Dal folk al jazz… Intervista al fisarmonicista irpino Carmine Ioanna

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Carmine IoannaCarmine Ioanna inizia a suonare all’età di 4 anni. Ben presto, dagli otto anni in poi, comincia ad esibirsi in pubblico, sia come pianista che come fisarmonicista e ad 11 anni si iscrive nella classe di pianoforte del Conservatorio Cimarosa di Avellino. All’età di 17 anni si trasferisce a Frosinone dove viene aperta la cattedra di fisarmonica al Conservatorio Refice e si diploma con il Maestro A. Ranieri. Parallelamente agli studi classici ha sempre suonato la musica improvvisata, in particolar modo il jazz. Ha collaborato con il Conservatorio di Frosinone in diverse occasioni. Tra i riconoscimenti più importanti, la borsa di studio della “Berkley college of music” ai seminari di Umbria Jazz e la vittoria del concorso europeo di fisarmonica jazz con 100100. Nel 2012 lavora nella progettazione dei dischi “Il Pentagramma della memoria”, progetto musicale che ripercorre in chiave jazzistica la musica scritta nei campi di concentramento nazisti che, oltre a Luca Aquino, vede tra gli altri, il musicista Sergio Casale al sax e al flauto, e “Per quanto vi prego” disco de “La costituente” gruppo con il quale Ioanna collabora dal 2011. Nel 2013 ha suonato sul disco “aQustico”(Tuk Music) di Luca Aquino, uscito a luglio in Italia e a Novembre in Francia. Collabora con molti altri musicisti e progetti tra i quali Pasquale Innarella (Hirpus duo), Denis Fattori (D.F. trio) e Aldo Bassi (BassiIoanna duo), Antonello Salis, il rapper sudcoreano Loptimist. Nel 2014 pubblica il nuovo album “SOLO” per la Bonsai Music con la collaborazione di Luca Aquino alla tromba e Francesco Bearzatti al clarinetto.

 

Una forza travolgente… Da dove nasce questa impetuosa vis che si sprigiona durante le tue esecuzioni?

Bella domanda… Non lo so, sono uno molto istintivo, alcune cose le trovo veramente difficili da spiegare. Probabilmente corrisponde un po’ al mio carattere…

Sei nato con la fisarmonica in mano. Com’è stato il tuo percorso? Ci sono state scelte e/o rinunce difficili?

Sì, ho cominciato da piccolissimo suonando la musica folk.

Nel 1996 mi sono iscritto al conservatorio di musica di Frosinone, dove mi sono diplomato in Fisarmonica, ho avuto la possibilità di studiare la musica classica, un importantissimo bagaglio tecnico e culturale per ogni musicista. Poi l’incontro con il jazz, ascoltai un disco di Oscar Peterson e ne rimasi folgorato e da allora non ho più smesso di ascoltare quel genere.

In questi anni ho udito e suonato diverse tipologie di musica, dal Soul al tango argentino, passando per il blues, la musica yiddish, gli standards, la musica cantautorale italiana… insomma un bel po’ di roba.

Sempre più il nostro strumento si sta diffondendo in ambito jazzistico. Cosa pensi abbia di particolare per avere tutto questo fascino?

Io sono un innamorato folle della fisarmonica, quindi non ne sono poi così sorpreso, anzi… Credo che per molti cultori del jazz, negli ultimi anni il suono della fisarmonica abbia rappresentato una novità, timbrica ed espressiva e mi piace tantissimo l’idea che in un momento come questo, dove il jazz viene erroneamente considerato una musica d’elite, stia aumentando esponenzialmente il numero dei progetti dove è presente la fisarmonica, da sempre considerato da tanti lo strumento dei contadini!

Magari ci si ricorderà di nuovo delle radici altrettanto popolari del jazz…

Nella tua musica ci sono molti riferimenti a temi popolari. Sei molto legato alle tue radici? Cosa significano per te?

Sono nato e cresciuto in Irpinia, lì c’è la mia famiglia e gli amici di sempre. Precisamente provengo da Ponteromito, un posto di 500 anime in cui il tempo sembra veramente essersi fermato. Ho sempre pensato di essere penalizzato da questa cosa, ma poi ho rivalutato molto la genuinità e la semplicità di queste origini. Credo al detto che l’albero per essere alto debba avere radici profonde…

Collabori spesso con musicisti di rilievo come Antonello Salis, Luca Aquino, Francesco Bearzatti, Denis Fattori e molti altri. Quali sono le sensazioni a dialogare attraverso i suoni con altre persone?

Per me la comunicazione, lo scambio, sono una parte essenziale della musica, così come lo è l’improvvisazione. Io ho avuto l’onore e la fortuna di collaborare con grandi musicisti e quando l’approccio è quello giusto ci si diverte tantissimo.

Suonare liberamente è la cosa che più mi piace, lasciandosi trasportare dall’energia e dalle emozioni del momento. Quando questo percorso lo si condivide con altri musicisti diventa un viaggio senza meta e ogni volta esplori dimensioni nuove. Insomma, un’esperienza irripetibile. Antonello Salis ne è l’esempio vivente!

Recente è il tuo primo disco da solista “SOLO” (Bonsai Music). Com’è nato e cosa contiene?Carmine Ioanna

Sì, è uscito lo scorso settembre e sono veramente felice di come sta andando il tour. È nato dall’esigenza di suonare in modo più sincero possibile senza paletti e al di fuori delle strutture.

E poi l’idea di incidere il mio primo disco da solista era tanto difficile quanto affascinante. Pierre Darmon con l’etichetta francese Bonsai Music mi ha incoraggiato a farlo e così è venuto fuori “SOLO”, un album con sei mie composizioni e due brani da me arrangiati. Inoltre in un pezzo sono stato affiancato dall’incredibile clarinetto di Francesco Bearzatti ed in altri due dalla geniale e inconfondibile tromba di Luca Aquino. Con Luca avevo già inciso con “aQustico” nel 2013.

Anche se ora “vivi” nel mondo jazzistico, hai avuto modo di conoscere da vicino anche quello classico/accademico. Quali sono le differenze?

Io non lo so se vivo nel mondo jazzistico. In generale le etichette non mi piacciono… Che sia classico o jazz credo che bisogna avere il coraggio di guardare in avanti. È importante ascoltare Mozart o Duke Ellington, formativo studiarne le composizioni, ma la domanda che mi sono sempre posto è: “Cosa suonerebbero oggi Mozart, Bach, Chopin, Duke Ellington, Charlie Parker, Miles Davis se fossero vivi ?”

Sicuramente starebbero varcando chissà quali frontiere espressive e sperimentali. Credo sia il dovere di chiunque studi o faccia musica, ognuno con le proprie convinzioni e possibilità.

Nella tua musica c’è molta libertà espressiva. È dunque per te un valore cardine, anche in altri contesti?

Senza libertà, l’arte credo non sarebbe mai esistita! Tantissima musica è nata fra i ceti più oppressi la cui gente protestava e si ribellava proprio perché sognava la libertà. Basti pensare appunto al jazz.

A cosa pensi più spesso durante le tue improvvisazioni?

L’unica cosa che mi raccomando sempre prima di iniziare a suonare è di essere me stesso. Il resto poi lo fanno l’adrenalina, le emozioni e la condivisione con il pubblico.

Il futuro di Carmine Ioanna…

Ci sono un bel po’ di progetti in via di sviluppo… Innanzitutto continua il tour di “SOLO”, sia in Italia che in Europa. Ad Aprile uscirà per la Oap record (Olanda) “Zingaria” un disco a cui ho collaborato, del trio “Lokomarket”. Sarò poi in giro con altri due progetti “aQustico” con Luca Aquino alla tromba e “Hirpus duo” con Pasquale Innarella ai sassofoni. Tornerò in teatro con “L’Opera da tre soldi”, l’opera di Brecht di cui ho arrangiato le musiche per fisarmonica. A maggio uscirà il nuovo disco dei Rosso Antico, una band capitanata da Antonio Pascuzzo, con la quale collaboro da circa un anno. Sempre in primavera  in Korea del sud uscirà il disco “Looptimist e Carmine Ioanna, hip-pop accordion”, nel quale mi esibisco con questo giovane rapper di Seoul. Infine in autunno vedrà la luce un progetto teatrale con Rocco Papaleo.

 

 

Per informazioni:

www.carmineioanna.com

infocarmineioanna@gmail.com

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