Le mille possibilità della fisarmonica

Intervista a Paolo Rotili

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Paolo RotiliPaolo Rotili, classe 1959, si è formato al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma. Compositore e docente di Composizione al Conservatorio Ottorino Respighi di Latina, dal 2012 al 2018 ne è stato il Direttore. Attualmente, è Presidente di Nuova Consonanza. Ho avuto il piacere e il privilegio di conoscere Paolo Rotili oltre un anno fa, in occasione del varo del progetto Accordion for Menotti, curato da Patrizia Angeloni per “Strumenti&Musica Magazine” e per le edizioni Ars Spoletium. Dunque, bando alle formalità: il Maestro Rotili ed io ci diamo del tu nella vita e lo faremo anche in questa occasione, per scambiare qualche idea sul suo rapporto con la fisarmonica.

Ombre, il brano che hai composto per Accordion for Menotti e sul quale torneremo, non è stata la tua prima esperienza di scrittura per la fisarmonica. Vuoi raccontarci il tuo precedente incontro con questo strumento? Il contesto nel quale decidesti di utilizzarlo e perché…

Ho scritto Fragment to Resonance, un breve brano per uno spettacolo di danza e fisarmonica, Resonance appunto, opera collettiva sempre con e per Patrizia Angeloni alla fisarmonica e con la performer Ingrid Schorscher. La parte musicale della performance era costituita da una collazione di brani di diversi autori.

Ci furono difficoltà particolari da affrontare per scrivere quella prima partitura per fisarmonica?

Devo dire di no, ma anche perché è un brano molto gestuale che non implica, se non per l’esecutore che è libero nel merito, una particolare ricerca timbrica.

Quali prerogative della fisarmonica ti hanno colpito di più? La varietà timbrica, il potenziale espressivo del mantice…

Della fisarmonica mi colpisce, e mi preoccupa (!), la gestione del timbro. Le possibilità espressive che possono nascere dai registri, dall’uso delle due tastiere. In miniatura, sono i problemi della registrazione dell’organo, ma qui è essenziale, se si vuole lavorare sul timbro, per non avere un timbro piatto, essere precisi nella scrittura e non lasciare nulla al caso o alla libertà dell’esecutore. Un altro aspetto che mi preoccupa quando scrivo è tenere presente che lo strumento fisarmonica non è del tutto standardizzato e bisogna pensare alla eseguibilità di certi passaggi in tutte le fisarmoniche.

Nelle fasi preliminari, di avvicinamento allo strumento, dedicasti del tempo all’ascolto di brani per fisarmonica? 

Mi capita sovente di ascoltare brani per fisarmonica. Amo molto quelli di Sofija Gubajdulina e di Jukka Tiensuu.

Il rapporto tra compositore ed esecutore ha sempre rivestito una certa importanza. Credi che nel caso della fisarmonica questo sia particolarmente vero?

Per quello che dicevo prima, della precisione delle indicazioni che devono essere date per specifici risultati, è essenziale lavorare con l’interprete. Anche per scoprire possibilità che lo stesso esecutore ha incontrato o scoperto, ma che non ha sfruttato in quanto la divisione dei compiti tra esecutore e compositore ormai è assoluta. Nel mio primo pezzo per fisarmonica, un certo passaggio mi è stato suggerito/segnalato come possibilità da Patrizia stessa e sono stato felice di accoglierlo. In passato, ho avuto lo stesso approccio, ad esempio, con Mario Caroli per il flauto e con Paolo Ravaglia per i clarinetti.

Quali strumenti vedi particolarmente adatti a costituire un ensemble da camera assieme alla fisarmonica?

Sinceramente non vedo limiti ad usare la fisarmonica nella musica da camera. Ho sentito brani con gli archi, con i legni, con il pianoforte, gli ottoni, le percussioni e lo strumento si è dimostrato sempre duttile nelle mani dei compositori. Hanno sempre trovato soluzioni per le quali è evidente che lo strumento fisarmonica non impone soluzioni prestabilite. Ci si può lavorare in modo differenziato.

Sai meglio di me come – e per quanto tempo – la fisarmonica sia stata relegata nel mondo della musica popolare e bandita dai contesti della musica colta. Oggi, le cose sono cambiate e continuano a cambiare, e il repertorio per fisarmonica si è decisamente ampliato. Quali riflessioni e quali esperienze pensi che siano alle radici di questo processo di abbattimento di certi pregiudizi?

Vorrei rispondere magari in modo divergente. Oggi mi sembra più un problema dei fisarmonicisti quello di essere “accolti” nella comunità “colta”. Sono passati molti anni da quando autori come Gubajdulina, Berio, Sciarrino e molti altri hanno scritto per fisarmonica in modo nuovo e perfettamente inserito in un contesto contemporaneo. Sono del tutto efficaci le esecuzioni del repertorio barocco sulla fisarmonica, quasi fosse un organo portativo antico. È stato un percorso piuttosto lungo (ma in fondo non molto) e che va sempre sostenuto, ma oggi, come per tutti gli altri strumenti, convivono nella fisarmonica mondi diversi, dallo sperimentale al popolare, al più “bieco” commerciale. Pensiamo ad esempio al violino, così presente nella cultura balcanica di tardo Ottocento. Brahms lo accoglie in quanto tale e lo “rivive”. Voglio dire che l’origine popolare dello strumento, lungi dall’essere negata, può, invece, essere un pregio, una opportunità creativa.

Ritieni che la fisarmonica sia uno strumento particolarmente adatto ad esprimere la contemporaneità nella musica colta? E, se sì, perché?

Quello che vedo è che mi sembra difficile definire cosa sia oggi la contemporaneità… Certamente la fisarmonica è uno strumento dalle mille possibilità: polifonico, duttile timbricamente, agile ritmicamente, capace di texture immobili o sfolgoranti passaggi in velocità. Può sostenere in solitudine un recital o convivere con altri nella musica da camera, sempre più lo troviamo in simbiosi con la musica elettronica. Dunque, certamente, ha tutti i numeri per essere uno strumento duttile nelle mani dei compositori.

Uno strumento in continua evoluzione così come alcune particolari tecniche di esecuzione. Mi riferisco al bellows shake, al richocet, al bending, che ben si sposano con i nuovi linguaggi della musica contemporanea. Credi che l’apporto di compositori con percorsi formativi divergenti da quello dei fisarmonicisti possa in qualche modo contribuire anche allo sviluppo di ulteriori metodologie interpretative?

Certamente, ogni repertorio ha una tipologia di interprete privilegiato. Quello della fisarmonica da concerto di musica contemporanea deve avere quelle caratteristiche tipiche che troviamo negli interpreti di altri strumenti: perfetta padronanza delle tecniche, precisione, sia nel senso della rigidità, ma anche della duttilità, una certa visionarietà che condivide con i compositori, curiosità culturale ed emotiva.

Lo scorso novembre 2021, ci siamo incontrati allo “Strumenti&Musica Festival” di Spoleto. Un’occasione per nuove scoperte e riflessioni sulla fisarmonica da concerto?

Certamente. Mi hanno colpito le trascrizioni delle musiche di Menotti che mi sembravano molto meglio per fisarmonica che per pianoforte!

Ombre è il brano che hai proposto per il progetto Accordion for Menotti. I nostri lettori hanno già avuto modo di farne la conoscenza, ma vorrei che stavolta fossi proprio tu a parlarcene…

Ombre è una riscrittura per tre fisarmoniche di un brano nato per quartetto di legni e pianoforte. Nasce per un progetto dell’Icarus Ensemble, sulla relazione con la musica antica e musica contemporanea. Ho pensato di rapportarmi al celeberrimo Lamento di Arianna di Claudio Monteverdi, non tanto prendendo degli elementi con i quali scrivere un lavoro  dalla connotazione contemporanea, di cui non si capiva il nesso con l’originale, ma neanche citando la musica di Monteverdi. Ho cercato di mettermi su di un “crinale” mediato: gli elementi di Monteverdi sono rimasti “concreti” e in parte riconoscibili (sequenza di accordi, il semitono, le durate in battute), tanto che ho pensato a una metafora. Ho pensato che il mio brano fosse come le statue di gesso che troviamo a Pompei dei corpi deceduti nell’eruzione del Vesuvio: un corpo nato da un vuoto, che, però, è il corpo stesso (pensiamo quanto la memoria sia un’immagine, un’impronta di un corpo assente), riempito di altro.

Nuovi progetti di Paolo Rotili per la fisarmonica?

Sì, voglio assolutamente scrivere per due fisarmoniche, studiando, approfondendo e sfruttando le possibilità timbriche dello strumento. Fino ad ora, infatti, i miei brani sono stati molto gestuali. Vorrei immergermi in un inedito suono.