato il suo “marchio”.

Quel desiderio di emergere di Osvaldo Ruggiero - Sexteto TangoNel 1965, la crisi del mondo del tango si faceva sentire anche per un grande nome come Pugliese, il quale propose l’idea di ridurre l’orchestra a un sestetto (come aveva fatto, per esempio, Julio De Caro circa quarant’anni prima). In un primo momento, non se ne fece niente. Poi, nel 1966, Pugliese si ammalò e, di conseguenza, la sua orchestra sospese l’attività e sei dei suoi musicisti (con Osvaldo Ruggiero in testa) pensarono bene di recuperare quell’idea. Quel desiderio di emergere di Osvaldo Ruggiero - Emilio BalcarceNacque così, nell’ottobre del 1968, il Sexteto Tango. La formazione era composta da Osvaldo Ruggiero (primo bandoneón), Victor Lavallén (secondo bandoneón), Emilio Balcarce (primo violino), Oscar Herrero (secondo violino), Julián Plaza (pianoforte), Alcides Rossi (contrabbasso). Quando serviva una voce, al Sexteto si aggregava il cantante Jorge Maciel. Pochi mesi dopo, questa formazione era già negli studi della RCA Victor per incidere il proprio primo album, che includeva brani come Quejas de bandoneón (storico brano strumentale composto da Juan De Dios Filiberto nel 1918), Amurado (tango che è circolato sia in versione strumentale, sia cantata – anche da Gardel – composto a quattro mani da Pedro Maffia e Pedro Laurenz su testo di José de Grandis nel 1927), La Bordona (tango strumentale che proveniva dal repertorio dell’orchestra di Pugliese che era stato scritto nel 1958 dal violinista Emilio Balcarce, il quale era anche entrato nel Sexteto), Danzarín (tango strumentale che era stato scritto probabilmente nel 1958 dal pianista del Sexteto, Julián Plaza). Significativo il titolo dell’album: Presentación del Sexteto Tango.

Quel desiderio di emergere di Osvaldo Ruggiero - Julian PlazaPugliese guarì e tornò in attività; i sei musicisti tentarono, per un periodo, di suonare sia nell’orchestra di Pugliese, sia nel Sexteto, poi, alla fine, furono costretti a scegliere per le inevitabili sovrapposizioni di date, dando priorità alla nuova formazione. Bisogna sottolineare come questi musicisti si siano lasciati in buona relazione con il loro precedente direttore, in modo molto professionale. Il Sexteto, negli anni, crebbe in popolarità e arrivò a fare delle tournée anche all’estero. Le sue tre menti pensanti (Ruggiero, Balcarce e Plaza, tutti musicisti straordinari) capirono subito che non aveva senso imitare Pugliese e il suo stile; cercarono, fin da subito, una propria identità musicale, provando a introdurre sempre elementi innovativi. Il fatto che il loro organico (con i doppi bandoneón e i doppi violini) richiamasse i sestetti degli anni Venti e Trenta non precludeva la possibilità di mettere in campo delle innovazioni dal punto di vista degli arrangiamenti. Nel 1974, furono fatte salire sul palco del prestigioso Teatro Colón di Buenos Aires alcune stelle del tango per uno spettacolo in diverse sezioni: il Sexteto Tango era tra queste formazioni, chiamato anche ad accompagnare due grandi voci come Roberto Goyeneche e Edmundo Rivero. Facevano parte della serata anche altri grandi musicisti come il violinista Florindo Sassone, il pianista Horacio Salgán e il grande nume del bandoneón Aníbal Troilo. Il 31 maggio del 1994, mentre conduceva le prove del Sexteto, Osvaldo Ruggiero si accasciò e morì con il bandoneón in mano.