Fiorenzo Bernasconi: La fisarmonica nella letteratura italiana

381

Fiorenzo Bernasconi: La fisarmonica nella letteratura italianaUn libro sorprendente. Anche perché inaspettato. Fiorenzo Bernasconi, musicista (e inventore di uno strumento, il Bercandeon), scrittore e studioso di letteratura ha dato alle stampe un testo davvero singolare, La fisarmonica nella letteratura italiana (Edizioni Nuova Prhomos, 2016), in cui ha coniugato due delle sue grandi passioni, oltreché oggetti di studio. Si tratta di un’antologia di testi narrativi, poetici, teatrali, autobiografici dedicati, ça va sans dire, alla fisarmonica. Strumenti&Musica Magazine non poteva certo ignorarlo, né il sottoscritto che si occupa, su queste pagine, prevalentemente delle relazioni tra musica ed altre espressioni artistiche (https://www.strumentiemusica.com/fisarmoniche/rubriche/note-darte/). La prima domanda che rivolgo a Fiorenzo Bernasconi è d’obbligo…

Strumenti&Musica: Com’è nata l’idea di questo libro e da quanto tempo giaceva nel tuo cassetto?

Fiorenzo Bernasconi: I primi spogli risalgono a una trentina d’anni fa e si collegano a ricerche svolte da miei alunni nella scuola di Lugano in cui allora insegnavo. In pratica assegnavo la lettura di opere di scrittori italiani contemporanei con il compito di individuare alcune presenze e, tra queste, anche quella di strumenti musicali. Naturalmente, in parallelo, simile lavoro facevo anch’io, annotando presenze strumentali nelle mie liberissime letture, aiutato da amici che facevano altrettanto nelle loro. Ciò, tra pause e accelerazioni, è durato fino ad oggi, con l’osservazione che soprattutto per i classici ora esistono efficienti strumenti informatici di ricerca che permettono di trovare qualsiasi parola in un testo. Tutto ciò senza pensare assolutamente ad un libro, almeno fino all’anno scorso, quando ho deciso di lasciare l’insegnamento per avere più tempo da dedicare alle mie passioni.

Strumenti&Musica: Che area cronologica copre questa antologia?

Fiorenzo Bernasconi: Si parte da una novella di Ippolito Nievo pubblicata nel 1856, per giungere ad opere recentissime pubblicate quest’anno. Sulle prime attestazioni, quelle tra il 1856 e il decennio successivo, un lettore attento, Ivano Paterno, mi segnala che quasi certamente il termine fisarmonica rimanda ad un registro dell’organo, mentre certamente questa citazione del 1870, visto il contesto narrativo, si riferisce al “nostro” strumento: “Costui era stato garzone di bottega presso uno stipettaio; poi si era accomodato da un fabbro; più tardi aveva mutato d’arte e di principale, ma non imparando altro che a darsi bel tempo e suonare la fisarmonica. Gli amici lo chiamavano il Bello, e tale pareva alla signora Momina; la quale si reputò la più avventurata femmina del quartiere, quando si fu avveduta che quel giovanotto era tutt’occhi per lei, e che alla notte andava a farle la serenata col suo melanconico strumento a manticino.” (Anton Giulio Barrilli)

Strumenti&Musica: Hai operato una selezione per la tua antologia? Per esempio, solo autori molto famosi oppure per i quali nutrivi un particolare interesse critico…

Fiorenzo Bernasconi: Tieni conto che in parte lo spoglio è stato effettuato da miei alunni alle prese con la lettura di autori contemporanei: i titoli li suggerivo io o loro, indifferentemente, ma le scelte cadevano spesso su autori allora in voga quali Cassola, Pratolini, Primo Levi, Calvino… Le mie letture erano di altro tipo, legate spesso ad autori poco frequentati; non mi piacciono i best seller. Mi sembra che questo tipo di letture incrociate e differenziate abbiano costituito un setaccio con maglie piuttosto fitte, e in questo senso non c’è stata selezione. La necessità è invece emersa recentemente, pensando alla stampa. Da un lato mi sarebbe piaciuto antologizzare anche canzoni quali La fisarmonica di Stradella di Paolo Conte e Veronica di Enzo Jannacci, ma poi come giustificare l’omissione di centinaia di presenze nel “liscio”? A denti stretti ho preferito lasciar perdere, per non alterare il taglio eminentemente letterario della ricerca. Sarebbe pure stato bello includere testi dialettali, ma anche in questo caso non l’ho fatto perché la visione, per motivi di competenza linguistica, “lombardocentrica” avrebbe ricostruito un quadro irreale. Nei mesi precedenti la stampa ho riletto con cura le schede chiedendomi se per caso si fossero trascurati alcuni autori o correnti, e qualche falla credo di averla turata leggendomi autori quali Malaparte, Bontempelli e Pitigrilli.

Strumenti&Musica: La fisarmonica prevale più nella letteratura italiana dell’800 o del ’900? E in quale, tra le forme letterarie che prendi in esame, è più presente (narrativa, poesia, ecc.)?

Fiorenzo Bernasconi: prevale sicuramente nel Novecento con un centinaio di pagine contro tre. Questo per due fatti differenti. Il primo è di tipo storico: lo strumento a mano a mano si diffonde nella seconda metà dell’Ottocento ma questa crescita impiega tempo prima di trovare ampia eco in letteratura (a questo bisogna poi aggiungere che un’editoria di tipo industriale comincia a formarsi solo dopo l’unità d’Italia). Il secondo è di tipo linguistico. Per parecchi decenni in parallelo a fisarmonica si utilizzò moltissimo il termine armonica che come noto include anche altri strumenti: difficile quindi sapere, salvo aiuto di contesto, a che strumento ci si riferisca con precisione. Per il resto la presenza è coerente con la tradizionale ripartizione dei generi: nell’ordine, narrativa, poesia, teatro.

Strumenti&Musica: Definiresti la fisarmonica una protagonista o una semplice comparsa nella letteratura italiana?

Fiorenzo Bernasconi: La notevole presenza ha colpito me, prima di tutti, per le quattrocento citazioni che rimandano a duecento autori. Dati numericamente rilevanti, ma tali anche per l’aspetto qualitativo. Per esempio ci sono molte presenze nell’opera di Pirandello e della Deledda; Montale è più “avaro” con solo una prosa giornalistica, battuto in negativo da Quasimodo che fornisce il noto Oboe sommerso ma poi non ci regala nulla sulla fisarmonica, come pure accade per Dario Fo (che in compenso, mi piace ricordarlo, è stato un prolifico scrittore-paroliere: come dimenticare Stringimi forte i polsi interpretato da Mina?) e Carducci. Questo per restare nell’ambito dei Nobel.

Strumenti&Musica: La presenza della fisarmonica nella letteratura italiana è pari al “peso” che questo strumento ha nella musica dello stesso Paese?

Fiorenzo Bernasconi: Come è noto in Italia si costruiscono alcuni strumenti musicali di eccellenza mondiale: alludo naturalmente agli archi ma anche alle fisarmoniche. Questa illustre tradizione si rispecchia in letteratura a vario livello. Per esempio il termine fisarmonica  appare direttamente in alcuni titoli di opere (La fisarmonica; Fisarmonica rossa; Fisarmoniche e solitudine) e a volte lo strumento diventa quasi un personaggio come capita in Padre padrone di Gavino Ledda.

Strumenti&Musica: Qual è l’immagine della fisarmonica che traspare da questa antologia? La solita, stereotipata, dello strumento popolare da sagra campagnola? O qualche autore ha saputo coglierne anche degli aspetti inediti?

Fiorenzo Bernasconi: Parecchi frammenti riportano ad ambiti popolari sottolineando però, a differenza dell’attuale immagine stereotipata di cui dici, elementi malinconici: “Il suono della fisarmonica arrivava fin laggiù; il motivo saltellante e voluttuoso richiamava alla danza, ma a volte si mutava in lamento, come stanco di gioia, come rimpiangendo il piacere che passa e gemendo per l’inutilità di tutte le cose: allora anche l’occhio melanconico delle giumente pareva pieno di una dolcezza nostalgica” (Grazia Deledda); “L’odore delle cipolle fritte si perse nell’aria, e non ne venne più dall’osteria. Anche il suono della fisarmonica era finito. Già da un pezzo, un uomo con lo strumento su una spalla era uscito e se n’era andato verso il centro della città, tenendosi all’ombra dei portici.” (Giuseppe Berto); “A proravia, dal ponte di terza classe, che pareva inabissato ai loro piedi, saliva lo squillante ansimante della fisarmonica, e la povera gente ballava.” (Virgilio Brocchi). Il mio libro si chiude con indici che permettono di individuare alcune costanti che, nella frammentarietà del materiale, potrebbero sfuggire. Per esempio emergono un possibile repertorio interpretativo: da Cielito lindo a Fiorellin del prato, da Addio Lugano bella a L’internazionale da Il Barbiere di Siviglia a La gazza ladra e organici tra cui i più frequenti sono fisarmonica e voce (10), con chitarra (5), con chitarra e mandolino (4) per giungere a trombette, putipù, arpa, balalaica… Come vedi aspetti inediti e cusiosi non mancano.

Strumenti&Musica: L’autore – o gli autori – che ti hanno maggiormente colpito per la singolarità del loro approccio allo strumento o per la loro particolare sensibilità nei suoi confronti…

Fiorenzo Bernasconi: Questo brano di Corrado Govoni mi ha colpito per il gioco amplificatorio che mi ricorda la fisarmonica gigante che ho visto esposta a Castelfidardo…  “Ma che cosa sarebbe se, dei mantici che uniscono carrozza a carrozza, si facessero altrettante sezioni di un gigantesco organetto? Potrebbe suonare da Bologna a Firenze, per esempio, una sinfonia di Beethoven… Pensa che deliziosa fisarmonica viaggiante coi bottoni dei finestrini rallegrati dalla madreperla sorridente del viso estatico di una giovane donna.” Ma questo è solo un esempio tra i tanti che potrei fare. Mi sembra che gli autori che più conosco e apprezzo siano identificabili anche scrivendo di una fisarmonica, magari soltanto in una riga. Misteri di stile.

Strumenti&Musica: Altri progetti di questo genere? Magari la sua estensione ad altre letterature d’oltreconfine…

Fiorenzo Bernasconi: Renzo Cresti, che ha scritto l’introduzione, mi consiglia di non lasciare nel cassetto analogo materiale che ho raccolto per i principali strumenti appartenenti alla tradizione occidentale. Per prova sto allestendo il volumetto dedicato al flauto e sono a buon punto. Curiosamente il percorso pur uguale, porta a sorprese. Per esempio il flauto, strumento di antichissima origine e già attestato in un sonetto di Folgòre da San Gimignano (siamo nel primissimo Trecento) raccoglie molte occorrenze ma di poco superiori a quelle della nostra giovanissima fisarmonica… che ha meno di due secoli sulle spalle! Strumenti quali il sax e il bandoneon che immaginavo suscitassero notevole fascino raccolgono invece pochissime citazioni.  L’estensione a letterature d’oltre confine in un certo senso l’ho già fatta con questa antologia, includendo alcuni scrittori della Svizzera Italiana. Per esempio, parlando di retroscena, ho reincontrato il poeta Fabio Pusterla, moltissimi anni fa mio collega in Svizzera, che oltre a una sua poesia, mi ha ricordato che Giorgio Orelli suonava pure la fisarmonica: “A mezzo d’uno di quei giorni di primo settembre / che per cinti, selle e bocchette tiran fuori / dalla tana le finte pigre / marmotte e le addormentano sui sassi / nel mio paese d’origine è ancora / tempo da fieno, tace / la madreperla della fisarmonica.”

Spero che altri con più tempo e strumenti linguistici a disposizione, si occupi della fisarmonica nelle letterature straniere, ma una piccola citazione la fornisco (la traduzione da Textos  costeños  di García Márquez è mia) “Non so che cos’ha la fisarmonica di così comunicativo che quando la sentiamo ci fa battere forte il cuore. Mi perdoni, signor lettore, questo inizio sentimentale. Personalmente farei una statua a questo mantice nostalgico, amaramente umano, che assomiglia ad un animale triste.”