Capodanno 2020 … “Cenone alla Beethoven!!!”

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Ci avviciniamo alla fine del 2019 e anche questa volta ci apprestiamo a vivere un ricco cenone di capodanno per propiziare al meglio il nuovo anno. Ma il 2020, si sa, per tutti gli amanti della grande musica classica non sarà un anno qualunque, perché ricorre il 250° anniversario della nascita del più grande compositore di tutti i tempi, Ludwig van Beethoven. E allora, vediamo insieme come godere al meglio dei suoi scritti proprio durante il nostro cenone, per prepararci bene ad un anno ricco della sua musica. 
Il grande genio di Bonn ha composto brani molto eterogenei e nel corso dei suoi 57 anni di vita il suo stile ha subito un’evoluzione assolutamente drastica causata, soprattutto, dai grandi cambiamenti interiori: il giovane religioso e pieno di speranze che scriveva le prime Sonate è molto diverso dall’uomo illuminista che concludeva gli ultimi lavori sinfonici. D’altro canto, nel corso della sua vita intervenne il fattore della sordità a far si che tutte le sue certezze venissero meno, paradossalmente a favore di un uomo sempre più certo dei suoi mezzi e incurante di ogni problematica. Perciò, anche il nostro menù di capodanno dovrà avere un’evoluzione costante, ma ricca di sapori forti e decisi.

Iniziamo con un antipasto a base di crudité di mare: gambero rosso di Mazara, tartare (rigorosamente battuta al coltello) di tonno rosso di Favignana, “allievi” (seppie di piccola taglia) della migliore tradizione barese e carpaccio di scorfano con una buona dose di bottarga di muggine. Per accompagnare questo magnifico entrée, un buon bicchiere di Metodo Classico Extra Brut e la Sonata op. 31 n. 3 di Beethoven: una sonata giovanile e ricca di virtuosismi, in cui il pianista ci stupirà con le sue capacità funamboliche, ma anche dal carattere molto leggero e frizzante, esattamente come il vino che stiamo bevendo.

Passiamo al primo piatto: paccheri alla carbonara di ricciola, per gli amanti dei sapori forti, rigorosamente cucinati con uova di Marans, la cosiddetta “gallina dalle uova d’oro”. Abbinare le uova con la ricciola è cosa ardua, ma lo sarà anche ascoltare una musica dal carattere sereno e soave composta da una mente disturbata e carica di sofferenze. Infatti, a questo piatto abbiniamo uno Gewuztraminer dal colore giallo paglierino carico e la Sinfonia n. 6 “Pastorale”. Beethoven è stato spesso paragonato ad un “Prometeo” legato alla fredda rupe della sua sordità, ma nella sesta Sinfonia vuole dimostrare evidentemente che il suo carattere può avere mille sfaccettature e la sua musica può anche descrivere “paradisi bucolici”.

A questo punto dobbiamo cambiare drasticamente i sapori e gli ascolti, perciò passeremo ad un secondo piatto diverso che possa “spezzare”, in modo drastico, tutto quello che abbiamo maturato fino ad ora. Abbandoniamo la classica tradizione dello zampone e pensiamo che Beethoven ha scritto musica classica, ma tremendamente innovativa ed attuale: è il momento della rubia gallega, la famigerata carne galiziana considerata dai critici di settore tra le migliori al mondo. Da gustare rigorosamente dopo una frollatura di almeno 60 giorni, la costata galiziana ha un sapore inimitabile ed è famosa soprattutto per il suo grasso giallo frutto di un’alimentazione che i bovini spagnoli fanno a base esclusiva di mais. Una cura attenta e certosina, insomma, come quella che le aziende venete riservano all’imbottigliamento dell’Amarone, un vino decisamente strutturato e dal colore rosso porpora che ben si lega con l’ascolto del Concerto per pianoforte e orchestra n. 5 “Imperatore”. Siamo di fronte ad un Beethoven ormai maturo, “carico di presagi” come lo definì Friedrich Schiller, ma allo stesso tempo sicuro del suo destino e padrone della sua volontà: il quinto concerto è la dimostrazione di come sotto la guida di certe note musicali si possa “prendere” la Bastiglia o invadere il Cremlino.

È giunto il momento di concludere il nostro cenone con un dessert semplice, ma degno di questo menù: tiramisù “scomposto”. Per rendere più gustoso il nostro dolce, beviamo un bicchiere di malvasia. La malvasia è un’uva ormai piuttosto diffusa, ma da “buon terrone” ci tengo sempre a raccomandarmi che sia delle Lipari. A chiudere in modo eccellente i nostri ascolti non può mancare il capolavoro immortale del cigno tedesco, la “Nona Sinfonia”: senza aver ascoltato la Nona non si può vivere, perché dentro questa musica c’è essenza, c’è vita e Beethoven riesce ad esprimere la sua grandezza come mai aveva fatto prima usufruendo di coro, voci soliste e orchestra in un tripudio finale di suoni e colori.

Buon 2020 beethoveniano a tutti i lettori !