I cinque del bandoneón (3 ͣ parte)

La “generazione Ottanta”

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I cinque del bandoneón (3 ͣ parte) Vincente GrecoUn aspetto che contraddistingue molti dei pionieri della Storia del tango è quello di non avere avuto la possibilità di accedere a una completa istruzione di base, perlomeno in gioventù; ad alcuni la possibilità di studiare è arrivata in età matura grazie al denaro guadagnato suonando il tango nei locali. Eppure, molte di queste figure, nonostante la formazione incompleta, non hanno poi molto tentennato nel momento di prendere la decisione di salire su una nave che li avrebbe portati al di qua dell’Atlantico (spesso in Francia o Inghilterra) lontano dalla loro terra nativa e costretti ad affrontare lo scoglio della differenza linguistica.

I cinque del bandoneón (3 ͣ parte) Disco bandoneon arrabaleroUno dei più penalizzati, proprio per questo aspetto dell’istruzione scolastica, è stato Vincente Greco (detto “Garrote”): i suoi genitori erano così poveri da non avergli consentito di completare neanche la scuola elementare. La famiglia possedeva una concertina (o meglio un piccolo bandoneón) e questo fu uno degli elementi che lo fecero diventare un bandoneonista; l’altro fu l’incontro, seguito da una serie di lezioni, con “El Pardo” Sebastián Ramos Mejía. La concertina, però, era troppo piccola per affrontare il repertorio del tango. Ancora una volta, la povertà dei Greco sembrò essere il principale ostacolo alla carriera musicale del giovane Vincente. L’acquisto di un nuovo bandoneón arrivò solo grazie alla solidarietà di amici e parenti, che con una apposita colletta consentirono a Vincente di avere uno strumento buono.I cinque del bandoneón (3 ͣ parte) Rodriguez

Gli inizi della sua carriera sono stati nei locali de La Boca, uno dei quartieri a maggiore densità di immigrati. Vincente Greco fu il primo musicista a essere contatto per l’inaugurazione del famoso locale Armenonville. È di rilievo anche la data in cui compose il suo primo tango (che ha avuto anche un notevole successo): El morochito, scritto nel 1905. Divenne anche buon amico di Carlos Gardel, che incise alcuni tanghi di sua composizione come Pobre corazoncito, La percanta está tristeAlma porteña e Argentina. Nel 1910, compone Ojos negros, altro suo grande successo come altri suoi titoli composti successivamente e tutti molto conosciuti: El pibe, El perverso, El estribo, El cuzquito, Ki-Ki, La paica, Tiene la palabra, Popoff, Estoy penando, La muela careada, María Angélica, Pachequito, La chicha, Barba de choclo, Tita, El eléctrico, Racing Club, Pueyrredón, La canota. Nel 1911, scrisse Rodriguez Peña, dal nome del Salone in cui suonava in quel periodo. Questo tango, nella sua concezione originale era solo strumentale. Il tremolo tra i due Mi a distanza di ottava dell’inizio del tema costituiscono di certo un elemento assai insolito nella scrittura dei tanghi dell’epoca:

I cinque del bandoneón (3 ͣ parte) Rodriguez

Dopo questo inizio così particolare, sincopi e terzine ben ritmate danno vigore alla prima sezione del brano. Insolita è anche la terza sezione basata su un annullamento delle sincopi e degli accenti a favore di una acuta melodia di crome:

I cinque del bandoneón (3 ͣ parte) RodriguezAlla seconda sezione (basata su degli intervalli molto piccoli, seconde e terze) venne aggiunto un testo; in una prima versione da Juan Velich, poi dallo stesso Velich con Ralph e, infine, ne uscì un terzo scritto da Julián Porteño. Il brano, comunque, circolò principalmente in versione strumentale.

I cinque del bandoneón (3 ͣ parte)Altra figura di grande rilievo di questo periodo è “Bachicha”. Si tratta del nome d’arte (o soprannome) di Juan Bautista Deambroggio e si può notare come nel caso di questo musicista la diffusione del suo pseudonimo sia quasi superiore al suo vero nome; in molte occasioni vengono riportati entrambi, ma vi sono alcuni dischi proposti con il solo nome d’arte, probabilmente quello più conosciuto dal pubblico. Da giovane era anche un fabbro, e lavorando alle officine della Fonderia Vessena conobbe un altro grande del tango, Roberto Firpo, anche egli operaio di quell’azienda. Firpo aveva sei anni di più di Bachicha e aveva iniziato l’attività musicale prima di lui; si attivò per farlo studiare segnalandolo a un insegnante di musica (il M° Alfredo Bevilacqua) e i due mantennero una buona relazione fin al punto di presentarsi insieme artisticamente nel 1911, presso il Taka Taka (o Café Centenario). Si esibirono insieme anche in altri locali come La Castellana, Armenonville, Palais de Glace e quando, nel 1913, Roberto Firpo uscì con l’orchestra a suo nome, al bandoneón c’era ovviamente il nostro Bachicha. Al fianco di Firpo andò a lavorare per un periodo a Montevideo, accompagnò il duo Carlos Gardel-José Ferrazzano, suonò con Pedro Maffia e partecipò a numerose produzioni teatrali.

Nel 1921, Bachicha lasciò Firpo, e, l’anno successivo, si trasferì in Spagna per poi arrivare (come molti altri) a Parigi. Qui, assieme ad altri musicisti argentini, tra i quali il violinista Eduardo Bianco e il chitarrista Horacio Pettorossi, costituì un’orchestra che fu chiamata Bianco-Bachicha. Questa orchestra incise diversi dischi, suonò nei più importanti locali parigini e fece diverse tournée all’estero (Grecia, Turchia, Romania e altri paesi dell’Europa orientale). Nel 1928, Bianco rientrò in Argentina, mentre Bachicha decise di stabilirsi definitivamente a Parigi con tutta la sua famiglia. Morì nella capitale francese il 28 novembre 1963, ancora pienamente attivo, mentre si esibiva con la sua orchestra nel noto locale La Coupole. I cinque del bandoneón (3 ͣ parte) Disco bandoneon arrabaleroDopo la sua morte, fu il figlio Tito a prendere la guida dell’orchestra. Bachicha compose diversi tanghi, come Buena pinta, Renacimiento, Avellaneda, Montparnasse, Oración, Quebracho, anche se il suo maggiore successo, Bandoneón arrabalero, è legato a un aneddoto riportato da La historia del tango en París di Enrique Cadícamo. L’autore narra, collocando l’avvenimento nel 1927, come la musica di questo brano fosse stata scritta dal chitarrista dell’orchestra, Horacio Pettorossi; questi necessitava di denaro e propose la vendita del brano al suo capo-orchestra Bachicha, che cercò di svicolare proponendo invece un prestito all’amico. Pettorossi insistette per la vendita a mille franchi e Bachicha accettò, convinse il grande Pascual Contursi a scrivere il testo e fece uscire il brano con una dedica all’amico Pettorossi. Il successo di Bandoneón arrabalero fu travolgente (anche grazie all’incisione discografica di Carlos Gardel) entrando così nella storia del tango come uno dei brani più eseguiti dalle varie orchestre in diverse epoche.

L’aneddoto (da sempre formalmente attribuito a Bachicha) non può, comunque, gettare nessuna ombra sull’attività di questo bandoneonista la cui grande qualità tecnica può essere apprezzata soprattutto nei dischi incisi nel periodo parigino, dischi che costituiscono una testimonianza indelebile del suono vigoroso e delle esecuzioni corrette e scorrevoli.