Acustico o elettronico? Tutti i segreti del Matrix della Beltuna

Intervista a Francesco Mengascini titolare dell'azienda Beltuna

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Matrix - BeltunaPresentato ufficialmente nel 2019 dall’azienda Beltuna in occasione della fiera di Shanghai, Matrix è il primo prototipo al mondo di fisarmonica con convertitore dotata di elettrovalvole alla mano sinistra al posto dei tradizionali leveraggi meccanici. Nato da una costola del “Grand Convertor”, progettato per bypassare le problematiche croniche della fisarmonica a bassi sciolti relative alle dimensioni e, conseguentemente, al peso dello strumento e al rumore della meccanica, Matrix è un modello in continua evoluzione i cui limiti, ad oggi, sembrano ancora sconosciuti. A parlarcene è il titolare stesso dell’azienda fidardense, Francesco Mengascini.

Francesco, prima di tutto, fughiamo ogni possibile dubbio. La fisarmonica Matrix può essere considerata uno strumento acustico?

Assolutamente sì, il Matrix è uno strumento acustico.

Quali sono le specifiche tecniche, le peculiarità che fanno di questo strumento una fisarmonica innovativa?

L’innovazione consiste nell’aver inserito alla mano sinistra un sistema di elettrovalvole al posto della tradizionale meccanica; alla mano destra, invece, abbiamo motorizzato i registri e dotato di sensori la tastiera in modo da comunicare con le elettrovalvole della mano sinistra. Le valvole, inoltre, sono dotate di apertura proporzionale per cui se premiamo poco il bottone, abbiamo un volume minimo; se, invece, lo premiamo fino in fondo, abbiamo un volume massimo di suono.

L’ impiego delle elettrovalvole potrebbe in qualche modo snaturare il suono della fisarmonica?

Il loro utilizzo non snatura affatto il suono della fisarmonica, anzi lo migliora per diversi motivi. Innanzitutto, svincolando l’apertura della valvola dalle leggi fisiche dei leveraggi meccanici possiamo far aprire la valvola quanto vogliamo, ovvero possiamo dare alla voce la quantità d’aria più giusta e corretta: per esempio, dove ci sono le voci più profonde, la valvola si apre di più, mentre man mano che si arriva alle voci più acute le valvole vengono fatte aprire via via di meno. Inoltre, grazie alle elettrovalvole non è più necessario mettere il tradizionale fondo d’alluminio dove scorrono le lamine per combinare i registri, perché ogni voce ha la sua elettrovalvola e quindi le combinazioni di suoni vengono fatte dalla programmazione del software e non meccanicamente. La qualità dei suoni migliora anche perché le soniere, così come accade anche in altri strumenti come ad esempio il bandoneón, sono direttamente incollate sulla tavola armonica e questo fa sì che non ci siano inutili dispersioni di aria. Un altro aspetto interessante è che, essendo svincolati dai leveraggi meccanici, tutti i bottoni sono pesati alla stessa grammatura di circa 100gr, quindi non si verifica qui la situazione per cui un bottone risulta più duro e un altro più morbido, quando scambi o quando metti i rinforzi. Quindi, in definitiva, possiamo dire che l’esperienza del musicista è senza dubbio migliorativa e la cosa che maggiormente sorprende chi prova per la prima volta questo strumento è proprio la prontezza del suono: tutte queste cose elencate in precedenza fanno sì nel loro insieme che lo strumento diventi, in definitiva, più pronto, più reattivo e potente.

I “tradizionalisti” come hanno accolto l’avvento del Matrix?

Agli amanti della tradizione, possiamo certamente dire, che, innanzitutto, con questo tipo di strumento si può fare tutto il repertorio tradizionale; non solo, ma lo si può suonare anche meglio perché avendo una gamma sonora più ampia è possibile riprodurre più fedelmente i brani, per esempio della musica barocca. Il fatto è che questo strumento, però, ha molto altro da offrire a chi abbia voglia di imparare a conoscerlo. Gli artisti, per fortuna, sono comunque anche dei grandi perfezionisti, non si sentono mai arrivati, e, quindi, avere uno strumento che li aiuti a realizzare performance migliori, ad andare oltre, guardare avanti verso nuova musica e nuovi repertori non può che essere ben accetto. Quello che accade oggi con il Matrix ricorda un po’ quello che è successo tanti anni fa, quando sono nati i primi cellulari: la maggior parte delle persone pensava che non fossero così necessari e, anzi, sembravano una cosa per ricchi. Oggi, invece, tutti noi abbiamo un cellulare e non usciamo di casa senza, il suo utilizzo è divenuto fondamentale nella vita di tutti i giorni. È la stessa cosa che è già accaduta a noi in passato quando abbiamo iniziato a occuparci anche della verniciatura: noi siamo stati i primi a fare fisarmoniche in legno laccate, quando tutti ancora facevano fisarmoniche in celluloide e ci dicevano che eravamo dei pazzi. Oggi, tutti cercano di imitare la nostra verniciatura. Quindi, quando ci sono delle grosse innovazioni, ci vuole sempre un po’ di tempo perché siano assimilate, accolte e capite.

Lo strumento si avvale della dotazione di una pedaliera e di un’applicazione dedicata? Qual è la loro funzione?

Sì, esatto. L’applicazione è necessaria per poter utilizzare tutte le varie funzioni del Matrix, come programmare la sequenza dei cambi di registri in un brano o in un intero repertorio, splittare la tastiera per avere due suoni distinti, unire i suoni della mano destra con quelli della mano sinistra, comporre nuovi registri, ecc. La pedaliera, invece, ha due funzioni: con il pedale sinistro si fa avanzare la sequenza dei cambi di registri precedentemente programmata con la App, esattamente come si fa anche con una delle mentoniere, facilitando così il musicista perché non deve distogliere l’attenzione dall’esecuzione del brano e non deve togliere le mani dalle tastiere. Il secondo pedale, invece, ha un effetto tipo sustain, ovvero una volta premuto un bottone di un basso o di un accordo, se abbassiamo contemporaneamente il pedale questo manterrà il suono sostenuto fino al momento in cui solleviamo il piede, liberando così la mano sinistra per suonare altre melodie.

L’App di gestione è di facile utilizzo?

Sì, certamente, come tutte le applicazioni, anche questa è stata pensata per essere facile e intuitiva. Consiste in una tabella a doppio ingresso dove si va semplicemente a toccare con un dito la casella relativa alla voce che vogliamo combinare. L’app viene utilizzata nelle modalità sequenzer e free. A breve, comunque, uscirà anche un video tutorial che spiega appunto il funzionamento in dettaglio, ma, come dicevamo, è veramente molto semplice. Inoltre, c’è da considerare che la App viene utilizzata solo in fase di programmazione, perché poi, quando si va a utilizzare lo strumento, il tablet non è più necessario.

La predisposizione di un’App dedicata e, soprattutto, di un sistema di controllo come quello da voi adottato presuppone anche una serie di possibili implementazioni future. Il Matrix è un progetto aperto oppure il cerchio si chiude con questa gamma di prodotti che avete già presentato?

Il Matrix è sempre in continua evoluzione. Ci sono ancora tante altre idee che in futuro potremo applicare, però per adesso abbiamo deciso di limitare le funzioni a questo anche perché già così ci sembra una grossa novità. E, comunque, chi ha già un Matrix potrà sempre aggiornarlo alle nuove applicazioni future. Il Matrix, infatti, non è uno strumento che tra qualche anno potrebbe diventare obsoleto, anzi è progettato appositamente per prevedere la possibilità di integrare al suo interno le nuove possibili funzioni e, quindi, continuerà la sua evoluzione al pari passo con gli sviluppi che faremo.

Per quale tipologia di musicisti è consigliato uno strumento con queste caratteristiche? Avete testato la combinazione di suoni solamente sulle fisarmoniche da concerto oppure anche su quelle più tradizionali? Se si, con quali risultati?

Avendo a disposizione un’ampia gamma di suoni, il Matrix è consigliabile a tutti i musicisti di ogni genere musicale. Inoltre, la sua struttura compatta e leggera, la sua versatilità musicale e le numerose versioni disponibili lo rendono adatto a un pubblico molto più ampio di quello che si possa immaginare. Matrix, infatti, è, per esempio, per tutti coloro che, suonando in una band o in un’orchestra, desiderano avere uno strumento con una grande potenza di suono, per potersi far sentire anche quando si suona vicino ad altri strumenti musicali molto potenti. Ma è anche uno strumento estremamente affascinante per artisti, jazzisti e sperimentatori, che avranno la più ampia gamma di suoni disponibili su un’unica fisarmonica. Infine, ma di certo non per importanza, si rivolge a tutti coloro, insegnanti, diplomati, concertisti, che hanno raggiunto un alto livello di conoscenze musicali, i quali potranno sfruttare al massimo le potenzialità del Matrix per riarrangiare la musica classica, suonare musica contemporanea e, soprattutto, donare al mondo della fisarmonica e della musica nuovi orizzonti, grazie alla loro preparazione culturale, creando originali composizioni e divenendo, così, pionieri di una nuova generazione di fisarmonicisti.

La progressiva apertura delle valvole e la variazione di pressione sonora che ne consegue non potrebbe in qualche modo disorientare il musicista circa il corretto utilizzo del mantice?

Assolutamente no, anzi. Molti fisarmonicisti professionisti che hanno provato il Matrix non si sono neanche resi conto di una differenza nella dinamica dell’apertura della valvola rispetto a una fisarmonica tradizionale; questo per far capire quanto si assomiglino. Ma l’apertura progressiva delle valvole presente nei nostri strumenti è addirittura migliore perché, per esempio, si può programmare il registro desiderato con, magari, il basso che suona piano anche se premiamo tutto il bottone e l’accordo che suona forte: così possiamo fare dei passaggi veloci anche premendo tutto il bottone e avere un basso che non copre le note della mano destra o che non copre l’accordo. E viceversa. Quindi, già sotto questo punto di vista è un sistema vantaggioso. Ma c’è di più. Infatti, in modalità manuale, se premiamo poco, come dicevamo, abbiamo un volume minimo di suono… ma il volume minimo di cui parliamo è un volume minimo di tutte le voci chiamate in causa. Se, per esempio, abbiamo un registro a tre voci, in una fisarmonica tradizionale, succede che, andando a premere il bottone a metà, in base al bottone che andiamo a premere avremo che, magari, sentiamo il suono del basso, non sentiamo il suono del terzetto e, magari, poco quello dell’acuta. Se premiamo un’altra nota, non sentiamo il basso e sentiamo solo la nota acuta. Quindi, in realtà, non è un vero volume minimo di suono, ma è quello che con quell’aria a disposizione le voci riescono a suonare. Invece, nel Matrix se abbiamo un registro a tre voci e premiamo a metà il bottone, ogni elettrovalvola è gestita singolarmente e, quindi, ognuna fornisce il proprio volume minimo di suono. Così puoi avere in modo molto più efficace un effettivo e più preciso volume minimo di tutte le voci coinvolte nel registro programmato.

Dopo di che, l’utilizzo del mantice è sempre quello normale delle fisarmoniche tradizionali.

Quanto durano le batterie che alimentano il sistema? Sono facilmente reperibili?

Le batterie hanno una durata che dipende essenzialmente dalla quantità di elettrovalvole che andiamo a utilizzare suonando lo strumento. Se si suona con un registro con tante note, per esempio con il massimo delle note consentite che corrisponde a un registro a undici voci, le batterie possono durare dieci/dodici ore. Questo è un registro, comunque, che si usa molto raramente, ma è giusto per avere un’idea. Se, invece, suoniamo, all’opposto, con un registro in prima a una voce, la batteria potrebbe durare anche settanta ore. Comunque, abbiamo calcolato in questi anni che la durata media è intorno alle venti/venticinque ore. Con la fisarmonica vengono dati due set di batterie e il caricabatteria, quindi si ha già un’ampia autonomia: i nostri clienti, infatti, ci dicono che si dimenticano di averle sul loro strumento perché, appunto, c’è una durata abbastanza lunga. Quanto alla reperibilità, si tratta di batterie acquistabili su internet, l’importante è che abbiamo i requisiti specifici, uguali all’originale. Quindi, se il cliente lo preferisce, le procuriamo noi, altrimenti si possono acquistare autonomamente. Tra l’altro, a proposito delle batterie, quando abbiamo cominciato il nostro progetto, nelle dimensioni delle batterie attuali avevamo un amperaggio massimo di 3.500 mAh; quando abbiamo ultimato il progetto, erano già uscite batterie con la stessa dimensione che contenevano 6.000mAh, per dire che in questo lasso di tempo, grazie agli sviluppi della tecnologia la durata delle batterie è praticamente raddoppiata e, considerando che questo settore è in continua evoluzione, ci aspettiamo, in un prossimo futuro, batterie ancora più performanti.

La connessione MIDI potrebbe facilitare il lavoro di scrittura dei compositori e la relativa sperimentazione di suoni virtuali nell’arrangiamento dei brani. È un orizzonte, quello dell’elettronica, che volete sperimentare oppure è qualcosa che completa uno strumento di per sé già abbastanza rivoluzionario?

Noi abbiamo creato uno strumento dalle infinite possibilità. Quello che diventerà, per ora è difficile da prevedere e, comunque, molto dipenderà dal mondo degli artisti, dei compositori, da quello che creeranno. Ci aspettiamo, in effetti, molto in questo senso perché uno strumento così può veramente dare origine a nuove, interessanti e originali composizioni, di cui la musica oggi ha bisogno.

Chi è il papà del Matrix?

Possiamo dire che tutto è certamente iniziato da una grande intuizione di mio padre che, conoscendo le problematiche che caratterizzavano la maggior parte degli strumenti con convertitore, in quanto strumenti pesanti, con meccaniche che s’inceppavano e suoni non sempre performanti, ha voluto cercare una possibile soluzione. Con questo intento ha avuto, dunque, origine il nostro primo progetto innovativo che prendeva il nome di Grand Convertor, uno strumento che introduceva per la prima volta, come unica novità seppur già estremamente rivoluzionaria, l’uso di elettrovalvole alla mano sinistra. Già così facendo, avevamo praticamente raggiunto il nostro obbiettivo perché, in effetti, con questo nuovo strumento a bassi sciolti, potevamo garantire innumerevoli vantaggi rispetto ai modelli tradizionali: pesi ridotti, suoni migliori, meccanica silenziosa senza problemi di inceppamento e affidabilità nel tempo. Poi, molte idee sono venute successivamente dai primi artisti che hanno acquistato il Grand Convertor. Uno su tutti sicuramente Cristiano Lui, un fisarmonicista di fama internazionale, che ha avuto una visione di questo strumento, perché, conoscendo bene anche il mondo dell’organo, dove questo tipo di automazione esiste già da molti anni, ci ha suggerito di creare qualcosa che gli somigliasse e funzionasse con lo stesso principio. Cristiano ci ha seguito passo passo, testando con pazienza e meticolosità tutti i prototipi realizzati in questi anni e possiamo dire che ha rappresentato, esprimendo i suoi desideri, i sogni di tutti i musicisti. Comunque, un importante contributo è arrivato anche dal nostro ingegnere, Ermanno Taboga, che ha realizzato tutta la parte hardware e software, e che ha collaborato con noi dimostrando grande professionalità, competenza, passione e dedizione al lavoro. I papà sono quindi tanti come puoi vedere, ma, come si suol dire, certamente la mamma è una sola, la Beltuna, con tutti i suoi trenta tecnici, che con le loro individuali abilità hanno contribuito alla produzione del Matrix.

Che riscontri avete avuto dal mercato? Quali sono le aree geografiche più interessate?

I riscontri sono stati ottimi, c’è stato subito molto interesse. Ovviamente, è da poco che produciamo questi modelli, ma stiamo già lavorando molto bene soprattutto nei paesi europei e asiatici.

Un’ultima domanda… vi siete sempre distinti, al pari di tante altre aziende fidardensi, per la ricerca costante finalizzata al miglioramento della fisarmonica in tutte le sue peculiarità. Può essere questo un incipit per “ripensarla” nella sua totalità oppure prevarrà sempre una dimensione tradizionale del più classico degli strumenti a mantice?

Le nostre innovazioni sono sempre state fatte in relazione alla soddisfazione del cliente, allo scopo sempre di soddisfarne i desideri. Per cui, come abbiamo sempre fatto in questi anni, continueremo a essere aperti ai suggerimenti e ad ascoltare le proposte di insegnanti, artisti, compositori e musicisti, sia per apportare migliorie, sia per realizzare qualcosa di nuovo, rispettando sempre la tradizione e sempre creando strumenti di qualità. Il fine delle nostre innovazioni è, senza eccezione, quello di migliorare l’esperienza del musicista. Per quanto riguarda il Matrix è chiaro che in realtà i musicisti non è che avessero già chiaro in mente di volere uno strumento come questo, però, poi, a volte, capita che ci siano persone, come siamo stati noi in questo caso, che hanno avuto una visione, con uno sguardo sempre volto al futuro, che hanno incrociato lo sguardo di altre persone con la stessa visione, e da queste fusioni di idee tra persone innovative accade che possa nascere qualsiasi cosa. Torniamo quindi al discorso che facevamo prima sulla tecnologia, che molto spesso sa anticipare i bisogni futuri delle persone e così crea il progresso e il cambiamento nelle abitudini della gente… Anche noi, nel nostro piccolo, vogliamo sperare che le persone che suoneranno il Matrix ne restino così affascinate da non voler suonare altro!

 

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