L’accordéoniste – Intervista a Paolo Gandolfi e Nicola Nannavecchia

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STORIA DI UN RAGAZZO DI CAMPAGNA

Intervista a Paolo Gandolfi e Nicola Nannavecchia, protagonista e autore di L’accordéoniste. Nell’armonia del tempo.

 

L'Accordéoniste - Nell'armonia del tempoMolte persone hanno un’idea piuttosto riduttiva del documentario. Una parola, questa, che evoca, a torto, asettici filmati imperniati su temi estranei al desiderio e alla ricerca di emozioni da parte del pubblico cinematografico. Se queste persone volessero ricredersi, consigliamo loro di guardare, tra gli altri, L’accordéoniste. Nell’armonia del tempo di Nicola Nannavecchia, un documentario dalle atmosfere calde che racconta, quasi fosse una fiction, le esperienze – umane e professionali – di Paolo Gandolfi, fisarmonicista di fama mondiale che ha condiviso il palcoscenico con personaggi come Edith Piaf, Gilbert Becaud e Luciano Pavarotti e ha avuto Giovanni XXIII e Robert Kennedy tra i propri spettatori ed estimatori. La vita ed il racconto di Paolo Gandolfi s’intrecciano con quelli di Richard Galliano, il più famoso e completo fisarmonicista del momento, che, appena dodicenne, ascoltò Gandolfi in un concerto che avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Nell’armonia del tempo è anche un viaggio nella memoria, individuale e collettiva, di Gandolfi e di tutti gli italiani che conobbero sulla propria pelle la difficile esperienza dell’emigrazione all’estero: la Francia, il Canada, il Brasile in cerca di fortuna.

Strumenti&Musica ha incontrato regista e protagonista del documentario per approfondirne alcuni temi e conoscerne qualche retroscena.

Nicola NannavecchiaStrumenti&Musica: Nicola Nannavecchia, come ha conosciuto Paolo Gandolfi e che cosa l’ha convinta a realizzare Nell’armonia del tempo?

Nicola Nannavecchia: La musica ha da sempre un ruolo importante nei miei lavori. Alcuni anni fa ho utilizzato due brani di Paolo nella colonna sonora di un altro documentario biografico, dedicato ad un raffinato intellettuale reggiano, Alfredo Gianolio, che raccontava l’arte e la cultura del territorio di Reggio Emilia nella seconda parte del Novecento, attraverso le proprie esperienze. In precedenza, avevo già realizzato per Gandolfi alcune produzioni musicali, avendo così modo di interessarmi alla sua vita. Così, un bel giorno, ho deciso di approfondire, trovando conferma che le sue esperienze meritassero davvero di essere raccontate in un film. La storia e la memoria sono tra i temi di mio maggiore interesse. E la musica è anche una mia grande passione. Inoltre, mi sono innamorato dell’incipit della sua storia… un ragazzino di nemmeno undici anni, che nel 1945, alla fine della guerra, si innamora della musica ad una festa di piazza per la Liberazione, riesce a convincere i genitori a lasciarlo studiare musica, e dopo dieci anni diventa Campione del mondo di fisarmonica… è una favola. Una storia di progresso umano e sociale, davvero di un altro secolo.

Paolo GandolfiStrumenti&Musica: Maestro Gandolfi, che cosa l’ha spinta a raccontarsi in un documentario? Certamente non la ricerca di una fama di cui gode già…

Paolo Gandolfi: Mi ha spinto il desiderio di lasciare un messaggio agli altri, ai giovani soprattutto. Penso che il percorso della mia vita, sul piano della professione di musicista, possa essere in qualche modo un esempio di come chiunque sia in grado di superare difficoltà e ostacoli se sorretto da convinzione e tenacia. La mia è “una piccola storia di formazione” di un ragazzo di campagna che insegue il suo sogno senza arrendersi mai, con umiltà e sacrificio. Una storia come ce ne sono tante nella nostra terra di Appennino nell’arco del Novecento, storie che si tende a dimenticare e che possono essere invece un modello per tanti giovani che sentono di avere attitudini e sogni, forse anche talento, ma che non si mettono in gioco, si arrendono prima di cominciare.

Strumenti&Musica: Nicola Nannavecchia, è stato difficile convincere il Maestro Gandolfi ad intraprendere quest’avventura insieme a lei?

Nicola Nannavecchia: Niente affatto. Paolo era pronto. Come lui stesso ha appena detto, in qualche modo desiderava tramandare ai giovani il patrimonio della propria esperienza di vita in una maniera definitiva, indelebile. Considerate che Paolo ha dedicato la propria vita all’insegnamento perché all’apice della propria carriera internazionale di esecutore, nel 1964, è tornato in Italia e ha fondato la prima cattedra di fisarmonica in un istituto musicale pubblico, al Peri di Reggio Emilia. Poi ha fondato l’Istituto Merulo di Castelnovo Monti, che ha diretto per 37 anni, fino al 2001. Ha dedicato la sua vita all’insegnamento ai giovani. Questa era la sua motivazione profonda nel realizzare il documentario, non certamente la vanità personale. Richard Galliano - live a VeronaÈ una persona estremamente umile, gentile e generosa, oltre che di grandi capacità artistiche e professionali. E queste qualità gli hanno consentito di incontrare tante persone di altissimo livello nel corso della sua vita, con le quali ha costruito rapporti profondi e duraturi di natura professionale, di amicizia e stima. Ho visto con i miei occhi in giro per il mondo, la stima di cui Paolo gode ancora oggi, che è alla base anche della partecipazione al film di Richard Galliano, altro artista di primissima grandezza e di medesime straordinarie qualità umane.

Strumenti&Musica: Maestro Gandolfi, il documentario di cui lei è protagonista è anche un viaggio nella sua memoria. Ha incontrato persone e luoghi davvero importanti nella sua vita. È stato emozionante rivivere certe esperienze a distanza di tanti anni?

Paolo Gandolfi: Ho incontrato persone e luoghi che hanno segnato in modo indelebile la mia vita di uomo e di musicista: i miei primi maestri, che hanno confermato le mie aspirazioni e sciolto i miei dubbi, “devo o non devo fare il musicista?”; l’amicizia umana e professionale con Armando Gentilucci, una vera “comunione di anime” nel segno della musica e della passione per insegnarla agli altri, per viverla come “compositori”, ma, soprattutto, per donarla e diffonderla come “maestri”. Per entrambi la musica è stata creazione artistica ma ancora di più comunicazione e dono, strumento per entrare in relazione con gli altri, i giovani, appunto, i discepoli, quelli che, attratti dalla musica, venivano a cercarci. Sono stati anni fecondi e felici. Poi Galliano, ossia, per me, il fascino e il potere della fisarmonica insieme alla certezza di una amicizia, un’amicizia che coltivo con orgoglio e gratitudine, con riconoscenza, una frequentazione che mi arricchisce e mi onora.

Strumenti&Musica: Nicola Nannavecchia, sappiamo quanto sia difficile, in Italia, reperire risorse per la realizzazione di un documentario, per di più se il tema scelto è, per così dire, di “nicchia”. Quali difficoltà produttive ha incontrato? Considerando anche la caratura del progetto: trasferte intercontinentali, incontri con personaggi molto impegnati, attrezzature altamente professionali per le riprese delle esecuzioni musicali…

Nicola Nannavecchia: È vero, queste produzioni non sono semplici. Arte e cultura rappresentano già una “nicchia” nell’ambito delle produzioni televisive, e la fisarmonica lo è ulteriormente. Le difficoltà sono note e ben immaginabili, dal 2008 in poi finanziare queste produzioni è diventato davvero difficilissimo. La grande passione di cui si nutre questo lavoro è certamente la molla indispensabile perché le idee, i progetti, diventino realtà. Anche se da un punto di vista finanziario è davvero una partita in perdita. Si comprende quanto siano fondamentali i finanziamenti delle istituzioni, e noi siamo riusciti a coinvolgere la Provincia di Reggio Emilia, la Regione Marche, la Regione Emilia-Romagna, i Comuni di Bibbiano, Castelnovo Monti e Castelfidardo, che ci hanno consentito una copertura almeno parziale del budget. È stato importantissimo anche il sostegno dello stesso Maestro Gandolfi, che è stato co-produttore del film. È motivo di grande soddisfazione l’acquisizione del film da parte della società di distribuzione francese Windrose, cui abbiamo affidato la distribuzione internazionale. È un riconoscimento della qualità del lavoro, pur nella consapevolezza dell’ambito di “nicchia” cui già accennavamo.

Paolo GandolfiStrumenti&Musica: Maestro Gandolfi, dal documentario – e dalle sue parole fin dall’inizio di questa conversazione – traspare il suo grande interesse, o meglio la sua grande passione, per l’educazione musicale dei ragazzi. Da che cosa nasce?

Paolo Gandolfi: Nasce, credo, da un fatto autobiografico, che risale all’infanzia: avevo 11 anni, abitavamo a Bibbiano, a pochi chilometri da Reggio Emilia. Era il 25 Aprile e in piazza si festeggiava la Liberazione. Fu lì che ascoltai per la prima volta il piccolo complesso de “I violini di Santa Vittoria”. Fu una folgorazione, mi innamorai del violino e già mi sognavo violinista, ma non c’erano maestri di violino lì, allora, i conservatori erano solo nelle città, la mia famiglia era di modeste condizioni economiche, potevo contare al massimo su qualche maestro di banda. Così “ripiegai”, si fa per dire, sulla fisarmonica e divenni un piccolo studente di fisarmonica che andava a lezione in bicicletta a casa del suo primo maestro. È stata comunque per me una scelta felice, lo riconosco, ma ho deciso fin da allora che mi sarei impegnato – sempre – per dare ai giovani quelle opportunità – tutte – che io non avevo avuto. Perché la distanza dai centri culturali o le difficoltà economiche non impedissero a nessuno di coltivare il proprio talento. Per questo ho speso una buona parte della mia vita portando la musica nei luoghi e nei modi vicino ai giovani, in sostanza ho fondato una scuola di musica in un luogo periferico, come l’Appennino Reggiano dove l’educazione musicale poteva apparire un’utopia.

Strumenti&Musica: E il legame col suo territorio, Maestro Gandolfi? È davvero significativo che un uomo, un artista così internazionale, abbia mantenuto e mantenga un rapporto così profondo col proprio territorio d’origine…

Paolo Gandolfi: Il legame con il mio territorio ha alimentato sempre la mia vita e la mia musica: la terra di Bibbiano, quella della mia famiglia, dove riposano i miei cari e dove conservo ancora tanti amici e faccio concerti nel piccolo teatro. E nei luoghi dell’Appennino dove ho insegnato per vent’anni. Al paesaggio dell’Appennino Reggiano devo molta parte dell’ispirazione della mia musica e delle scelte della mia vita, siano esse la Pietra di Bismantova cantata da Dante nel Purgatorio e le terre Matildiche dove ancora risuona l’eco della storia dei Canossa, o… le lunghe file dei miei studenti che per anni ho visto entrare e uscire con i loro strumenti dal portone dell’Istituto Musicale e che oggi incontro come giovani maestri.

Strumenti&Musica: Nicola Nannavecchia, che cosa ha voluto raccontare, soprattutto, nel suo documentario? La musica, la fisarmonica, l’uomo Paolo Gandolfi?

Nicola Nannavecchia: Principalmente l’uomo e le sue qualità, espresse in una vita dedicata alla passione per la musica e all’insegnamento ai giovani. La musica, le arti e la bellezza hanno la potenzialità di salvare il mondo da un declino umano e morale che appare inarrestabile. Credo sia importante raccontare storie di profondo valore educativo come questa. Paolo ci introduce agli anni epici di questo strumento in Italia, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, quando da Castelfidardo partivano 120.000 fisarmoniche all’anno, dirette in tutto il mondo. L'Accordéoniste - Brazil Conservatorio Carlos GomesE ci racconta della sua straordinaria avventura umana e artistica… ha vinto il Trofeo Mondiale nel 1955, poi ha vissuto a Parigi fino al 1960, quando è andato per la prima volta in Brasile, incidendo il mitico 33 giri Accordeon Espetacular e divenendo una star in Tv con il Maestro Franceschini… poi nel 1962 è andato in Canada e ha inciso altri dischi anche lì… sempre aiutato dall’amicizia con i Missionari Scalabriniani. Una vita guidata da grandi valori, umiltà, determinazione, lavoro duro. Quanto alla fisarmonica, strumento meraviglioso, le abbiamo dedicato diverse sequenze nel film, anche mostrandone il cuore, la fattura, l’accordatura. Galliano ci spiega le differenze tra il modello a bottoni e quello a tasti, e ci racconta del ruolo dello strumento oggi tra i giovani e nei diversi generi musicali. La fisarmonica poi, come sappiamo, ha sempre avuto un posto di rilievo nella scena musicale francese. Anche Galliano racconta episodi importanti della sua formazione e carriera, gli incontri significativi tra cui, in particolare, quello con Astor Piazzolla. E, soprattutto, ci ha aperto le porte del suo Master Class nel 2013 a Villecroze, con una dozzina di musicisti selezionati da tutta Europa. Crediamo sia un film di grande interesse per i musicisti e fisarmonicisti in particolare, giovani e maestri.

Strumenti&Musica: E lei, Maestro Gandolfi, che cosa ha voluto raccontare, soprattutto, di sé? La sua passione per la musica, per la fisarmonica, le sue esperienze di vita?

Paolo Gandolfi: Della mia passione per la musica certamente, ma anche della mia storia accanto alla fisarmonica, questo strumento che non ho mai abbandonato, che ho portato in giro per il mondo, anche alla Casa Bianca e in cui ho creduto da sempre, e che oggi ormai entra a pieno titolo nei concerti, nei teatri, nei conservatori, e in ogni occasione in cui si studia e si pratica la musica colta.

Strumenti&Musica: Nannavecchia, nuovi progetti musicali nel cassetto?

Nicola Nannavecchia: Intanto vogliamo promuovere al meglio la distribuzione di questo film. Dopo aver dedicato oltre due anni alla sua realizzazione e aver delegato la distribuzione internazionale alla Windrose, vogliamo curarne al meglio la distribuzione in Italia nel settore Dvd Home video e VOD. Vogliamo proporlo anche ai Conservatori e agli istituti musicali, perché crediamo davvero nella sua funzione educativa, oltre che ricreativa. Abbiamo fatto un film di interesse per tutti, non solo per i musicisti, e i feedback ricevuti nelle anteprime e proiezioni pubbliche che abbiamo già fatto in Brasile ed Emilia-Romagna ci hanno dato ottimi riscontri. È già disponibile il Dvd della versione italiana e sono in preparazione le versioni dedicate al mercato brasiliano e a quello francese. Quanto ai progetti per il futuro, mi piacerebbe dare un seguito a questo film con un nuovo progetto dedicato al Brasile. In agosto scorso, quando siamo andati a presentare il film in anteprima, Paolo ha tenuto cinque o sei concerti ed io ho avuto modo di fare nuovi incontri e filmare concerti e situazioni ambientali di grande interesse, in altre regioni del sud del Brasile dove non eravamo stati nel 2013, che mi piacerebbe valorizzare. C’è forse già una base per un secondo film, chissà. Il Brasile ha una ricchezza musicale e una varietà di stili e generi nel suono della fisarmonica, degni davvero di un continente…

Strumenti&Musica: E i suoi progetti per il futuro, Maestro? Concerti, dischi…

Paolo Gandolfi: Data l’età che ho raggiunto non oso concepire grandi progetti; vorrei spendere il mio tempo per gli altri continuando a suonare in eventi artistici, magari in maniera generosa, a scopo benefico, coinvolgendo giovani talenti e nel ricordo di mia moglie che ho perduto da poco e che è stata testimone e consigliera di ogni scelta della mia vita.