Premio Tenco 2023, il resoconto del nostro inviato

Tanti gli artisti ospiti sul palco dell'Ariston

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Tenco 2023 - Carmen Consoli (ph Umberto Germinale)Dopo la sbornia “festivaliera” degli ultimi anni, la 46° edizione della rassegna, tenutasi dal 19 al 21 ottobre scorsi, ha visto un positivo riposizionamento nell’alveo della canzone d’autore.

Tre serate nella canonica cornice del Teatro Ariston, concerti pomeridiani nella Pigna di Sanremo, presentazioni di libri e conferenze e l’esibizione, al Casinò, di Olden con l’Orchestra Sinfonica hanno dato uno spaccato convincente dello “stato dell’arte” della canzone italiana.

Se il ritorno alla tradizione sia dovuto al tema di quest’anno (in memoria di Enzo Jannacci, nel decennale della scomparsa) o ad una precisa scelta della Direzione Artistica si valuterà nel futuro, ma, per ora, archiviamo una delle migliori edizioni degli ultimi anni.

Ma andiamo con ordine…

 

GIOVEDÌ 19

Dopo l’apertura (un’ottima rilettura di “Lontano lontano” eseguita da Ron), si è partiti immediatamente con l’omaggio di Paolo Jannacci al padre. Alla guida di un quartetto completato da Daniele Moretto alla tromba, Marco Ricci al basso e Stefano Bagnoli alla batteria, ha eseguito alcune delle più note composizioni del padre tra cui “Faceva il palo (nella banda dell’ortica)” e “El portava i scarp del tennis” ed il proprio “Vorrei parlarti adesso”, già eseguito al Festival di Sanremo del 2020. Ad aggiungere sapienza jazzistica e pathos familiare la presenza sul palco di Paolo Tomelleri, storico clarinettista, docente e “secondo padre” musicale di Jannacci Jr. in questo riuscito viaggio nel mondo musicale sghembo e geniale di Enzo.

Alice ha proseguito sulla linea dell’affettuoso ricordo con l’omaggio al misticismo di Franco Battiato con cui ha condiviso una parte importante della sua carriera musicale. Il pianoforte di Carlo Guaitoli, responsabile di arrangiamenti e direzione del progetto, ed il violoncello di Chiara Trentin hanno creato, insieme alla sua calda voce, un gioiello di equilibrio cameristico in grado di esaltare le composizioni del musicista siciliano. “Povera patria”, “E ti vengo a cercare” e “I treni di Tozeur” hanno emozionato il pubblico presente confermando la scelta della giuria che le ha assegnato la Targa Tenco come “Migliore interprete” ad ex aequo con l’assente Francesco Guccini.

Un emozionato Armando Corsi ha regalato, in duo col pianista Marco Spiccio, un brano come antipasto del concerto del giorno successivo nella Pigna mentre gli Almamegretta, vincitori della Targa come miglior disco in dialetto, hanno faticato ad entrare in empatia col pubblico.

Sorprendente, invece, l’esibizione della sarda Daniela Pes (Targa Tengo come miglior opera prima): un mix di elettronica e radici ancestrali che, abbinati al suo diploma in canto jazz, fanno presagire una carriera interessante e da seguire.

La serata si è chiusa con l’intimismo di Niccolò Fabi, premiato per la migliore canzone con “Andare oltre”, che ha eseguito anche altri brani della sua recente produzione confermando una sensibilità poetica fuori dal comune.

 

VENERDÌ 20

Angelo Branduardi è nato artisticamente col Tenco avendo partecipato alle prime edizioni della rassegna. Oggi, in punta di piedi nonostante il prolungato successo internazionale, si è presentato con la sua chitarra per una esecuzione solitaria di “La luna” dimostrando che cinquant’anni sono passati senza lasciare particolari tracce.

Stesso discorso si potrebbe fare per Eugenio Finardi alla guida di un trio completato da Mirko Signorile al pianoforte e Raffaele Casarano al sax soprano. Insieme ai due noti jazzisti, il leader, ha elaborato una ricercata suite che abbraccia le pagine storiche del proprio repertorio. Si percepisce l’intesa, musicale ed umana, tra i tre artisti in grado di rielaborare materiale noto arricchendolo di improvvisazione, ma senza snaturarlo.

La cantautrice milanese Patrizia Cirulli ama le sfide: tale può essere considerata la volontà di musicare le poesie di Eduardo De Filippo. Accostarsi ad un gigante del teatro e ad una “lingua” estranea rappresentava un rischio, ma la scommessa è stata vinta ed il brano “Fantasia”, eseguito sul palco dell’Ariston, ha fatto da apripista al concerto di sabato pomeriggio nell’ex chiesa di Santa Brigida.

Aheam Ahmad, pianista siriano di origini palestinesi, è stato insignito del Premio Yorum dedicato ad artisti che lottano per la libertà ed i diritti umani nel mondo. La sua tecnica pianistica cristallina e la capacità di interagire col pubblico hanno emozionato gli spettatori pur in presenza di una proposta musicale lontana dagli standard della rassegna.

Quando si tratta di Carmen Consoli, invece, la mia ricerca di obiettività vacilla. La seguo dagli esordi e considero la sua carriera come un esempio di rigore artistico in grado di unire un linguaggio ricercato a suggestioni musicali variegate. In questa occasione ha alternato due brani in solitaria (“Parole di burro” e “Fiori d’arancio” ben arrangiate per chitarra e voce) al resto dell’esibizione coi fidi Massimo Roccaforte alla chitarra e mandolino elettrico ed Adriano Murania al violino. Dall’omaggio a Rosa Balistreri ai suoi brani (tra cui“A finestra” in dialetto) il mini concerto ha ammaliato il pubblico risultando uno dei più apprezzati della rassegna.

La serata è stata chiusa da Ron con una carrellata dei suoi successi. “Il gigante e la bambina” che lo ha lanciato, “Una città per cantare” e gli omaggi all’amico Lucio Dalla sono stati eseguiti prima in trio con Giuseppe Tassoni alle tastiere e Roberto Di Virgilio alle chitarre e poi in piano solo.

Sarà il repertorio privo di particolare varietà armonico-ritmica o la tarda ora, ma, al di là dei fans più incalliti, è parso ai più come un finale meno avvincente rispetto alle esibizioni precedenti.

 

SABATO 21

La notizia della scomparsa di Sergio Staino, Presidente del Club Tenco e l’assenza per Covid di Tosca, hanno segnato la serata conclusiva della rassegna. Federico Sirianni e Paolo Capodacqua, protagonisti di alcuni concerti pomeridiani, sono stati chiamati sulla ribalta del Teatro Ariston in sostituzione della sfortunata cantante che ha dovuto annullare, per la seconda volta, il ritiro del premio assegnatole.

Il cantautore Flavio Giurato ed il maestro del Tropicalismo brasiliano Tom Zé hanno prodotto due set accomunati, pur nella loro diversità stilistica, dall’imprevedibilità dimostrando la propria poetica (impegnata nel primo caso, surreale nel secondo) lontana dalla ricerca del consenso.

Interessante la cantante lirica prestata al rap Leti Dafne che, coadiuvata da basi preregistrate e dal violino di Mattia Mugnai, ha proposto una serie di brani caratterizzati dalla sferzante ironia dei testi e dalle strane commistioni musicali.

La serata si è conclusa alla grande con l’ottima performance del gruppo di Vinicio Capossela che ha presentato il disco “Tredici canzoni urgenti” premiato come disco dell’anno. Da solo o con la presenza di Margherita Vicario (nel brano “La cattiva educazione” sullo scottante tema del femminicidio), Vinicio ha dato una lezione musicale dimostrando che i suoi trent’anni di carriera sempre alla ricerca della novità rappresentano solo il primo passo di un percorso ben lungi dall’esaurirsi.

Giusto il tempo per un ultimo, commosso, saluto alla memoria di Sergio e poi tutti pronti ad attendere la 47° edizione.

 

(PH Umberto Germinale)