Un sax e un clarinetto per la madre Africa

Sidney Bechet, “Suona con gentilezza. La mia storia”

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Suona con gentilezza. La mia storiaLe autobiografie e altre tipologie di scritti dei jazzisti costituiscono, ovviamente, delle fonti storiografiche inestimabili. Soprattutto se gli autori appartengono ai primordi di quel genere musicale, quando le registrazioni della loro e dell’altrui musica risultano essere limitate per quantità e qualità. Quelle opere, per quanto rare, rappresentano anche un capitolo importante della storia della letteratura, soprattutto americana e, ancor più particolarmente, afroamericana. Jelly Roll Morton, Louis Armstrong, Billie Holiday, Charles Mingus, Miles Davis, Wynton Marsalis, Paul Bley sono solamente una parte infinitesimale dei giganti del jazz di ogni epoca, che, direttamente o attraverso il racconto raccolto da altri (antropologi, scrittori, giornalisti), hanno composto pagine indimenticabili, lasciandoci testimonianze preziose quanto gustose delle proprie vite, della propria musica, dei contesti storici e sociali in cui lavorarono. Certo, per quanto riguarda il valore di fonti questi scritti vanno passati al setaccio con i più affinati strumenti dello storico per verificarne l’attendibilità, l’esattezza, la sincerità e, soprattutto, l’obiettività. Sappiamo quanto certi artisti d’altre epoche – i jazzisti afroamericani, forse, più di ogni altro –tendessero a ingigantire il proprio ruolo nelle vicende del jazz e a raccontarsi come delle leggende viventi dotate di un esagerato egocentrismo, sempre alle prese con “pupe e gangster”, magari tenendo in una mano il proprio strumento e nell’altra un revolver, sempre pronti a far fuoco con l’uno o con l’altro. “[…] mi girai per andarmene, ma, non appena gli voltai la schiena, lui cominciò a gridare e ad agitarsi. Forse era proprio quello il gesto che si aspettava da me. ‘Al mio amico questa cosa non piacerà’, disse, ed estrasse una pistola e mi sparò due volte. Io tirai fuori la mia, di pistola – non mi aveva colpito –, e la mia prima pallottola gli sfiorò la fronte. In quel momento, Glover, udendo i colpi, uscì correndo dal locale, e una delle mie pallottole lo beccò ad una gamba, un’altra colpì una ragazza, e (sfortunatamente) una terza pallottola, rimbalzando sul palo di un lampione, ferì una signora francese che stava passando dall’altra parte della strada per andare al lavoro. Fu qualcosa di incredibile, il modo in cui si svolsero i fatti… una roba difficile da chiarire. Forse c’è qualcun altro, in ogni uomo, qualcuno che non è esattamente lui, e così, in determinate circostanze, emerge una rabbia come quella che mi prese in quel momento – ed è allora che l’«altro» prende il sopravvento. […] Mi limitavo a sparare a raffica, e volevo vederli tutti morti davanti a me”. A parlare così è Sidney Bechet (1897 [o 1891] – 1959), autore e protagonista assoluto (assieme al jazz, naturalmente) di Suona con gentilezza. La mia storia, edito da Quodlibet, sesto volume della splendida collana “Chorus” dedicata proprio alla letteratura jazzistica (di quasi tutti gli altri titoli troverete traccia in questa rubrica). Ecco, si diceva della sincerità di certi musicisti-scrittori… “anche quando ci racconta di uno scambio di pistolettate per le strade della Montmartre degli anni Venti, […] che gli costa undici mesi di detenzione” – scrive nell’introduzione Marcello Lorrai – “Sidney Bechet possiede l’arte di convincerci di essere più o meno uno stinco di santo: la pistola – ci spiega – l’aveva in tasca per sentirsi più sicuro in un ambiente infestato di pericolosi malviventi. Ma un revolver – questo la sua autobiografia non lo dice – Bechet lo porterà addosso ancora negli anni Cinquanta, già anziano, in una Francia dove ormai è una star”.

Sicuramente sincero Sidney Bechet lo è quando parla del radicamento della propria poetica nell’Africa e della necessità di rapportarsi con il continente “madre”. E lo fa, da vero antesignano di questa sensibilità, che emergerà più compiutamente tra i jazzisti neri della generazione successiva, raccontando nel libro le vicende del nonno Omar, “uno schiavo libero molto prima dell’Emancipazione” che “aveva la sua musica, e poteva suonarla quando voleva”.

Il racconto della vita di Sidney Bechet fu raccolto e registrato da Joan Reid, scrittrice e giornalista, alla fine degli anni Cinquanta del Novecento e, in seguito, revisionato e «tradotto» in forma di libro da Desmond Flower per essere pubblicato negli U.S.A. nel 1960, a un anno dalla morte del suo protagonista. Erano tempi, quelli, in cui Bechet era al culmine del successo e della fama, soprattutto in Europa, che aveva girato in lungo e in largo, tanto da meritarsi, dopo la morte, un monumento di bronzo ad Antibes, in Francia, dove si era trasferito “per essere più vicino all’Africa”. Sidney apparteneva alla generazione degli Armstrong e degli altri pionieri del jazz di New Orleans e si era formato come clarinettista per poi prediligere il sax soprano, che, per primo, introdusse, diventandone un grande Maestro, nel mondo della musica afroamericana. Del suo debordante dinamismo si ritrovano evidenti tracce nella sua musica, sempre intensa e impetuosa. Ogni sua nota avvampa per vigore, la voce del suo sax soprano suona distesa e, pure quando (raramente) è affiancata da quella di un altro fiato per qualche passaggio in contrappunto, immancabilmente prevale. Ma non va dimenticato il suo primo amore: fu, per giudizio unanime della critica, il più completo fra i clarinettisti della vecchia scuola di New Orleans.

Oltre alla prefazione e all’introduzione, il libro è completato da un’appendice di grande interesse, che contiene l’introduzione alla prima edizione americana del 1960 (di Desmond Flower), la prefazione all’edizione del 1978 (di Rudi Blesh) e da una preziosa nota discografica a cura di Stefano Zenni, tra le colonne portanti di questa collana editoriale.

 

Sidney Bechet, Suona con gentilezza. La mia storia

Prefazione di Claudio Sessa

Introduzione di Marcello Lorrai

Con una nota di Roberto Ottaviano

Nota discografica e guida all’ascolto di Stefano Zenni

Traduzione di Giuseppe Lucchesini

Editore: Quodlibet, Macerata

Anno di edizione: 2023

Pagine: 300, bross., € 22,00

 

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Foto: CC BY 2.0 DEED Attribution 2.0 Generic