Martynas Levickis N. 1 nella Classical Hit Parade UK (3° parte)

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Martynas LevickisR: È interessante vedere l’influenza nel nostro paese della musica pop, con gruppi come i Mumford and Sons e Bellowhead. In passato le grandi case discografiche incatenavano in categorie la musica, pensando solo a ciò che avrebbero venduto, a quello che avrebbe potuto fare mercato. Questo è jazz, questo classico, quello Folk, quell’altro Rock e Pop, ecc. Ad ogni modo, continuiamo la tua storia… cosa successe dopo?

M: Quando avevo otto anni cambiammo città, in modo che io potessi studiare la fisarmonica, frequentando una buona scuola di musica. Diventai, infatti, allievo della signora Maryte Markeviciene per dieci anni; devo dire che in questo periodo ho imparato il senso del duro lavoro. Quando avevo 13 o 14 anni ero sempre da lei: ci passavo tutta l’estate, quando la scuola era chiusa. Mentre io suonavo con la finestra aperta, lei dal giardino o magari mentre cucinava, mi faceva lezione e mi dava suggerimenti. È stato un grande periodo e ho iniziato a vedere i risultati del mio lavoro. Poi abbiamo iniziato a partecipare alle competizioni, è stato molto interessante per me, perché fino ad allora non ero mai stato da nessuna parte. Partecipammo a numerosi concorsi anche in Italia, erano piccole realtà, ma per me erano comunque grandi. Ho sempre avuto il desiderio di studiare presso l’Accademia Lituana di musica, ma poi fui incoraggiato a provare qualcosa di diverso, e trovai Londra e… ora sono qui.

R: L’effetto di Londra! Ho sempre detto che se un giovane fisarmonicista riesce a catturare l’immaginazione del pubblico nel Regno Unito può arrivare ovunque, o almeno se non in tutto il mondo, perlomeno in quello di lingua inglese. Londra è la città ideale perché questo accada, c’è così tanto da fare qui e poi ci si può confrontare con tante forme d’arte.

M: Quando sono arrivato qui ho fatto veramente fatica ad ambientarmi: la lingua, le finanze, senza amici, ho dovuto crearmi una nuova cerchia sociale. Ci sono alcune cose di Londra che odio, ma ogni volta che parto mi manca. Un giorno uno mi disse: “Se riesci a fare qualcosa nel Regno Unito è più facile poi farlo ovunque. Sì, il nostro Paese ti dà la possibilità di guardare al globale. Tante culture diverse. Sto lavorando anche sul marketing, ad esempio la Corea mi ha chiesto di registrare un brano coreano. Non so se e quando uscirà anche in Italia.

R: Gli italiani, come gli altri europei, possono acquistare su internet. Quindi le date di uscita sono forse meno importanti, purché siano a conoscenza che l’album è lì.

M: In realtà su i-Tunes è possibile scaricarlo e ottenere tracce bonus, come “Bach Fantasia” e “Fuga”. Sono un po’ dispiaciuto che non siano andate nell’album principale, ma chi lo scarica le ottiene automaticamente.

R: Quindi Londra è stata un’esperienza positiva. Mi consiglieresti di intraprendere la strada che hai preso a Londra e la Royal Academy of Music per giovani fisarmonicisti? Lo chiedo come qualcuno che avrebbe amato farlo.

M: È difficile rispondere a questa domanda. “Se sei un musicista, che cosa fai per vivere?” Lo studio è una responsabilità. Quando ho finito alla RAM avrei voluto continuare a studiare lì, ma non potevo permettermelo. Sa funziona però e se si segue il proprio percorso, è la cosa più eccitante. Non ho studiato altrove, ma non credo che ci sia un altro luogo come la Royal Academy di Londra. Se sei un musicista devi scegliere i modi per rappresentare te e la tua musica. Sono davvero contento di essere venuto a Londra, perché non credo che sarei riuscito a far tanto altrove. Non è solo per l’educazione è anche la città che è davvero allettante.

R: E si è in competizione con altri musicisti, non solo fisarmonicisti, e si ha la possibilità di farsi notare.

M: Consiglierei a tutti di studiare a Londra. È un peccato però che l’Accademia non dia più tanta importanza alla fisarmonica. C’è ancora qualcosa da realizzare in quel campo. Spero che cambierà presto.

R: Beh, forse dovranno prendere nota del tuo successo. La mia ultima domanda non può che essere sul tuo prossimo album. Il “difficile secondo album”, come viene spesso definito. Cosa ti piacerebbe fare?

M. Beh, siamo ancora molto lontani dal riprodurre tutti i generi musicali che amo. Il primo album è solo un lato della storia. Il secondo suppongo sarà qualcosa di simile. Non posso ancora dire, ma ho alcune idee. Sarà una varietà di cose. La gente sarà in grado di scegliere quello che vuole dall’album. È importante raggiungere il più vasto pubblico possibile. Per il futuro, so quello che mi piacerebbe fare: vorrei fare qualche serio lavoro sulla musica classica e contemporanea, forse la musica da camera, forse Bach, Piazzolla, Gubaidulina, non lo so. Dipenderà anche dalle negoziazioni con la casa discografica e il mio manager, che hanno una certa influenza sulle mie scelte. Nell’ultima settimana di agosto ci sarà la Fisarmonica Music Week in occasione del Christopher Summer Festival in Lituania. È il secondo anno. L’anno scorso ho invitato Ksenija Sidorova e Alexander Kolovski dalla Macedonia. Quest’anno non ho avuto occasione di invitare musicisti dall’estero, ma stiamo lavorando a molti progetti con i fisarmonicisti locali. Il concerto di apertura sarà al Museo dell’Astronomia, in una torre molto alta in una capsula di vetro, e sarà in esclusiva per circa sessanta persone. Faremo Silencio di Gubaidulina e finiremo con John Cage. L’idea del concerto è di un graduale diminuendo verso il silenzio e la spaziatura nel cosmo. Poi stiamo facendo solo musica di Tchiakovsky. Ho molte idee in testa che mi piacerebbe raccogliere insieme. È una questione di stare insieme e di discutere le cose.

R: Beh, vi auguro un sacco di fortuna con tutti i vostri progetti e vi ringrazio per aver dedicato il vostro tempo a Strumenti&Musica per questa intervista. Sono sicuro che tutti coloro che amano la fisarmonica sperano che tu possa fare questo passo avanti nel mainstream… ma non voglio metterti troppa pressione…

(Ride)