Una narrazione nella narrazione

“Il ‘Libro mastro’ di Niccolò Paganini. Diario di un viaggio europeo”, a cura di Giovanni Panebianco

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Il "libro mastro" di Niccolò Paganini - Diario di un viaggio europeoIl ‘Libro mastro’ di Niccolò Paganini è un libro davvero prezioso. Non solamente per i contenuti di straordinario interesse filologico e musicale, ma, anche , per la ricchezza della veste editoriale: il corredo iconografico, l’apparato critico, la qualità della carta su cui è stato stampato. Di questo testo, riproposto dalla prestigiosa casa editrice «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER in occasione della 58^ edizione del Premio Paganini (ottobre 2025), ho parlato con il curatore, Giovanni Panebianco, che, non a caso, è anche il Presidente del Comitato Paganini.

Prof. Panebianco, la prima domanda è d’obbligo: che cos’è Il Libro mastro di Niccolò Paganini?

Si tratta di una delle più emblematiche testimonianze sulla vita e l’opera del celebre Violinista. È bene precisare, anche per non fare torto all’altro “Libro mastro” genovese, detto di “San Giorgio”, che quello di Paganini non riporta registrazioni contabili propriamente dette, annotate cioè secondo il metodo della partita doppia: è piuttosto una rubrica commentata che, alla stregua di un diario, accompagna il violinista durante la straordinaria tournée europea intrapresa nel 1828 e conclusa definitivamente il 17 giugno 1834. Il Libro mastro riporta annotazioni fino al 1831. L’impresa fu davvero eccezionale, in tutto sei anni, due mesi e diciannove giorni, durante i quali, nonostante i problemi di salute, Paganini attraversa nove nazioni, percorrendo a bordo di una carrozza, col figlio Achille e l’inseparabile “Cannone” [il violino di Paganini, n.d.r.], circa 20.000 chilometri. Il manoscritto è un insieme articolato di annotazioni, trascrizioni, minute di conti (specie quelle che documentano le relazioni con i banchieri viennesi Arnstein&Eskeles) davvero suggestivo per esplorare la complessa figura del violinista, al riparo dall’aneddotica e dagli stereotipi.

Come e perché nasce l’dea di pubblicarlo?

L’idea di realizzare la pubblicazione integrale del manoscritto, mai realizzata prima, nasce nel corso di una seduta del Comitato del Premio Paganini nel marzo 2024. L’impulso si deve a Roberto Tagliamacco, all’epoca Direttore del Conservatorio statale di musica “Niccolò Paganini” di Genova, dove lo stesso Libro mastro è custodito dal 1940. Il documento, pur se ben noto agli studiosi, è infatti per lo più sconosciuto al grande pubblico; in più di ottant’anni, è stato oggetto di esposizione solo in due o tre occasioni. La proposta è dunque apparsa subito di grande interesse, anche se niente affatto facile da sviluppare e attuare, del tutto coerente con le previsioni del Regolamento e delle Linee strategiche e programmatiche del Concorso. Dal 2022, è stata avviata un’ambiziosa fase di rinnovamento e rilancio con l’obiettivo di consolidare il primato dell’eccellenza artistica proprio della competizione violinistica, tra le più prestigiose del mondo, facendo ricorso a contenuti e linguaggi nuovi utili a rafforzarne la dimensione e a promuovere la figura di Paganini e l’immagine di Genova e dell’Italia nel mondo. L’inedita pubblicazione integrale del manoscritto rappresentava, a 185 anni dalla scomparsa del violinista, un’occasione straordinaria e ci siamo messi subito al lavoro. È stata tra le prime cose di cui ho parlato con la nuova Sindaca di Genova, Silvia Salis, entusiasta del progetto, nonché autrice di una bellissima prefazione al volume.

Questa edizione del Libro mastro non é solamente una bellissima ristampa anastatica dell’originale, ma è molto ricca di testi di alto valore. Chi ha partecipato a questa “impresa” e con quale genere di contributi?

Non era utile limitarsi alla mera presentazione del documento, immaginando di rivolgersi ad una platea di addetti ai lavori. La grafia del Maestro, poi, non è neanche tra le più facili da decifrare. L’idea è stata di andare più a fondo, applicare una metrica fortemente divulgativa, esplorare a n-dimensioni la complessa personalità di Paganini: il divo, il virtuoso, il padre affettuoso, l’imprenditore e, soprattutto, l’uomo con le sue fragilità e contraddizioni che, in anticipo sui tempi, ha professato e incarnato ideali di libertà che da lì a poco avrebbero segnato il destino dell’Europa. Il volume è stato quindi concepito come un “semioforo”, una narrazione nella narrazione, con ricostruzioni d’archivio, testimonianze personali, suggestioni letterarie che aprono “finestre” su paesaggi storici, filologici, emotivi e culturali. Un viaggio nello spazio e nel tempo sulle tracce di colui che ancora oggi, ovunque nel mondo, incarna il concetto di “virtuosismo” per antonomasia. In questa “impresa” mi hanno accompagnato figure esperte e qualificate, in particolare Roberto Tagliamacco, consulente scientifico del volume. Prima e dopo la presentazione del manoscritto, riprodotto in 58 tavole, infatti i contributi di diversi autori dialogano tra loro, senza sovrapporsi. Dall’esame cronologico e filologico del Libro Mastro, intrecciato a elementi storici e biografici si arriva alle vicissitudini attraversate dal documento nel corso del tempo; dalle spese e agli incassi della tournèe si passa a una galleria ideale di immagini, che evocano l’atmosfera dei tempi e dei luoghi vissuti da Paganini; dal rapporto tra il violinista e il proprio strumento si giunge a quello tra l’artista e la propria famiglia. Nel volume, che si conclude con la postfazione di Giacomo Montanari, Assessore alla cultura del Comune di Genova, vi sono inoltre interessanti riflessioni di attualità, su cosa significhi essere musicista oggi e quale sia l’eredità pulsante di Paganini, specie tra i giovani.

La rilettura del Libro mastro ha aperto nuovi orizzonti per lo studio e la conoscenza di Niccolò Paganini? E se sì, più dal punto di vista dell’artista o dell’uomo?

A volte l’importante non è scoprire cose nuove, ma dire in modo nuovo qualcosa di già conosciuto. Quando ho immaginato la struttura del volume, l’obiettivo principale era favorire la riscoperta e diffondere la conoscenza. Il metodo è stato appunto quello di presentare, senza filtri, il Libro mastro, e offrire chiavi diverse e complementari, capaci di raccontare il superlativo talento, ma anche altri elementi presenti in filigrana nel manoscritto: la dimensione umana di Paganini, le sue fragilità, la meticolosità, la generosità, il senso di responsabilità, anche di genitore. Sono aspetti solitamente messi in ombra dai molti luoghi comuni e dalle letture stereotipate come quella, stantìa, del “violinista del diavolo”. Paganini fu un personaggio estroverso e controverso, un eroe romantico pervicacemente lontano dal “potere mediocre dei mediocri” che già tra i suoi contemporanei destò eccezionale interesse, non limitato al dato biografico, ma esteso ad altri ambiti, quali la poesia, le arti visive, la letteratura. A quest’ultimo riguardo, nel volume viene riportato il fatto che nel Giudizio Universale, opera colossale di Giovanni Papini, con 173 confessioni e apologie di personaggi storici, Paganini figuri tra i dodici artisti, unico musicista accanto a Georg Friedrich Händel. Il rapporto più emblematico per esprimere la cifra umana del violinista rimane certamente quello con il figlio Achille. In una lettera scritta all’amico Luigi Germi il 10 gennaio 1829, mentre si trovava a Praga, Paganini afferma: “La mia gloria così vuole; ma che ne faremo di tanto denaro? Ami tù i fuochi artifiziali? ma no tengo un figlio e prego il Cielo di conservarmelo”. Achille ricambiò intensamente il grande affetto del padre, rimanendogli accanto tutta la vita. E sul monumento funebre nel cimitero della Villetta di Parma dove il violinista venne tumulato, ben trentasei anni dopo la morte, lo stesso Achille fece incidere parole toccanti: “[…] traendo dal violino armonie divine, scosse, genio insuperabile, tutta l’Europa e cinse all’Italia nuova folgorante corona…cuore oltremodo generoso, donò largamente ai parenti, agli artisti, ai poveri”.

Possiamo aspettarci nuove, interessanti iniziative editoriali?

Se da un lato, il compito principale del Comitato che mi onoro di presiedere è quello di organizzare il Concorso internazionale dedicato ai giovani talenti del violino, dall’altro il Premio Paganini agisce sempre più quale luogo di sistema e motore di iniziative culturali. Ciò senza trascurare l’azione di “accompagnamento” svolta, tra un’edizione e l’altra, nei confronti di chi si aggiudica il Premio. Il vincitore dello scorso concorso, il diciassettenne cinese Aozhe Zhang ha iniziato questo biennio in modo davvero emozionante, suonando il “Cannone” di Paganini già all’indomani della vittoria. Per ricercare nuovi talenti e promuovere, specie verso i giovani, la figura di Paganini e l’immagine di Genova e dell’Italia nel mondo, mettiamo in campo sforzi ispirati ad una concezione della cultura e della musica quali fattori di partecipazione, di pace e di progresso civile e sociale. In questo senso, ci rivolgiamo soprattutto alle nuove generazioni, da avvicinare e coinvolgere attraverso linguaggi multidisciplinari e una comunicazione moderna. L’ultima edizione del Concorso è stata seguitissima, registrando picchi di pubblico a livello globale mai raggiunti in passato, grazie alle nuove tecnologie digitali e all’utilizzo delle piattaforme social. In questo quadro, abbiamo in programma eventi di presentazione del volume sul Libro mastro, con una serie di appuntamenti a Genova, in Italia, ma anche all’estero attraverso il progetto “Paganini Abroad”, relativo proprio alla valorizzazione della dimensione internazionale del Premio, approvato dal Comitato pochi giorni fa. In cantiere vi è anche la pubblicazione degli atti del simposio internazionale dedicato al “Cannone” e alla conservazione del violino storico. Più in là, immaginiamo un’altra iniziativa editoriale sul tema del “virtuosismo”, nella quale far confluire eventualmente anche i termini del riallestimento delle “Sale Paganiniane” di Palazzo Tursi. È un intervento di rivisitazione atteso da molto tempo, su cui è stato già elaborato un progetto da parte di Sylvain Bellenger. storico dell’arte e curatore francese di fama internazionale, già Direttore di Capodimonte a Napoli. Insomma, le idee non mancano, le professionalità ci sono, la motivazione e l’impegno sono al massimo: non è tutto, ma è certamente quanto basta per cercare di volare alto.

 

Giovanni Panebianco, Presidente del Comitato Paganini, è un Consigliere della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Già Segretario Generale del Ministero della Cultura, è stato, tra l’altro, Direttore Generale del Turismo, degli Archivi di Stato, del Museo Gallerie dell’Accademia di Venezia. Ha lavorato presso organismi parlamentari e guidato delegazioni governative in sedi europee e internazionali. È stato consigliere di amministrazione di enti non profit, quali la Fondazione “Venetian Heritage” riconosciuta dall’UNESCO per la tutela del patrimonio artistico e culturale di Venezia.

 

Il ‘Libro mastro’ di Niccolò Paganini. Diario di un viaggio europeo, a cura di Giovanni Panebianco

Editore: «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER, Roma

Anno di edizione: 2025

Pagine: 230, Ill, ril., € 94,90

 

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