“Sas matracas”

Gli strumenti sonori della Settimana Santa

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Sas matracas sono una ampia famiglia di congegni fonici appartenenti, in base al sistema di classificazione Hornbostel-Sachs, alla categoria degli idiofoni a percussione indiretta. Questi strumenti sono strettamente connessi ai riti della Settimana Santa, e alcuni di essi sono diffusi anche nella penisola e conosciuti con il nome di “traccola”.

Sas matracas - Iglesias (CI) Rituali del Venerdì Santo - bambini partecipanti alla processione del Descenso suonano le matraculas - 2007 / Autore Piras VirgilioIglesias. Rituali del Venerdì Santo. Bambini partecipanti alla processione del Descenso suonano le matracas. Virgilio Piras, 2007

Il loro fine è quello di produrre rumori tra i più strani e disparati e, per questo motivo, potremmo definirli “strumenti sonori” piuttosto che “strumenti musicali” veri e propri. Ne distinguiamo alcune principali tipologie: sa matraca (traccola a maniglia); is taulitas (le tabelle); sa matraca a roda (traccola a raganella); su matraconi di Iglesias (traccola a raganella tipica di Iglesias); sa rana ‘e taula (raganella di legna); sa rana ‘e canna (raganella di canna).

Struttura ed esecuzione

Questi strumenti a percussione indiretta, tipici dei rituali della Settimana Santa, sono costruiti principalmente in tre materiali: legno, canna e ferro. Vediamo ora di descriverne ciascuna tipologia.

Sa matraca (traccola a maniglia). Tra le varie matracas sono le più diffuse ed è quasi riconosciuto loro il rango di matracas ufficiali.

Sas matracasMatraca di cm 22 x 40, costruita a Gavoi da M. Pira

Le matracas possiedono una parte centrale fissa alla quale sono incernierati elementi percussivi azionati dal movimento periodico di polso e/o avambraccio. Nelle matracas la funzione percussiva è affidata a un battente non risonante (un picchiotto di ferro) e quella ricettiva al legno (classificabile in questo contesto come piastra), che, risuonando, amplifica e connota timbricamente l’effetto. La matraca sarda (a differenza delle traccole del resto della penisola) è costituita da una tavola rettangolare generalmente oblunga sulle cui facce sono incardinati, perpendicolarmente alla base e allineati al suo centro, due o più battenti di ferro. I cardini sono formati da piccoli anelli metallici, mentre i battenti, somiglianti a picchiotti per bussare, sono di forma squadrata o arcuata ed estesi in larghezza, ricavati ciascuno dalla piegatura a freddo di un’unica bacchetta di ferro da 5/8mm di diametro. Si utilizzano anche grossi anelli, sempre di ferro e di sezione circolare, che, ovviamente, non necessitano di due cardini, ma di un unico supporto al quale vengono incernierati con modalità analoghe a quelle appena descritte. È frequente l’utilizzo di veri e propri battenti da portone, caratterizzati da un ingrossamento nella parte centrale, che serve a concentrare in un solo punto la forza dell’urto.

Sas matracasMatraca con singolo batacchio

Il nome matraca è di provenienza spagnola, ma acquisita dal mondo arabo. Lo strumento è chiamato, in diverse aree della Sardegna, anche matraconi-matraca (Barbagia di Seulo e dintorni); tacula (Sardegna centro-settentrionale); mitracula (Planargia); stroculas (Sardegna meridionale).

Is taulitas (le tabelle). Is taulitas sono uno strumento autofono a percussione a suono indeterminato. Si tratta, quindi, di uno strumento ritmico della famiglia delle nacchere castagnettas.

Sas matracas - Taulitas costr. M. Pira GavoiTaulitas costruite a Gavoi da M. Pira

È costituito da tavolette di modesto spessore delle quali la principale è sagomata a forma di spatola (costituita, quindi, da un’impugnatura stretta e piatta e da un rettangolo oblungo) alla quale sono incernierate una per parte, ed in prossimità del manico, due tavolette anch’esse di forma rettangolare ma di dimensioni poco inferiori. La connessione dei tre elementi avviene mediante un legaccio in cuoio o spago che passa attraverso tre coppie di fori coincidenti, praticati nel bordo di ciascuna delle tavolette esterne e a quella centrale poco al di sotto dell’impugnatura. Il legaccio, annodato in modo lasco, consente un certo gioco alle tavolette, che possono, così, divaricarsi all’estremità opposta della giunzione. Per utilizzare le taulitas bisogna impugnarle con una sola mano afferrando la maniglia e, quindi, tenendole di piatto, agitarle con un rapido e scattante movimento del polso e/o dell’avambraccio. L’effetto sonoro è dato, ovviamente, dalla percussione reciproca delle tavolette, che sbattono tra loro al movimento oscillatorio dato dall’esecutore. Veniva, prevalentemente, usato dai bambini nella settimana santa per sostituire il suono delle campane, e in altre circostanze per accompagnare il ritmo e i movimenti di danze sarde. Lo strumento è chiamato in diverse aree della Sardegna anche matracca o tauleddas (Barbagia di Seulo e dintorni); zacculitas (Santulussurgiu); taubeddas (media Valle del Tirso); lumatutino (Gallura). Orientativamente, le dimensioni (personalizzabili) dello strumento sono di cm 12 di lunghezza, cm 7 di larghezza, cm 2 di spessore per le tavolette; di cm 7 di lunghezza, cm 3 di larghezza, cm 2 di spessore per il manico e la tavoletta centrale.

Sa matraca a roda (traccola a raganella). La matraca a roda, a differenza di quella semplice (detta, per distinguerla, a battarzoas) per funzionare non va agitata; dispone, infatti, di un meccanismo montato su una tavola, che, azionato da una manovella, fa girare la ruota dentata, che tocca un listello flessibile e, contemporaneamente, con un sistema di camme solleva dei martelletti disposti su analoghe strutture di legno, che ricadono pesantemente sulla tavoletta principale.

Sas matracas - Taulitas costr. M. Pira GavoiMatracca a roda di cm 29 x 42, costruita a Gavoi da M. Pira

Il principio sonoro è il medesimo delle raganelle a raschiatoi o ruota (ranas in sardo), ma, mentre in quelle la lamella ruota intorno alla rotella dentata (sono infatti classificate “raganelle rotanti”) nella matraca a roda è la ruota dentata a girare “offrendosi” allo sfregamento della linguetta. Anche se apparentemente simile, il secondo dispositivo funziona, invece, come una piastra battente: nel listello, infatti, è inserito un martello di legno, mentre dall’albero “motore” spuntano due asticelle contrapposte per ogni listello. La rotazione dell’albero fa dunque girare, oltre alla ruota dentata, anche queste camme, che sollevano fino ad una certa altezza i rispettivi listelli elastici e, insieme ad esse, i martelli, che rilasciano istantaneamente, provocandone l’urto reiterato sulla tavola centrale. È evidente, pertanto, come qui le strisce di legno siano solo un espediente per azionare i martelli/percussori, non ricadendo esse sul medesimo dispositivo che le ha sollevate, come, invece, è proprio degli ideofoni a raschiamento. Lo strumento è chiamato in diverse aree della Sardegna anche matracca a roda (Ghilarza); matráccula de battarzos (Gavoi); zirrioni (Gallura).

Su matraconi de Iglesias (traccola a raganella tipico di Iglesias).

Sas matracas - Matracconi de Iglesias - DI ISRE - Autore Murgia MauroMatracconi de Iglesias.  Mauro Murgia, ISRE

Pur apparendo una macchina complessa, pesante e difficile da maneggiare, la grande matraca di Iglesias funziona esattamente come una raganella: nella forma più semplice, infatti, è formata da una cassa di legno massello, privo delle facce anteriore e superiore, alto 80-90 cm e con un’alta base quadrata (o quasi) di 15-20 cm di lato, alla cui estremità è imperniata una lunga sbarra di legno di sezione circolare e del diametro di qualche centimetro. Dentro la cassa troviamo, invece, una ruota dentata, che ne occupa in larghezza lo spazio interno ed è solidale con la sbarra trasversale e una striscia di legno sottile ed elastica, di uguale larghezza, con l’estremità inferiore inchiodata al lato posteriore della base, che arriva a raschiare anteriormente la ruota dentata. Per azionare il dispositivo è necessaria la forza di due persone che, afferrando la sbarra trasversale, sollevano su matracconi da terra e iniziano a farlo ondeggiare per fargli acquisire una certa inerzia, finché non si riesce a far roteare il telaio con regolarità intorno all’asse trasversale. I listelli di legno possono, così, sfiorare il bordo dentato dei raschiatoi (ossia la ruota dentata), producendo un secco e fragoroso strepito che accompagna le suggestive processioni della Settimana Santa di Iglesias.

Sa rana ‘e taula (raganella di legna).

Sas matracas - Rana de Taula dei primi decenni del 900Rana de taula dei primi decenni del ’900

Gli strumenti appartenenti alla tipologia chiamata sa rana sono molto simili e si distinguono in rana ‘e taula e rana ‘e canna. Il funzionamento delle due varietà è tra loro molto similare, mentre la struttura si differenzia in materiale e modalità costruttiva. Quella principale della rana ‘e taula consiste in un pezzo di travetto di legno con sezione quasi quadrata e di lunghezza variabile. Ad una delle due estremità viene praticato un incavo di alcuni centimetri di larghezza e di 8-10 di lunghezza in cui si inserisce la ruota dentata, che, analogamente alla versione in canna, è solidale al perno/manico che passa al centro della rotella attraversando le pareti della fessura. La rotella è fissata al perno con un chiodino di metallo; con lo stesso sistema viene fissata al bordo dell’alloggiamento della ruota anche una sottile linguetta di legno elastico. Lo strumento è chiamato in diverse aree della Sardegna anche furriaiola (Bitti); fúrriga (Villagrande Strisaili); furriola (Perdasdefogu); furriolu (Santulussurgiu); orriaiola (Orosei); rana ’e taula réula (Bitti, Dorgali, Nuoro); reuledda (Ploaghe); stroccia-rana ‘urriaiola (Gavoi, Siniscola); zirriaiola ’e linna (media valle del Tirso).

Sa rana ‘e canna (raganella di canna).

Sas-matracas - Rana de Canna - Costr. M. Pira di GavoiRana ‘e canna costruita a Gavoi da M. Pira

Sa rana ‘e canna è composto da una sezione di canna comune stagionata, che comprende uno o due internodi in cui, dentro un apposito alloggiamento rettangolare prossimo ad una delle due estremità, si inserisce una rotella dentata di legno. Questa rotella, tenuta al centro del foro mediante un perno di legno (che, allungato da una parte, funge anche da impugnatura), tocca una lamella (limbazzu) escissa nella parete della canna. Quando si imprime al congegno un movimento rotatorio, la rotella raschia contro la linguetta di canna producendo un persistente e secco crepitio. La rotazione è favorita dal contrappeso costituito dalla porzione di canna eccentrica rispetto all’asse. La ruota è realizzata con legni molto duri come rovere o noce mentre il perno/manico è costruito in corbezzolo, una varietà di legno che si presta, per la sua corteccia scura e la polpa chiara, a realizzare facili decorazioni ad intaglio. Lo strumento è chiamato in diverse aree della Sardegna anche arranedda (Escalaplano, Sarrabus); chígula, furriadolza, furriaiola (Bitti); fúrriga (Villagrande Strisaili); furriola, furriolu (Santulussurgiu); orriaiola (Orosei); rana (Planargia); rana ’e canna, ranedda, réula (Bitti, Dorgali, Nuoro); reuledda (Ploaghe); riu-rau, scoccia arrana, stracciarrana, stroccia-rana, strocci arrana (Campidano); tirriola (Marghine); tirriolu, ‘urriaiola (Gavoi, Siniscola); zaccarredda, zirriaiolu ’e canna (Ghilarza); zirriola (Gallura);

Esecuzione/modalità di utilizzo dello strumento

La presenza e l’utilizzo di questi strumenti sonori è attestata intorno all’Ottocento, e, ancora oggi, vengono usati durante i riti della Settimana Santa (durante la quale le campane tacciono in segno di lutto), in momenti/atti ben precisi del rito; in primo luogo, per annunciare le funzioni religiose; in secondo, per richiamare l’attenzione dei fedeli al passaggio di una processione o per la questua. Un impiego saltuario, estraneo ai riti della Settimana Santa, si ha durante l’attività venatoria, e il suono acre di questi strumenti viene sfruttato per spaventare la selvaggina e farla fuoriuscire dalle tane.

 

Questo articolo è frutto della collaborazione tra Accademia di Musica Sarda e “Strumenti&Musica Magazine”.

 

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

SPANU, Gian Nicola (a cura di), Sonos. Strumenti della musica popolare sarda, Nuoro, Ilisso,1994.

www.accademiadimusicasarda.com

http://unica2.unica.it/~museoae/index.html

https://www.sardegnadigitallibrary.it/