Un viaggio introspettivo dal gusto impressionistico

Daniele Di Bonaventura – Arild Andersen, “Roots”

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Daniele Di Bonaventura e Arild AndersenUn magnetico crocevia di culture che abbraccia il calore mediterraneo e i colori del Nord Europa. Un melting pot denso di sensibilità artistica, poeticità espressiva, senso estetico e autenticità interpretativa. Roots è la nuova opera discografica partorita da due menti finissime come quelle del bandoneonista Daniele Di Bonaventura e del contrabbassista Arild Andersen. Attraverso dieci brani originali figli della loro feracità compositiva, danno vita a un dipinto musicale dallo spirito irenico, che induce alla meditazione. Bandoneonista fra i più stimati in ambito internazionale, Di Bonaventura è un artista a tutto tondo capace di spaziare con sorprendente naturalezza dalla musica colta al jazz, dal tango alla world music; senza alcuna preclusione di sorta. La grazia del suo fraseggio, la potenza evocativa del suo mantice e la regalità del suo suono lo rendono immediatamente riconoscibile. Grazie al suo talento, noto a tutte le latitudini, stringe collaborazioni particolarmente importanti al fianco di figure iconiche e musicisti straordinari come Miroslav Vitous, David Liebman, Toots Thielemans, Omar Sosa, Ira Coleman, Dino Saluzzi, Frank Marocco, Pierre Favre, Jaques Morelembaum, Ivan Lins, Enrico Rava, Paolo Fresu, Stefano Bollani, David Murray, Rita Marcotulli, Lenny White, Greg Osby, Javier Girotto, Peppe Servillo, Furio Di Castri, Riccardo Fassi, soltanto per nominarne alcuni. Oltre i confini nazionali si esibisce regolarmente in tutto il mondo, riscuotendo sempre grandi consensi di pubblico e critica in nazioni quali Inghilterra, Olanda, Germania, Spagna, Egitto, Norvegia, Francia, Romania, Svizzera, Portogallo, Brasile, Argentina, Cile, Slovenia, Moldavia, Croazia, Lettonia, Albania, Singapore, Giappone, Stati Uniti, Sudafrica e non solo. Nella sua sterminata discografia, compreso Roots, figurano oltre novanta album pubblicati. Arild Andersen è uno fra i contrabbassisti jazz europei più creativi, poliedrici e sensibili degli ultimi quarant’anni. Durante la sua longeva attività ha fatto incetta di collaborazioni con vere e proprie star del jazz come Jan Garbarek, Phil Woods, Dexter Gordon, Hampton Hawes, Johnny Griffin, Sonny Rollins, Chick Corea, Don Cherry, George Russell, Stan Getz, Sam Rivers, Sheila Jordan, Steve Kuhn, Paul Bley, Kenny Wheeler, Paul Motian, Bill Frisell, John Taylor, John Abercrombie, Ralph Towner, Nana Vasconcelos, Pat Metheny e tanti altri ancora. In ambito discografico ha registrato oltre dieci CD per la prestigiosa etichetta tedesca ECM. Mentre Roots, fresco di stampa, è il suo nuovo lavoro da co-leader. L’Ultimo Addio (Daniele Di Bonaventura) è una composizione evocativa. Il bandoneonista tesse trame melodiche ispirate, carezzevoli, brillantemente supportato dalle ricche linee del contrabbassista, che nel discorso improvvisativo dà prova di rutilante cantabilità, lirismo e profondo senso melodico. L’atmosfera di Lussi (Arild Andersen) è rasserenante. Il playing di Daniele Di Bonaventura è serafico, ammantante, in cui ogni singola nota è ponderata con sapienza. In Roots (Arild Andersen), brano eponimo, si ha la netta sensazione di un viaggio immaginifico. Qui il bandoneonista sviscera un eloquio sacrale, colmo di munificenza comunicativa. Andersen, da par suo, fa “cantare” il contrabbasso con toccante levità interpretativa. Dreamhorse (Arild Andersen) è un brano di grande appeal, fin dalle primissime misure. Di Bonaventura, seppur parco di note, riesce sempre nell’intento di essere altamente comunicativo, efficace, anche grazie al suo tocco leggiadro. Il mood di Maria’s Dream (Daniele Di Bonaventura) è misterioso, intriso di suspense. In questa composizione il bandoneonista e il contrabbassista dialogano attraverso asperità armoniche estremamente interessanti, che aumentano il livello di tensione. Il clima di Maria’s Song (Arild Andersen) è crepuscolare, struggente. La classe cristallina di Di Bonaventura, qualora se ne avvertisse ancora il bisogno, sgorga copiosa anche in questo brano, fra disegni melodici e gestione della dinamica di pregevole fattura. Preludio d’Inverno (Daniele Di Bonaventura) lascia con il fiato sospeso, specialmente nelle prime battute. Il mantice del bandoneonista “respira” e sussurra note cariche di pathos enfatizzate dalle linee sorgive di Arild Andersen. In solco contemporary jazz, se proprio si volesse trovare una sintesi stilistica, con influenze appartenenti alla musica colta, mediterranea e alla world music, Roots è un disco in cui il tempo sembra fermarsi. Dove la concezione delle pause e degli spazi è vitale come l’acqua nel deserto del Sahara. Un album in cui l’autoreferenzialità è severamente bandita. Al contrario, invece, tutto è orientato verso la comunicativa. Un lavoro preziosissimo, da ascoltare e vivere come un’esperienza umana e non soltanto musicale.

 

Daniele Di Bonaventura – Arild Andersen, Roots

Etichetta discografica: Tǔk Music

Anno produzione: 2025

 

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