I ritmi energici dei Vad Vuc

La band ticinese tra dialetto e italiano

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The Vad Vuc (ph Swen Baldinger - Instagram: @swenbaldinger)Per questa intervista valichiamo i confini nazionali e atterriamo nella vicina Svizzera, per la precisione nel Canton Ticino, dove troviamo The Vad Vuc: una band piuttosto numerosa dove strumenti e voce, tra dialetto ticinese e italiano, si fondono dando vita a ritmi energici e scanzonati, senza però rinunciare a brani un po’ più intimi e riflessivi. In attesa di conoscere le idee che hanno in cantiere per il prossimo futuro, ringrazio Fabio “Mago” Martino (fisarmonica) e Michele “Cerno” Carobbio (voce e chitarra) per la loro disponibilità all’intervista.

Iniziamo dal nome: immagino che Vad Vuc sia dialetto ticinese, che cosa significa?

Sicura di volerlo sapere? In realtà non sono due parole dialettali, bensì sono le iniziali delle parole che compongono l’espressione Van A Da Via Ul Cü letteralmente tradotto in italiano come Vaff******.

La vostra band si è formata nel Natale del 2000. A chi è venuta l’idea e come si è evoluta?

L’idea alla base della formazione iniziale era molto semplice: fare delle serate nei vari locali senza che dovessimo “pagare da bere”. Un’occasione per far festa gratis, insomma. Poi la cosa ci è un po’ sfuggita di mano, visto che nel piccolo Ticino, nel corso degli anni, il nostro seguito è cresciuto a dismisura fino ad arrivare a riempire palazzetti sportivi e piazze. Lo spirito, però, rimane quello degli inizi anche se la nostra musica si è evoluta con noi e i pezzi scanzonati degli esordi hanno lasciato spazio a tematiche più importanti e complesse.

The Dubliners, Sharon Shannon, Steve Wickham, Modena City Ramblers, Enrico Ruggeri, Simone Cristicchi: questi sono solo alcuni dei nomi illustri del panorama musicale internazionale con cui avete collaborato durante i vostri oltre vent’anni di carriera. Che cosa hanno significato per voi e per la vostra musica queste collaborazioni? 

Le collaborazioni sono sempre state importanti per noi e l’aspetto artistico è solo la punta dell’iceberg delle bellissime esperienze umane e di vita che abbiamo avuto la fortuna di vivere. Dietro alle nostre scelte ci sono sempre stati artisti/e che stimiamo e che ci hanno regalato grandi emozioni: poter collaborare con loro è stato per noi un grande onore, oltre che un’occasione da cui sono nate grandi e durature amicizie.

A proposito della vostra carriera pluridecennale, avete festeggiato i vostri primi vent’anni come band con un live al Teatro Sociale di Bellinzona, che è diventato il vostro settimo album. I brani con cui avete scelto di esibirvi rappresentano in qualche modo quelli più significativi per la vostra storia? 

In verità, la scelta dei brani ha seguito una logica diversa. Solitamente i nostri live si svolgono in open air o grandi piazze all’aperto dove la gente vuole far festa, ricambiando la nostra energia con danze, sorrisi e applausi. La scelta di festeggiare i vent’anni in teatro ci ha offerto, invece, la possibilità di inserire in scaletta anche brani più intimi, con la giusta attenzione che richiedono alcuni testi.

Nei vostri album troviamo brani sia in italiano sia in dialetto ticinese. Da cosa dipende la scelta di utilizzare una lingua piuttosto che l’altra?

Non esiste una vera e propria regola. I brani generalmente nascono da idee musicali che poi, quasi sempre, ci indicano la scelta giusta tra dialetto e italiano: è una sorta di alchimia difficile da raccontare. Il dialetto in Ticino è ancora una parte importante del tessuto sociale, quindi tra di noi è normale discutere in dialetto. E poi, il dialetto è molto musicale e si presta bene alla scrittura dei testi: spesso le parole tronche suggeriscono la fluidità propria di altre lingue, tipo l’inglese.

The Vad Vuc (ph Tony Resta - Instagram: @tonyresta.official)Rimanendo sull’uso del dialetto nelle vostre canzoni, questo a volte si mescola con l’inglese come nel caso di Finnegan’s Wake: ballata popolare irlandese che avete fatto vostra traducendo alcune strofe in dialetto. Come vi è venuta l’idea? 

L’idea è nata molti anni fa. Nel 2006, decidemmo di tradurre in dialetto un pezzo che adoravamo, Fisherman’s Blues dei The Waterboys, per pubblicarlo nell’album Trans Roonkaya Express. Non avevamo idea di come pubblico, critica e autori del brano (Mike Scott e Steve Wickham) avrebbero reagito a questo esperimento. Per fortuna è andata molto bene, con diversi apprezzamenti da più parti. Facendo tesoro di questa esperienza non è raro, nei nostri dischi successivi, trovare delle cover di brani inglesi tradotti in dialetto ticinese come Rise Again, Thousands are sailing, Finnegan’s Wake, Un aviatore irlandese prevede la propria morte.

Nel 2022 è uscito Album Postumo (Breve antologia di ordinarie violenze) in cui trattate la violenza nelle sue varie forme, a volte con una certa ironia. Dietro questo modo di fare musica, ossia affrontare temi sociali delicati senza rinunciare allo stile ballereccio delle vostre canzoni, quanto c’è della vostra personalità?

In questo album c’è moltissimo di noi. Siamo un gruppo di amici, che, come vent’anni fa, si diverte a suonare insieme ma, com’è naturale che sia, “diventando grandi” la nostra sensibilità umana e sociale ha trovato sempre più spazio all’interno delle nostre vite e quindi nelle nostre canzoni. Gli anni della pandemia hanno poi contribuito mostrando tante fragilità e debolezze di questa società. Noi ci siamo limitati a raccontarle attraverso la nostra musica, grazie all’ironia che ci contraddistingue e che forse aiuta a veicolare messaggi anche più impegnativi.

I vostri quasi ventitré anni si carriera vi hanno portato, con numerosi concerti, sui Palchi di Svizzera, Italia, Francia e Germania. C’è un posto in cui non avete ancora suonato ma in cui vi pacerebbe esibirvi? 

Il nostro amore per l’Irlanda non è un segreto e un paio di mesi fa, finalmente, siamo stati alcuni giorni a suonare nei pub. Ecco, un sogno sarebbe un vero e proprio tour tra piazze e locali per concerti. E poi, il grande sogno rimane sempre quello di suonare a San Siro.

Attualmente, state lavorando a nuovi progetti o siete concentrati sul vedere la gente ballare con la vostra musica nei live? 

Dopo alcuni anni di attività live ai minimi storici per via della pandemia e dei problemini di salute che hanno colpito alcuni di noi, quest’estate abbiamo finalmente un tour di quasi venti date. Stiamo quindi preparando al meglio il Maltrainsema Tour 2023, ma non ti nascondo che ci sono già un paio di idee in cantiere a cui prestissimo inizieremo a lavorare. Magari tra qualche tempo ne parliamo, ok?

Lasciateci un messaggio in ticinese per i nostri lettori…

Và chela vaca là che la va in chela cà la in Valcalanca.

 

(Foto 1 by Swen Baldinger – Instagram: @swenbaldinger / Foto 2 by Tony Resta – Instagram: @tonyresta.official)

 

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DISCOGRAFIA

Trans Roonkaya Express, 2006

La Parata dei Secondi, 2009

Hai in mente un koala?, 2013

Cocktail & Fantasmi (live), 2014

Disco Orario, 2017

Vadavialcovid, 2020

The Vad Vuc 2000-2020 (live), 2021

Album Postumo (Breve antologia di ordinarie violenze quotidiane), 2022