Aleksandar Djokic: fra tradizione e innovazione

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Aleksandar Djokic (foto Silvano Cossa)Aleksandar Djokic è un fisarmonicista serbo, di puro talento, che ama creare un sapido mélange di musica legata alla tradizione e stilemi più variopinti e moderni come la world music. Musicista eclettico e curioso, racconta in questa intervista le sue esperienze artistiche e umane più significative, ma non solo.

Dopo una seria formazione artistica, nel corso della tua carriera hai vinto svariati concorsi e premi internazionali. Quale, fra questi, ha maggiormente segnato il tuo percorso professionale?

«È molto difficile dire quale premio abbia potuto segnare il mio percorso professionale. Per me sono tutti importanti, tutti hanno la loro storia, per cui li voglio ricordare indistintamente. Servono tantissime ore di studio, esercizi, prove e tanti sacrifici che fanno parte della vita di un musicista professionista, fin quando ho partecipato ai vari concorsi esibendomi sul palco di fronte alla giuria, finendo poi con la premiazione che ti ripaga di tutto l’impegno e degli sforzi fatti. Per un giovane fisarmonicista è importantissimo partecipare a concorsi e festival. Ovviamente non tutti possono vincere, ma bisogna essere consapevoli del proprio livello rispetto a quello degli altri fisarmonicisti. Inoltre, fare una nuova esperienza, scambiare idee e conoscere altre scuole di fisarmonica, sono aspetti fondamentali in un contesto di un concorso internazionale».

La tua prolifica attività ti ha permesso di stringere numerose collaborazioni con alcuni fra i più blasonati fisarmonicisti del panorama mondiale. Con chi hai legato di più a livello umano e musicale?

«Sicuramente con la mia prima maestra, Irina Milošević, che mi ha indicato la strada e il percorso da intraprendere. Poi, il mio carissimo professore Dušan Vučković, che mi ha aiutato tanto nello sviluppo musicale e nella crescita umana fino all’ultimo anno di liceo musicale che, dopo averlo concluso, mi ha permesso di essere un musicista già formato e pronto. Ma non solo, perché in realtà sono veramente molte le bellissime collaborazioni con Yuri Shishkin, Alexander Selivanov, Vojin Vasović, Corrado Rojac, Radomir Tomić e tantissimi altri ancora».

Sei molto apprezzato anche nel circuito della musica balcanica. Infatti, nel 2017, sei stato invitato, da solista, al “Western Balkan Summit” di Trieste per un progetto finanziato dall’Unione Europea. Cosa ti piace ricordare, in particolare, di questa esperienza?

«Fu una bellissima esperienza, molto divertente. L’agenzia che si occupò dell’organizzazione dell’evento, con sede a Vienna, ricevette il mio contatto tramite la chiesa serbo-ortodossa San Spiridione, a Trieste. Mi telefonarono per spiegarmi di cosa si trattasse. Fui molto orgoglioso, ma ebbi bisogno di un paio di giorni per pensare al repertorio adatto per un evento di quel livello. Alla fine, ovviamente, decisi di accettare, e fui contento del fatto che avrei potuto arricchire una serata così importante con mie composizioni originali e soprattutto con la musica balcanica. Mi sentii fiero di quella grande opportunità. Quando suono la musica balcanica e quando posso esprimere con le note le mie origini, le tradizioni e l’arte in generale, è sempre qualcosa di speciale».

Aleksandar Djokic (foto Silvano Cossa)Oltre a suonare la fisarmonica, negli anni ti sei interessato alla riparazione e all’accordatura di questo strumento. Come e quando è nata questa passione?

«Questa passione è nata da studente, quando portavo la mia fisarmonica per farla riparare e accordare. Sulla riparazione e sull’accordatura sono parecchio esigente, anche perché il mio modo di suonare è molto particolare, quindi avevo bisogno di un bravo accordatore. Tramite un professore, ho trovato il contatto di Marco Tiranti, uno tra i migliori accordatori di fisarmonica al mondo, nonché una persona eccezionale. Così è nata la nostra collaborazione e la nostra amicizia che dura da tanti anni. Lui ha un suo laboratorio e la produzione di fisarmoniche Euphonia a Castelfidardo. I suoi strumenti sono estremamente differenti rispetto agli altri. Ecco, lì è nata la passione per la riparazione e l’accordatura delle fisarmoniche che, grazie agli insegnamenti di Marco Tiranti, non è stato difficile apprenderne i metodi e i meccanismi».

A proposito di strumenti, quale modello di fisarmonica utilizzi nei concerti e in studio di registrazione?

«Per i concerti utilizzo una fisarmonica Euphonia molto particolare, soprattutto sotto l’aspetto del suono, della timbrica, della meccanica, della tastiera e tanto altro ancora. Viene prodotta come un nostro progetto (con Marco Tiranti, ndr) innovativo, peculiare, in modo tale che si possa suonare sia per la musica classica che per la World Music, ma anche in studio per le registrazioni».

Quali sono i tuoi programmi artistici per il futuro?

«Ho vari progetti che, per il momento, sono ancora nel cassetto. Ci sarà da attendere ancora un po’. Posso solo dire che tutti i miei progetti artistici, in questo periodo, sono indirizzati verso la World Music e l’improvvisazione. Ecco perché, insieme a Marco Tiranti, abbiamo creato una fisarmonica ad hoc che possa andare in questa direzione».

 

(Foto di Silvano Cossa)