Che musica popolare sarebbe senza fisarmonica?

Intervista a Francesco Costantini de I Giovani del Folk

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I Giovani del FolkPer questa intervista andiamo in Abruzzo, terra di grandi tradizioni popolari, dove troviamo I Giovani del Folk. I loro punti di forza sono l’amore per la musica popolare abruzzese, che contribuiscono a divulgare anche all’estero reinterpretandola abilmente secondo il loro stile più moderno, e la loro giovinezza, rivendicata anche nel nome. Nonostante siano passati oltre dieci anni dalla loro nascita come band, il loro marchio di “Giovani del Folk” rimane, a ribadire da una parte la stessa voglia di fare musica popolare abruzzese che avevano all’inizio nonostante la giovane età e, dall’altra, la volontà di coinvolgere e rendere consapevoli della tradizione musicale anche i giovanissimi.

Ringrazio Francesco Costantini, fisarmonica e zampogna de I Giovani del Folk, per avermi concesso l’intervista.

La scelta da parte di un gruppo di giovani come voi di reinterpretare la musica popolare regionale denota sicuramente un forte legame con le origini. Come descrivereste il rapporto con la vostra terra? Cosa c’è dietro il vostro impegno nella divulgazione della tradizione musicale abruzzese?

Nel 2012, decidiamo di formare il gruppo, ispirandoci anche a quelli presenti all’epoca. Suonavamo già l’organetto, per cui fin da allora facevamo musica popolare, anche se ancora non facevamo serate live. Inizialmente, l’idea era quella di fare esperienza, poi, con il passare degli anni e l’esperienza, appunto, abbiamo messo in piedi un progetto vero e proprio, decidendo di fare musica popolare abruzzese e mettendo, però, del nostro in termini di arrangiamenti e di ricerca di nuovi brani da inserire nel repertorio: per esempio, una volta siamo andati a registrare degli stornelli da un’anziana di novantacinque anni a Montebello di Bertona (Pescara). Da lì, nasce il progetto de I Giovani del Folk, che punta a fare della musica popolare abruzzese una propria versione, permettendoci di avere una nostra identità e di coinvolgere il pubblico, anche il più giovane, tramite delle reinterpretazioni orecchiabili e moderne della tradizione musicale senza cambiarne la musicalità e la sostanza, in modo che sia comunque riconoscibile.

Se dovessi descrivere l’essenza della musica popolare?

Per me la musica popolare è la base di tutto, è un tipo di musica che accomuna e mette d’accordo tutti, indipendentemente dal genere musicale preferito o dall’età.

Avete mai pensato di uscire con vostri inediti?

Sì, il nostro primo inedito è una serenata. Nonostante ne facciamo molte durante l’anno, anche qui abbiamo voluto essere originali facendo un brano interamente nostro, oltre alle reinterpretazioni di serenate tipicamente abruzzesi che portiamo nei concerti in piazza. Il nostro inedito si chiama Mi vu spusà? (2022) e si può dire che sia nato quasi per caso, perché stavo facendo un arrangiamento per il ritornello di un altro brano, ma ho pensato poi che, essendo particolarmente orecchiabile, sarebbe potuto diventare altro. Per cui, abbiamo deciso di fare questa serenata, dove ognuno ha messo del suo. Attualmente, stiamo lavorando anche a un altro inedito.

Non portate la musica solo sui palchi d’Abruzzo, ma avete suonato anche in Trentino Alto-Adige. Come è stata accolta la tradizione popolare abruzzese e del Sud Italia?

In realtà, abbiamo avuto l’occasione di suonare nel Nord Italia due volte. Nel 2019, grazie al riconoscimento ottenuto al Festival del Saltarello organizzato da Danilo Di Paolonicola, in cui anche se ci siamo posizionati al terzo posto siamo stati valutati come il gruppo di musica popolare più rappresentativo, abbiamo suonato due giorni all’ Artigiano in Fiera di Milano. Per noi è stata una bellissima soddisfazione suonare in una fiera internazionale, dove si sono fermate ad ascoltarci e a ballare persone provenienti da tutto il mondo: tant’è che spesso doveva intervenire la sicurezza per far riaprire gli spazi per il passaggio. Sono sicuro che non sia stato solo merito nostro, ma della nostra musica popolare, molto apprezzata anche all’estero. Per quanto riguarda il Trentino, abbiamo suonato a Castellano (Villa Lagarina, Trento) al Castelfolk, evento in cui ogni anno, per una serata, prendono come riferimento una specifica regione d’Italia. Anche questa è stata una bellissima esperienza dove sono rimasti ad ascoltarci tutti fino alla fine e abbiamo ricevuto diversi complimenti, sia dal pubblico, sia dagli organizzatori, compreso qualche abruzzese che si trovava lì. Facendo riferimento alla musica popolare del Sud Italia, nei concerti in piazza facciamo anche alcune pizziche o canzoni tradizionali di altre regioni, ma per lo più ci concentriamo sulla valorizzazione della musica popolare abruzzese che ha un grandissimo potenziale, come dimostra la presenza di associazioni di abruzzesi non solo nel Nord Italia, ma anche all’estero. Per esempio, il nostro disco è arrivato fino in Belgio: abbiamo infatti fatto un’intervista per la radio internazionale belga, presentando il nostro disco di cui sono state passate alcune tracce. In quell’occasione, ci siamo resi conto di quanto possa essere apprezzata la nostra musica popolare anche al di fuori dei confini nazionali.

Nella vostra formazione sono presenti la fisarmonica e ben due organetti, sia a due sia a otto bassi. Qual è il valore aggiunto di questi strumenti? Che musica popolare sarebbe senza fisarmonica?

La musica popolare abruzzese si identifica con l’organetto. Per quanto riguarda noi, e me in particolare, ho iniziato a suonare l’organetto alle scuole medie, per poi rendermi conto che mancava qualcosa, un valore aggiunto, appunto, e ho iniziato a suonare la fisarmonica. Probabilmente, gran parte del lavoro in un gruppo musicale lo fa proprio quest’ultima: mentre l’organetto fa la parte melodica, tutto il resto dal punto di vista armonico lo fa la fisarmonica. Per noi, che siamo un gruppo di musica popolare, sono fondamentali: io stesso sostituisco il basso elettrico con la fisarmonica grazie a un impianto di microfonazione apposito per cui con la mano destra faccio l’accompagnamento della fisarmonica, mentre con la sinistra riproduco il giro di bassi.

Il vostro modo di divulgare la tradizione non si ferma solo alla musica suonata nei live o in studio, ma avviene anche attraverso il Sant’Antonio Tour. Raccontaci qualcosa di più e com’è nata l’idea di portare questa rappresentazione in giro per le strade d’Abruzzo.

Sì, abbiamo iniziato con il Sant’Antonio Tour nel 2015: consiste principalmente nell’andare a sorpresa a casa delle persone, che spesso offrono da bere o da mangiare, nei ristoranti e nelle piazze. Adesso, purtroppo, abbiamo diminuito le tappe per via del poco tempo che abbiamo a disposizione, ma comunque non rinunciamo a questa tradizione che per noi rappresenta una passione. Grazie al Sant’Antonio Tour, abbiamo avuto l’occasione di conoscere persone e brani, prima a noi sconosciuti, che abbiamo poi reinterpretato. Per esempio, ci è capitato di andare a casa di una coppia di anziani, in cui la moglie cantava e il marito suonava: noi li abbiamo registrati, abbiamo fatto sentire loro la nostra versione del brano e si sono emozionati entrambi.

Da pochissimo è uscito il vostro primo album, InCanto (2021), raccontacelo un po’.

Si tratta di un album di dieci canzoni, voluto e pensato per dare un senso a tutto il lavoro che avevamo fatto sui brani della tradizione fino ad allora. Per esempio, con Saltarella abruzzese abbiamo voluto inserire uno stornello che abbiamo preso dalla signora anziana di Montebello di Bertona e abbiamo fatto una versione nostra di Vola vola vola, che viene molto apprezzata. All’interno dell’album c’è anche il brano che abbiamo ripreso dalla coppia di anziani di cui ti parlavo prima, che si intitola Son lunghi 15 mesi. Non c’è l’inedito Mi vu spusà? perché è uscito dopo (2022), ma comunque tutti i brani sono stati riarrangiati da noi. Con InCanto abbiamo raggiunto il Belgio, l’Australia, Roma e abbiamo venduto copie anche durante la nostra esibizione in Trentino.

Lasciaci un messaggio per i nostri lettori se vi va.

Siamo un gruppo giovane che fa musica popolare abruzzese per tutti e siamo originali. Quest’anno riparte il nostro tour nelle piazze, per cui vi aspettiamo!

 

DISCOGRAFIA

InCanto (Musicomania, 2021)

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