Il Docente Mirko Ferrarini ci illustra i suoi orizzonti musicali

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Mirko Ferrarini group

Un curriculum di tutto rispetto quello del M° Mirko Ferrarini, Docente della classe di Fisarmonica presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali “Peri-Merulo” di Reggio Emilia e Castelnovo ne’ Monti. “Forgiato” nella sua formazione artistica dai Maestri Paolo Gandolfi, Ivano Battiston e Erminio Firmo, ha seguito, successivamente, masterclass e seminari con Hugo Noth, Stefan Hussong, Joseph Macerollo, Patrizia Angeloni, Salvatore Sciarrino, Gerard Grisey. Le competenze acquisite e le metodologie applicate fanno di Ferrarini una delle figure più rappresentative del nuovo corso e sicuramente uno degli insegnanti più preparati tra i docenti Italiani. I suoi studi per fisarmonica (Six cadeaux) sono stati segnalati al Concorso internazionale di composizione di Castelfidardo e ha pubblicato trascrizioni e brani originali per le edizioni Curci, IDMusic Paris e Berben. Molto intensa anche la sua attività concertistica che lo vede sistematicamente impegnato, con diverse formazioni cameristiche, nella riproposizione del repertorio che spazia dalla musica barocca a quella contemporanea. Vanno infine segnalate anche le collaborazioni con alcuni grandi compositori, da Galliano a Solbiati, poi Battistelli, Perezzani e tanti altri, finalizzate alla diffusione di un nuovo linguaggio musicale tra i giovani “aspiranti” musicisti e autori contemporanei. Ma andiamo a conoscere meglio il nostro personaggio…

Lei ha all’attivo collaborazioni con compositori d’oggi quali Battistelli, Solbiati, Perezzani, Fanticini, Bonilauri, ma anche con l’Orchestra della Toscana, l’Orchestra “Città di Ferrara”, l’Orchestra dei “Virtuosi Italiani”, la Filarmonica “A. Toscanini” e l’Ensemble Icarus. Qual è stata la sua ultima soddisfazione professionale?

Ho lavorato fin dall’inizio della mia attività con i compositori a me vicini, perché mi è sempre sembrato naturale e ovvio conoscere e suonare la musica del mio tempo. È un’esperienza importante e altamente formativa quella di potersi confrontare con i musicisti che compongono anche per capire e conoscere dal di dentro i processi che sono alla base del fare musica. Sempre in questa ottica ho potuto collaborare recentemente con quattro giovani compositori stranieri all’interno del progetto internazionale che il Festival di musica moderna di Huddersfield ha commissionato all’ensemble Icarus, con cui collaboro da anni. Con loro abbiamo tenuto diversi incontri e laboratori, prima a Reggio Emilia e in Inghilterra per poi eseguire i quattro brani, in cui la fisarmonica ha un ruolo fondamentale, al Festival, che è il più importante luogo di musica moderna del Nord Europa. Non posso non ricordare anche l’esperienza con Giorgio Battistelli, con il quale ho collaborato alla realizzazione dell’opera Miracolo a Milano all’Auditorium del Parco della Musica a Roma. Un musicista davvero entusiasmante!

In passato ha collaborato con Richard Galliano alla riduzione per pianoforte del suo Concerto per fisarmonica e orchestra e ha pubblicato la trascrizione del Concerto Aconcagua di Astor Piazzolla per le edizioni Curci di Milano. Con quali motivazioni ha affrontato questi lavori?

Ho conosciuto Richard Galliano nel 2007 quando lo abbiamo invitato a tenere una masterclass presso l’Istituto Musicale “Merulo” di Castelnovo ne’ Monti (RE). Era la sua prima volta come docente e avemmo moltissimi studenti. Galliano non è solo uno straordinario strumentista, ma un grandissimo musicista che conosce a fondo la composizione, la storia del jazz e della fisarmonica. Ha inoltre un’attenzione maniacale per il suono e ha insistito a fondo su questo aspetto, troppo spesso messo in secondo piano dai fisarmonicisti. In quell’occasione gli feci conoscere la mia riduzione del concerto di Piazzolla e lui, favorevolmente colpito, mi commissionò la versione pianistica del suo Opale Concerto. È stata una bellissima collaborazione che ha fatto da preludio anche ad altri progetti ed è nata un’amicizia, di cui sono molto onorato. Sono pochissimi i concerti per fisarmonica di cui esiste una versione ridotta per pianoforte, di qui il mio lavoro. A breve uscirà anche la riduzione dei Tres tango di Piazzolla.

Oggi suona regolarmente in diverse formazioni cameristiche con archi e fiati con cui propone un repertorio che spazia dalla musica barocca alla contemporanea. Come definisce il suo stile?

Ho sempre prediletto suonare con gli strumenti della tradizione, penso che sia un confronto da cui noi fisarmonicisti possiamo imparare moltissimo. Inoltre si può affrontare repertori musicalmente molto ricchi: con il violoncello si spazia dalla musica di Frescobaldi sino alla Gubaidulina, con il trio d’archi si affronta Corelli e Dvorak, con la voce si suona Mozart e Britten. La risposta dei musicisti e anche del pubblico è sempre stata molto positiva: i cantanti poi rimangono molto colpiti dalla possibilità della fisarmonica di sostenere il suono e creare risonanze davvero speciali. Ho diversi progetti in mente che presto, penso, si realizzeranno.

Lei ama lasciar parlare la musica. L’anteprima della Sua raccolta Scale e Arpeggi è un susseguirsi di pentagrammi senza una sola frase. Cosa pensa che la musica possa trasmettere più delle parole?

Come ci ricordano gli scritti di Robert Schumann, la Musica esprime l’ineffabile, quello che non si può dire a parole. Forse è anche meglio dire che noi umani esprimiamo con il suono molto di ciò che non riusciremmo a dire in altro modo. Almeno per molti è più facile così. Certo non si tratta di una comunicazione univoca, almeno per quanto riguarda la musica strumentale “colta”. Di sicuro le emozioni, gli stati d’animo, le sensazioni che noi trasmettiamo e riceviamo quando facciamo e ascoltiamo musica ci ricordano cosa è il nostro Essere più profondo. Penso anche sia l’unico motivo per cui l’uomo ha sentito il bisogno di creare con i suoni, o con altre forme artistiche.

Il suo è uno strumento Borsini, che rappresenta indiscutibilmente una delle eccellenze artigianali di settore. Quanto ha contribuito negli anni l’evoluzione della fisarmonica intesa come sonorità, quanto hanno influito le timbriche moderne nei nuovi linguaggi musicali e quali saranno, a suo modo di vedere, le nuove frontiere per le aziende costruttrici?

Siamo fortunati ad avere proprio in Italia le migliori fabbriche di fisarmoniche, che sanno coniugare l’aspetto artigianale con la ricerca e il miglioramento costruttivo propri di un’azienda moderna. C’è stato sicuramente uno scambio negli ultimi cinquant’anni tra innovazione dello strumento e pratica musicale. Anzi, il linguaggio musicale moderno richiede e pretende strumenti sempre più affidabili, precisi nella meccanica e nei vari aspetti che riguardano l’emissione del suono. I compositori sono affascinati dalla timbrica così originale della fisarmonica. Soprattutto sono interessati a strumenti che per fattura possano amalgamarsi bene con gli strumenti tradizionali, quindi avere un suono nello stesso tempo pieno e morbido, mai sguaiato o metallico. Per suonare in grandi spazi non occorre certo avere un suono tagliente, ma piuttosto, corposo e ben risonante e che quindi si propaghi armoniosamente.

Sono grandi sfide per i costruttori, ma penso a come le rinomate fabbriche di pianoforte, nel corso degli anni, le hanno sapute accettare e risolvere, ascoltando i musicisti e investendo molto nella ricerca. Io ho la fortuna di aver trovato la disponibilità di un’azienda che ha saputo soddisfarmi, accogliendo le mie esigenze con grande disponibilità e per questo lo ringrazio molto.

Auspico inoltre un impegno costante delle ditte artigiane nella realizzazione delle fisarmoniche da studio: per i giovanissimi abbiamo bisogno di buoni strumenti a costo accettabile, con ottime voci e buona meccanica, al fine di indirizzarli subito al suono migliore, cercando di non rovinare all’inizio il loro orecchio! Se ci sarà un impegno forte in questo campo, anche nel nostro Paese potremo allargare, e di molto, il bacino di studenti. C’è molta voglia di fare musica e spesso l’unico intoppo iniziale è il costo dello strumento. Non è certo facile coniugare ottima qualità e prezzo, ma oggi mi sembra una sfida non più rimandabile.

Oggi lei insegna presso l’Istituto Musicale Peri-Merulo di Reggio Emilia. In questi anni, secondo lei, come è cambiato il sistema formativo e come gli allievi di musica?

In questi anni abbiamo assistito a grandi cambiamenti nel sistema scolastico del Conservatorio. Il mio istituto musicale è stato tra i primi ad adottare i corsi pre-accademici e questo ha comportato una profonda revisione dei programmi di studio. Abbiamo più libertà ora nella programmazione, ma anche più responsabilità per creare un percorso di studio a 360 gradi. Le esigenze del mondo musicale cambiano in fretta, ma almeno per la fase di formazione c’è sempre più bisogno di offrire delle basi sicure, su cui gli studenti, a secondo dei loro interessi e possibilità, possano poi muoversi con le loro gambe. Gli allievi debbono essere motivati e spinti a conoscere il più possibile entro una cornice musicale di alto livello. La fisarmonica da concerto in Italia ha enormi possibilità di crescita, ci sono ottimi insegnanti e alcune scuole hanno iniziato proficue collaborazioni con l’estero.

L’ambiente musicale è in grande difficoltà per la situazione economica difficile, però c’è una grande voglia da parte dei giovani e dei giovanissimi di fare musica. Il mio istituto è impegnato da sempre nella diffusione capillare sul territorio della musica e quest’anno sono stato responsabile di un progetto che ha visto la partecipazione di oltre 300 bambini. Reggio Emilia è capofila in Italia del sistema delle orchestre giovanili, una realtà molto importante e molto diffusa.

La musica è la nostra passione!