I paesaggi interiori di Gustav Mahler

Hans Heinrich Eggebrecht, “La musica di Gustav Mahler”

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La musica di Gustav MahlerBene ha fatto la casa editrice romana Astrolabio a riportare in libreria (maggio 2023), dopo un’accurata revisione curata da Maurizio Giani, La musica di Gustav Mahler. A oltre quarant’anni dalla sua prima edizione in lingua tedesca e a quasi trenta da quella italiana, il libro di Hans Heinrich Eggebrecht è, ormai, una pietra miliare della saggistica dedicata al grande compositore austro-boemo (assieme, naturalmente, al Mahler. Una fisiognomica musicale di Theodor W. Adorno) e della musicologia tout court. Non che fossero mancate, negli ultimi anni, proposte e riproposte editoriali su Mahler. Tra le altre: una biografia (Simone Caputo, Curci, 2023); la ristampa degli scritti di Stefan Zweig (Passigli, 2021); l’interpretazione filosofico-musicale della prima Sinfonia (Carlo Serra, Galaad, 2020); l’analisi delle ultime opere e dell’ultimo anno di vita del compositore (Ernesto Napolitano, EDT, 2022 e Manzoni, 2022); l’approccio psicanalitico e “geopolitico” di Alessandro Zignani (Zecchini, 2021). E, andando a ritroso di qualche anno, la raccolta di scritti critici a cura di Gastón Fourner-Facio (Saggiatore, 2010) e l’indagine dettagliatissima di Quirino Principe (Bompiani, 2002). Lo stesso Gastón Fournier-Facio propone, in uscita mentre scrivo queste righe e a pochi giorni dall’inizio del Festival Mahler di Milano (dal 22 ottobre al 10 novembre 2023), Tutto Mahler. La vita e le opere raccontate dai grandi esperti italiani (Zecchini). Tutte riflessioni degne di nota (di alcune si è trattato o si tratterà anche su queste pagine), che non hanno assunto, però, il «sapore» del classico, che non hanno il «physique du rôle» – se mi si passa la metafora – dell’opera monumentale (non nel senso del numero delle pagine, ma del suo contenuto).

Il libro prende le mosse da una lettera che il quasi diciannovenne Gustav Mahler scrive, tra il 17 e il 19 giugno 1879, all’amico e compagno di studi Josef Steiner mentre si trova in Ungheria, presso una famiglia che lo ha assunto come insegnante di pianoforte. Pur mostrando tutti i limiti e le ingenuità della giovanissima età del suo autore, la lettera contiene in embrione quelle che Eggebrecht  ritiene che siano le linee principali della sua visione della vita e del mondo e rivela come la singolarità della sua musica, ciò che egli chiama “il principio Mahler”, sia indissolubilmente collegata alla condizione esistenziale del compositore. Proprio a partire da questa considerazione stupisce, però, l’assenza nel testo di qualsiasi riferimento alla vicenda che vide Mahler a confronto con Sigmund Freud. Su queste pagine ne ho già trattato, diversi anni fa (2018)[*], ricordando come, nell’agosto 1910, Mahler avesse chiesto un consulto al medico viennese, durante il quale, nonostante l’anomalia dal punto di vista della prassi psicanalitica, emersero elementi importantissimi. Ernest Jones (1879-1958), psicanalista britannico e biografo di Freud, scriveva nel 1962: “Nel corso della conversazione Mahler disse improvvisamente che ora capiva perché la sua musica non avesse mai toccato altezze sublimi neanche nei passaggi più nobili e ispirati dalle emozioni più profonde, e perché fosse rovinata dall’intrusione di melodie banali. Suo padre, che pare fosse una persona brutale, strapazzava la propria moglie, e durante l’infanzia di Mahler si era verificata tra loro una scena particolarmente penosa. Essendo la situazione divenuta intollerabile, il bambino si era precipitato fuori di casa mentre una pianola stava strimpellando un’aria popolare viennese. Da allora, secondo Mahler, profonda tragedia e divertimento spensierato erano rimasti inscindibilmente associati nella sua mente, e ciascuno dei due stati d’animo s’accompagnava all’altro”.

Per stessa ammissione di Eggebrecht il testo non ha la pretesa di offrire un’esposizione particolareggiata dell’opera di Mahler. Il metodo dell’autore è, piuttosto, quello di individuare, capitolo dopo capitolo, quali interrogativi porsi e cercare di dar loro risposte dopo averne approfondito e verificato i diversi aspetti.

Altro punto di partenza dell’indagine di Eggebrecht, accanto all’esegesi della lettera giovanile di Mahler, è il testo di Theodor W. Adorno, Mahler. Una fisiognomica musicale, che il filosofo tedesco pubblicò nel 1960: “Adorno è il mio complice, il mio garante, e al tempo stesso il mio antagonista” – scrive Eggebrecht – “e ciò spiega il fatto che alcuni dei miei capitoli sfocino in un serrato confronto con lui” perché a quel tempo (ma anche oggi, prevalentemente) l’interpretazione di Adorno s’imponeva senza pari.

L’approccio con cui si confronta con la musica di Mahler non è nuovo per Eggebrecht. Con altri compositori (Heinrich Schütz e Bach, tra gli altri) e con diverse espressioni musicali applica una visione e una prassi che punta ad addentrarsi nel significato attraverso la forma: “Per capire la musica parto dalla mia reazione personale, da come la vivo; […]. Questo mio libro deve la sua esistenza al fascino che la musica di Mahler esercita su di me […]. Non conosco alcuna musica che le sia paragonabile. Mi piacerebbe scoprire in che consista questa sua singolarità, mi piacerebbe poterla tradurre in parole e comunicarla agli altri”.

Dal mio modestissimo punto di vista credo che Eggebrecht sia riuscito nell’impresa, soprattutto là dove sottolinea, con una prosa felicemente evocativa e rara in un saggista, il dualismo vissuto da Mahler tra mondo civilizzato e mondo della natura, tra la falsità del mondo reale e l’incanto di un mondo interiore in comunione con il creato e con l’arte. Tra i due mondi non è ammessa mediazione, seppure Mahler la cerchi nel vano tentativo, che dominerà la sua intera esistenza, di sottrarsi al fato, a quel timore “che un giorno, durante una tempesta, la mia imbarcazione s’infranga contro gli scogli”. Un’inquietudine e una tensione etica così attuali, che ci riconducono alle parole di Pierre Boulez (1979) secondo il quale “Mahler è un nostro contemporaneo”, sebbene il Maestro francese ne siglasse l’attualità più per “l’ampiezza e la complessità del gesto” e per “la varietà e l’intensità nei livelli dell’invenzione”.

 

Hans Heinrich Eggebrecht (Dresda 1919 – Friburgo in Brisgovia 1999), musicologo e docente di Storia della musicologia, è stato per ventisei anni professore e direttore del dipartimento di Musicologia presso l’Università di Friburgo. Ha ricevuto una laurea ad onore dall’Università di Bologna. I suoi principali campi di interesse sono stati la musica di Heinrich Schütz, Johann Sebastian Bach, la musica della prima scuola di Vienna, Gustav Mahler e la musica del XX secolo. È autore di numerose importanti monografie, alcune delle quali tradotte in Italia.

Maurizio Giani ha compiuto gli studi universitari e musicali a Firenze. Laureato in Filosofia, si è successivamente diplomato in chitarra al Conservatorio “Luigi Cherubini” e ha svolto attività concertistica come solista e in formazioni da camera. Dal 1994, ha insegnato Storia della musica moderna e contemporanea nell’Università di Salerno, e dal 2002 al 2018 Estetica musicale nell’Università di Bologna, dove è professore Alma Mater. Insegna attualmente Estetica nel corso di laurea triennale dell’Accademia Internazionale di Imola.

 

Hans Heinrich Eggebrecht, La musica di Gustav Mahler

A cura di Maurizio Giani

Editore: Astrolabio, Roma

Anno di edizione: 2023

Pagine: 288, ill. bross. € 28,00

 

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[*] https://www.strumentiemusica.com/rubriche/il-nemico-che-non-puo-uccidere-sigmund-freud-e-la-musica-1-parte/ https://www.strumentiemusica.com/rubriche/il-nemico-che-non-puo-uccidere-sigmund-freud-e-la-musica-2-parte/