“Al di là dei miei uragani” l’ultima produzione discografica di Francesco Gesualdi

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Al di là dei miei uragani - Francesco GesualdiUn album, chiaramente, fuori dagli schemi, intriso di sonorità tradizionali miste ad un sound decisamente più contemporaneo, dato dall’utilizzo di strumenti virtuali, quello interpretato dal M° Francesco Gesualdi, non nuovo ad interpretazioni di repertorio della musica contemporanea.

Quattro le composizioni firmate da Mauro Cardi (Breath), Gianluca Ulivelli (Da soli paralleli), Nicola Sani (Al di là dei miei uragani) e Ludger Brümmer, direttore del ZKM di Karlsruhe (Turbulence), tutte scritte appositamente per il fisarmonicista fiorentino.

Degna di nota anche la copertina del CD cui vi è raffigurata la riproduzione di un’opera dell’artista Bizhan Bassiri.

 

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BREATH – Mauro Cardi
(2007/2019 nuova versione per fisarmonica ed elettronica)
Breath è la nuova versione 2019 del brano composto nel 2007, commissionato da Nuovi Eventi Musicali per la 60a Estate Fiesolana ed eseguito da Francesco Gesualdi in prima assoluta il 7 luglio 2007, presso il Teatro Romano di Fiesole. Ispirato all’omonima pièce teatrale di Samuel Beckett, Breath realizza, nell’introduzione e nella coda del pezzo, questa straordinaria drammaturgia sui generis, secondo le scarne, ma meticolose indicazioni dell’autore. Il processo di svuotamento dell’azione scenica è spinto da Beckett alle estreme conseguenze rappresentando, nei 35 secondi previsti dall’opera teatrale, nello spazio dunque di un respiro, la desolante metafora della condizione umana. Breath prevede l’elaborazione in tempo reale della fisarmonica e dei respiri dell’interprete dal vivo, oltre ad un substrato elettronico costruito sul montaggio dei suoni elaborati a partire dai campionamenti registrati da Francesco Gesualdi, a cui l’opera è dedicata.

 

DA SOLI PARALLELI – Gianluca Ulivelli
(2014) per fisarmonica ed elettronica
Elettronica realizzata presso Zentrum für Kunst und Medien- technologie (ZKM), Karlsruhe e Klangwerkstatt Werner Funk, Stuttgart.

Due stelle polari, la fisarmonica e l’elettronica, che, in questo lavoro, procedono parallelamente- nonostante che tutti i suoni elaborati dall’elettronica derivino esclusivamente dallo strumento stesso. Due mondi che soltanto in alcuni punti si incontrano- come per esempio all’inizio del lavoro- per poi distanziarsi. Il mondo contemporaneo sembra essere fatto di questa sostanza: soli, ognuno di noi in galassie in espansione, soli nel magma quotidiano. Soltanto qualche punto di contatto con l’altro e con gli altri … E alla fine non può che rimanere un accenno di canto, il quale viene tragicamente trasfigurato.

 

TURBULENCE – Ludger Brümmer
(2014) per fisarmonica ed elettronica

La composizione Turbulence articola simultaneamente gli elementi contraddittori di riposo e movimento, stasi ed energia. L’energia sviluppata dagli elementi scintillanti si sviluppa nel corso del lavoro in emozionanti superfici sonore, in modo da condurre al contrasto tra altezza e profondità senza mai unificarsi. Il materiale sonoro della fisarmonica è costituito da figure motiviche e arabesche, registri speciali e utilizza come materiale compositivo la possibilità spaziale del suono dell’istruzione, i generatori di suono a sinistra e a destra, come materiale compositivo. Per tutta la durata della composizione, il fisarmonicista è incastonato tra un duo virtuale partner e uno strato eruttivo di suono, che proviene da registrazioni modificate elettronicamente della fisarmonica stessa ed esaspera l’energia dello strumento fino al grottesco. La fisarmonica suonata dal vivo aggiunge uno strato di timbri fantastici, gesti e virtuosismo giocoso. Il missaggio tenta di riprodurre il suono spaziale della composizione multicanale nel panorama stereo.

 

AL DI LÀ DEI MIEI URAGANI – Nicola Sani
(2003) per fisarmonica amplificata e nastro digitale a 8 canali

Commissione del Ministero della Cultura Francese e dell’Institut International de Musique Electroacoustique de Bourges. In questo lavoro la fisarmonica perde ogni significato evocativo legato alla memoria, all’iconografia o alla sua vocazione “popolare”, per diventare un generatore di sonorità stravolte, elettroniche ancora prima di essere amplificate, ruvide, permeate dal suono dell’aria, che si addensano anche ritmicamente in una sorta di respiro continuo, il motore da cui scaturisce il suono, scatenato da un abbraccio. Basato su sonorità estreme (sedimento, polvere di suoni) amplificate e distorte dalla elaborazione elettronica, il pezzo esplora le dinamiche spaziali attraverso la scomposizione del suono in più traiettorie, sfruttando appieno la dimensione acustica dello spazio multicanale. Al di là dei miei uragani parte dallo studio dello spazio timbrico pensato come espansione dello strumento, origine della materia sonora attraverso cui si definisce la composizione. I due universi sonori sono l’uno espansione dell’altro e la loro co-azione è organizzata secondo una logica di compresenza di eventi nel tempo. Entrambi agiscono nello stesso spazio, da essi deriva l’insieme delle sonorità proiettate dagli altoparlanti, si incontrano secondo una struttura che organizza il progetto della composizione come insieme di relazioni in uno spazio. Il nastro magnetico – costruito con suoni timbricamente omogenei in quanto prodotti con la fisarmonica – non è un terzo interprete virtuale, ma il luogo dell’incontro. Ne costituisce il sedimento e al tempo stesso fa scaturire le possibilità. Nella mia musica l’attenzione all’insieme delle possibili relazioni tra ciò che si ascolta e ciò che potrebbe accadere convive con la necessità di una drammaturgia organizzata secondo modi di distribuzione dell’energia sonora. Lo sviluppo su otto canali vuole rompere la logica artificiosa del dualismo stereofonico, proiettando il suono nella dimensione reale dello spazio che ci circonda e che si costruisce attraverso l’ascolto e i modi di ascoltare. In Al di là dei miei uragani emergono straordinarie e inedite inflessioni dello strumento, messe in evidenza dalle tecniche di ripresa microfonica e di elaborazione digitale del suono. L’uso dell’elettronica non è pensato come effetto da aggiungersi al suono strumentale, ma come espansione dinamica delle possibilità timbriche strumentali e di ulteriore esplorazione. L’interprete agisce come figura in rilievo all’interno di questa trama, soggetto che emerge da agglomerati sonori e dalle loro forme distribuite. Il pensiero va alle possibili forme di comunicazione del suono, a una musica che torni a far pensare, luogo delle possibilità e delle dinamiche, contro la logica dell’impossibile, del predeterminato, del modo unico di pensare e organizzare. Così la sfida nell’uso della soundtrack digitale, che in questa nuova concezione aperta della ricerca sonora all’interno di uno spazio di relazioni possibili, diventa materia viva, scatenando le azioni degli interpreti in una drammaturgia che ogni volta riesce a inventare, a creare un diverso concetto spaziale.