Dove il passato diventa presente

Musica nuova con uno sguardo al repertorio

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MistrauProsegue ancora il nostro viaggio all’interno di Accordion Waves, suona italiano, questa volta alla scoperta di tre brani, che, pur nella loro originalità, si rifanno a scritture di repertorio. Stiamo parlando di Mistrau, di Diego Santamaria, vicino allo stile compositivo di Toshio Hosokawa; Studio per tre fisarmoniche, assimilabile in qualche modo all’opera di Jukka Tiensuu, e Cinque Miniature, di Andrea Sordano, un dichiarato omaggio a Claude Debussy.

Diego Santamaria vede la sua prima formazione al Conservatorio “Ottorino Respighi” di Latina, prima nella classe di violoncello, poi in quella di composizione. Il suo brano, Mistrau, prende il nome dal Maestrale, il forte vento nord-occidentale tipico della regione della Provenza, ed è stato inciso per l’occasione da Stefano Di Loreto.

Si tratta di un brano episodico, pensato per fasce di suono che vengono raggiunte e abbandonate in maniera progressiva, dove la qualità del suono è decisamente l’aspetto più importante.

Nelle parole dell’autore: “I vari episodi che compongono il brano sono differenti realizzazioni di un’unica idea musicale: la formazione, trasformazione e dissipazione di fasce sonore. Semplici spunti melodici sono il seme di agglomerati sonori via via più complessi, agglomerati la cui densità viene aumentata e diminuita tramite addizione o sottrazione di note. Il titolo è una metafora visiva e simbolica di ciò che avviene nel brano: il maestrale, vento secco e freddo che spira da nord-ovest, è capace in poche ore di spazzare via le nuvole e di disperdere foschie e polveri; il suo arrivo in Provenza è quindi motivo di un cielo sereno e di un’aria limpida. Come fosse vento, il passaggio di aria nello strumento filtrerà l’asprezza di certi cluster per restituirci sonorità trasparenti e cristalline”.

Studio per tre fisarmonicheIl percorso accademico di Andrea Sordano è per certi versi molto simile a quello di Diego Santamaria: una prima formazione strumentale al “Respighi” (in questo caso nella classe di chitarra), per poi affiancare ad essa lo studio della composizione. Nel suo Studio per tre fisarmoniche si affacciano le sonorità di un altro brano per tre fisarmoniche, caposaldo del repertorio strumentale: Mutta di Jukka Tiensuu. Come il compositore finlandese, anche Sordano crea una fitta trama ritmica, interpolando ad essa effetti talvolta di gusto quasi chitarristico, come il rasgueado sulla tastiera. Tra momenti di maggiore coralità e momenti in cui, alternativamente, emerge una fisarmonica sulle altre, questo brano presenta un grande equilibrio nell’importanza delle parti singole, configurando una sostanziale parità tra gli strumenti. Studio per tre fisarmoniche è stato inciso da Anna Bodnar, Victor Chistol, e Antonio Saulo, tutti provenienti dalla classe di fisarmonica del M° Ivano Battiston al Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze.

L’altro brano di Sordano, inciso da me e dal sassofono di Laura Venditti, è dedicato alla figura di Claude Debussy. Composto nel 2018, nel centenario della morte del compositore francese, ripercorre in cinque episodi altrettanti momenti della sua vita. Il primo, L’enfant prodige, vuole ritrarre in qualche modo il Debussy appena diciottenne del Trio in Sol op. 1; sono, dunque, in primo piano la melodia e un’armonia sostanzialmente tonale. Il secondo, Pomeriggio a Villa Medici, fa tornare al tempo della vittoria del Prix de Rome e al soggiorno di Debussy nella villa pinciana. Come riporta Andrea Sordano: “A Roma [Debussy] si innamorò del contrappunto di scuola romana e della musica di Palestrina. In questo brano ho tentato di coniugare questi due elementi con l’elemento arabesco delle melodie Debussiane”. Nel terzo brano, Pétit sérénade à Monsieur Croche, possiamo ritrovare un libero uso della dodecafonia, simbolo dell’antitradizionalismo debussiano. Cinque MiniatureL’esplosione di vita, breve ma intensa, del quarto brano, Breve visita nell’anima di un emarginato, riprende in alcuni tratti il secondo dei tre Nocturnes per orchestra, Fetes. Nell’ultimo brano, polarmente opposto al precedente, si scorgono i tratti di un canto funebre. In effetti Il volo notturno della farfalla è basato su un canto funebre buddista. Qui il saxofono, mimesi dell’insetto che dà il nome al brano, si libra lentamente in melodie circonvolute sempre più ampie sia nella durata che nell’estensione. A partire infatti da piccoli spostamenti microtonali si arriva a lunghe frasi che percorrono anche più ottave. La fisarmonica, invece, si mantiene più stabile, nella zona grave e medio-grave.

È veramente splendido vedere, in questi tre brani in modo particolare, come sia ancora possibile scrivere musica originale e di qualità in questo tempo così liquido, dove niente sembra più avere senso o importanza, e come questo venga realizzato da giovani compositori armati di pazienza, impegno e voglia di realizzare qualcosa di significativo.

E in ultima analisi è anche la prova che, a dispetto di quanto si possa pensare, il passato (più o meno recente) ha ancora molto da dare a chi è disposto ad osservarlo con umiltà e sincero interesse.

 

Accordion Waves – Suona italiano

 

Mistrau

 

Studio per tre fisarmoniche

 

Cinque Miniature