La «quarta stagione» di Čajkovskij

Pёtr Il’ič Čajkovskij, “Lettere da Sanremo (1877-1878)”

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Pёtr Il’ič Čajkovskij, Lettere da SanremoAlcuni anni fa, un amico musicista ebbe l’occasione di scambiare qualche parola con l’allora assessore alla cultura di una piccola, ma notissima, città d’arte italiana. Il discorso cadde sulla musica e l’amministratore in questione si rivolse così al mio amico: “Caro Xxxxxx [mi asterrò dal fare nomi, n.d.r.], beato te che ti occupi di musica a tempo pieno. Magari potessi farlo io, che la amo tanto. Sai che cosa mi piace in particolare? Le quattro stagioni di Leopardi…” Ecco, sia chiaro, soprattutto all’amico musicista che ha la bontà di leggere i miei articoli, che il titolo di questa recensione non è il frutto della stessa sindrome di cui soffriva e, mi dicono, soffre ancora l’ex assessore. La sindrome in questione è stata denominata, da sapienti scienziati, “ignoranza crassa” ed è considerata particolarmente grave se contratta da chi della Cultura dovrebbe essere tutore, soprattutto se pagato dai cittadini. Il titolo, invece, nasce da un passaggio del libro, recentemente pubblicato da Zecchini Editore e a cura di Marina Moretti, che  raccoglie le Lettere da Sanremo (1877-1878) di Pёtr Il’ič Čajkovskij. A pagina 15 del contributo firmato dal violinista Valerij Sokolov (lui, sì, immune dalla sindrome di cui sopra) si legge che “l’arrivo di Pёtr Il’ič Čajkovskij a Sanremo e il suo lungo soggiorno nella città furono la conseguenza di un susseguirsi di avvenimenti a cui si può dare il nome di «quattro stagioni»: primavera – comparsa dei progetti matrimoniali; estate – matrimonio e primi dubbi; autunno – grave crisi matrimoniale e fuga all’estero; inverno –rifugio nella Riviera italiana”.

Dunque, centoquarantacinque anni fa (era il 1877), assai prima che dalla cittadina ligure si propagassero le scialbe note emesse da Blanco & Mahmhood e addirittura prima ancora che il suo cielo, ove già erano volate bianche colombe, si dipingesse di blu, Pёtr Il’ič Čajkovskij trovava asilo a Sanremo, da dove avrebbe scritto le numerose lettere raccolte nel volume, testimonianze di un “nodo singolare nella sua vita”, la tappa intermedia di “un cammino verso sé stesso”. Quella «quarta stagione» del grande
compositore russo coincide, infatti, con una fase davvero critica della sua vita, che emerge chiaramente dalle lettere, indirizzate
alle persone che più gli sono care o alle quali è legato da rapporti di lavoro, e che svelano il suo sofferto mondo interiore: la  baronessa Nadežda von Meck, il fratello Anatolij, la sorella Aleksandra Davydova, i musicisti Nikolaj Rubinštein, Sergej Taneev, Pëtr Jurgenson e Karl Albrecht. Ad alcuni di essi Čajkovskij apre il proprio cuore, ad altri racconta maggiormente gli eventi quotidiani, con altri ancora scambia giudizi sulle più recenti produzioni musicali o riserva una corrispondenza a carattere prevalentemente pratico. A tutti, però, sebbene in misure e con modalità diverse, il compositore confida il proprio anelito a potersi dedicare interamente e con tutte le proprie forze alla musica per poter “lasciare di se stesso un ricordo duraturo”. Come riconoscerà lui stesso nelle ultime lettere da Sanremo indirizzate al fratello e a Nadežda von Meck, la cittadina ligure si rivela una tappa – esistenziale e professionale – decisiva.

Il 18 febbraio 1878, Čajkovskij scrive ad Anatolij: “Grazie alla vita regolare, a volte noiosa, alla calma non turbata da nulla, e soprattutto grazie al tempo, che cura tutte le ferite, sono completamente guarito dalla mia follia. Io per alcuni mesi sono stato senza dubbio un po’ pazzo e solo ora, dopo essermi del tutto rimesso, ho imparato a confrontarmi obiettivamente con tutto ciò che ho fatto durante questa breve follia”. Lo stesso giorno, scrive anche alla baronessa von Meck: “Oggi è l’ultimo giorno della mia permanenza a San Remo [sic]. Ricapitolando tutte le sette settimane che ho trascorso qui, giungo alla conclusione che mi hanno arrecato un grandissimo giovamento. Qui sono stato spesso triste. Fino all’ultimo giorno non sono riuscito a rassegnarmi all’uniformità del paesaggio di qui, alle scomodità e all’alto costo dell’alloggio, ma in conclusione ho trascorso qui una cinquantina di giorni tranquilli, ben distribuiti […]. A causa dell’imperfezione della natura umana io soltanto in seguito sarò in grado di apprezzare del tutto quanto bene mi abbia fatto vivere in questo tiepido e tranquillo angolo di Italia. Addio noiosa, ma terapeutica San Remo [sic]!”.

 

Marina Moretti, curatrice del libro, è nata a Sanremo. Slavista, traduttrice, da tempo si dedica alla storia dei rapporti tra la
Russia e la Riviera Ligure. Ha curato le pubblicazioni I Russi a Sanremo (2005) e I Russi in Riviera (2021), ed è autrice di vari
contributi a raccolte di saggi sull’emigrazione russa in Italia.

 

Pёtr Il’ič Čajkovskij, Lettere da Sanremo (1877-1878)
Curatore: Marina Moretti
Editore: Zecchini, Varese
Anno di edizione: 2022
Pagine: 222, bross., ill., € 27,00

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